Gioco, punti e più fiducia nei propri mezzi
Se è lecito chiedere e educato rispondere, al Toro di Gianni De Biasi i tifosi chiedono proprio questo, cioè gioco, punti e più fiducia nei propri mezzi, che poi, a ben vedere, non sono così modesti come la classifica sembra voler rendere evidente.
Tocca a loro, ai nostri eroi vestiti di granata ed al loro condottiero rispondere nel modo adeguato a questa richiesta, vale a dire con una prestazione che coniughi forma e sostanza, condita da quell'essenza straordinaria che è, l'essere, l'esistere, e non solo per passare la giornata.
Insomma, trovato così sembra l'equilibrio tattico, viene il momento anche per il Toro, di rischiare qualcosa, magari anche la caduta per la ricerca di uno scopo più nobile dei tre punti, questo anche se la classifica sembra spingere nella direzione opposta, e la voce degli untori, proprio come la madre degli imbecilli che è sempre incinta, più che spegnersi si smorza e non demorde mai.
Urge la necessità di vincere anche questa tentazione, che sia Toro e basta.
Di buono c'è che il Torino, che è una delle squadre con la minor presenza di stranieri nel proprio organico, abbia trovato in questa esigua risorsa, il regista che stava cercando, al secolo Blerim Dzemaili.
Giocatore giovane, regista moderno, che significa in pillole capace di difendere ed attaccare con la stessa abilità, uno che cerca la palla e non l'aspetta, uomo dotato di un buon tiro da fuori, armato di quell'ardore giovanile tipico della sua età, e di quel pizzico d'incoscienza che non guasta mai.
C'è ancora da dire che pur essendo ancora giovane, Blerim ha maturato una discreta esperienza internazionale, e cosa che me lo fa preferire a tanti altri, è al suo primo campionato in Italia, il che significa, che non è ancora avvezzo ai tatticismi, al non gioco io e non giochi tu, al meglio non prenderle che darle, di cui è purtroppo intriso il nostro modo di vedere il calcio.
C'è di buona ancora che contro il Catania sembra essere finita l'emergenza che aveva afflitto il reparto difensivo, il Toro potrà contare su tutti i suoi effettivi, anche se resta ancora da valutare il recupero di Natali. Insomma GDB non avrà il problema di inventarsi un difensore centrale, avendone quattro in rosa, e sembrerebbe tutti arruolabili.
Quanto all'attacco, croce e delizia del Toro targato Cairo, le soluzioni possono essere tante e tutte valide, a partire dalla coppia Amoruso-Stellone, con Abbruscato, Bianchi e Ventola (in stretto ordine alfabetico), pronti a subentrare dal primo minuto oppure a partita in corso.
Dovrebbe tornare titolare Rosina, e spero di non leggere ancora al posto di x o di y, siamo seri, di cose ridicole se ne scrivono tante, ma il limite al buon gusto esiste ed è tangibile.
Il Toro con un Rosina, anzi con Capitan Rosina in campo acquista sempre qualcosa.
Comunque aspettiamo serenamente le decisioni del tecnico, di certo dal Toro che scenderà in campo a Catania ci si aspetta tutti un esame di maturità, una squadra che non abbia paura di giocarla la partita, magari per vincerla, giocando a calcio.
Continuo a pensare, perdonatemi per questo, che non è il modulo che fa la squadra, bensì la squadra che fa il modulo, questo nonostante tutto questo disquisire fariseo di moduli, schemi e tattiche di gioco.
Una sottigliezza forse questo mio pensiero, ma da questa finezza si riconosce una squadra vincente da uno che non lo è, la storia del calcio lo insegna a tutti.
Domenica, al Massimino affronteremo il Catania di Walter Zenga, uno squadra che a mio modo di vedere le cose, incarna pienamente lo spirito del suo allenatore, una squadra che con la volontà e l'umiltà, è riuscita a colmare quel gap tecnico, tanto da essere considerata una vera rivelazione.
Di Zenga, personaggio sicuramente scomodo, bollato come: " un presuntuoso dal carattere burrascoso", ho invece ammirato l'estrema umiltà con cui è entrato, o per meglio dire è rientrato nel mondo del calcio; dalla porta di servizio, lui che era uno abituato ad entrare dall'ingresso principale.
Insomma un personaggio dal carattere fumantino, se per fumantino intendiamo: " sincero oltre la normalità" del mondo del calcio, uno che non te la manda a dire due volte, uno che può anche sbagliare ma che poi ha l'umiltà di chiedere scusa, uno che non ha paura di fare scelte tattiche e tecniche anche controcorrente.
Riconosco a Zenga l'indubbio merito di aver riportato il calcio ad una dimensione più umana, almeno a Catania, ed il mondo degli allenatori giù da quel primo gradino che spetta sempre a chi il calcio lo gioca sul campo.
Chiudo come sempre con un saluto al Capitano del mio Cuore, dopo la notte viene sempre il giorno, ed è sempre più bello e luminoso di quello precedente.
Flavio Bacile