Ventura, quando il suo calcio esaltava il Sant'Elia

09.06.2012 11:12 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: di Roberto Fadda
Ventura, quando il suo calcio esaltava il Sant'Elia
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

E’ l’estate del 1997 quando Giampiero Ventura  sbarca a Cagliari . La squadra sarda è ancora sotto shock per la sconfitta nello spareggio salvezza contro il Piacenza  e si appresta ad affrontare un campionato di b complesso e logorante. La delusione dei tifosi per la retrocessione non si è ancora attenuata. Il presidente Cellino decide di dare un segnale forte a tutto l’ambiente  ingaggiando uno degli allenatori più bravi della Serie B. Il tecnico genovese è reduce da una doppia promozione dalla C alla A con il Lecce ma per la panchina del Cagliari rinuncia alla massima serie appena conquistata in Salento. Ventura accetta con entusiasmo la proposta della società sarda e gli viene messa in mano un’autentica corazzata assecondando le sue richieste. Infatti dal mercato arrivano in rossoblù : Centurioni, Cavezzi, De Patre, Zanoncelli dal Lecce e poi Macellari, il portiere Scarpi, il tornante Vasari e la punta Carruezzo. I fedelissimi di Ventura si integrano alla perfezione e De Patre diventa presto l’uomo chiave del centrocampo qualitativamente già di alto livello grazie a  Fabian O’Neill, Daniele Berretta e Marco Sanna. Ma il giocatore che Ventura vuole a tutti i costi è Vasari, una seconda punta guizzante, abile sottoporta e altruista. Mister Ventura gli cambia ruolo e lo lancia nel calcio che conta arretrandone il raggio d'azione di 30 metri e trasformandolo in un fluidificante offensivo, l'esterno destro del suo 3-5-2.

Il modulo utilizzato dal mister prevede  una difesa a tre con un libero, un regista e due mezze ali a centrocampo. In avanti schiera di solito due punte supportate da un'ala destra veloce e tecnica. Ventura cura attentamente la fase difensiva, ma ama il gioco d'attacco, sfruttando molto le fasce, su cui mette sempre uomini rapidi, che saltano l'uomo e sanno “mettere in mezzo” palloni precisi per le punte che partecipano molto nella fase di costruzione e sviluppo della manovra. Ventura riesce a compattare il gruppo e mette la vittoria di squadra al primo posto. Il Cagliari spinto anche dai gol di Muzzi centrerà l’obbiettivo della promozione dopo una stagione esaltante  fatta di bel gioco, gol e vittorie. Un’intera isola pazza per il suo allenatore che a sua insaputa era già mister libidine.


Finalmente in Serie A, il Cagliari di Ventura nella stagione 1998/1999 si conferma squadra-spettacolo, ottenendo meritatamente una grande salvezza, togliendosi le soddisfazioni di battere squadre come Milan, Juventus e Roma. Affrontare  al Sant'Elia l’assetto ultra-offensivo dei rossoblu diventa difficile per chiunque e il Cagliari è trascinato dalle reti di Roberto Muzzi, dalle giocate di Fabian O’Neil e di Gaetano Vasari. La squadra continua a fornire ottime prestazioni nonostante la rosa non sia così qualitativamente importante nel suo complesso ma giocatori come Scarpi, Zebina, Villa, Macellari, Cristiano Zanetti, Vasari, O'Neill, Muzzi, Silva e gli altri sembrano affamati, giocano a memoria ed incantano la Serie A, soprattutto nelle partite casalinghe.


Un altro merito di Ventura sarà quello di  lanciare giocatori sconosciuti vendendoli poi per cifre importanti a grandi squadre consentendo alla società sarda di realizzare enormi plusvalenze. Le strade tra il mister ed il Cagliari si dividono però dopo la salvezza raggiunta. Ventura tornerà alla guida dei sardi di nuovo a metà della stagione  2002/2003 ma sarà una parentesi poco fortunata  e la stagione successiva a causa del carattere particolare di Cellino terminerà la sua esperienza in rossoblù.