Vinicio Capossela: “Il calcio, il mito, Pulici e Riva. Il Torino è un po’ rebetiko”

13.12.2024 15:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tuttosport
Paolo Pulici
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Paolo Pulici
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Vinicio Capossela, artista poliedrico e geniale, in un’intervista a Tuttosport ha raccontato l’album “Sciusten feste N. 1965” e ha parlato del rapporto con lo sport.

Ricordi legati allo sport. «Devo aprire una parentesi. Ripenso a una intervista bellissima fatta a Pertini a margine della vittoria dei Mondiali dell’82. Gli si chiede se quell’entusiasmo non sia una pericolosa esagerazione e non si finisca per mettere in secondo piano i problemi del Paese. Lui replica deciso: ma buon Dio! Ma Insomma. Che male c’è se facciamo una sosta nelle preoccupazioni, nella tristezza, nelle insoddisfazioni... È come chi lavora tutta la settimana e poi la domenica si riposa, no? Ecco, io ora penso alla domenica!».

Ineccepibile... «I Mondiali dell’82 li porto dentro. L’immagine emblematica è quella del gol di Tardelli. E ho un ricordo personale dei Mondiali del 2006 perché coincisero con una tournée per me molto importante che si chiamava “Comunque proteggi”. Ma il ricordo più grande è un altro...».

Prego. «Beh, il saluto che sono riuscito a dare una volta a Gigi Riva davanti al suo ristorante preferito a Cagliari. Insospettabilmente conosceva e amava una mia canzone che si chiama “Ultimo amore”. È stato emozionante incontrarlo. Abbiamo chiacchierato un po’, mi raccontò che aveva molti dolori al corpo e che gli venivano dai colpi presi quando giocava. Mi disse: me li ricordo uno a uno, questi colpi, e mi ricordo anche chi me li ha dati... Più avanti lo invitai ad un concerto a Caglia-ri, ma non poté venire. Gli dedicammo una canzone».

A Torino una volta citò anche Puliciclone-Pulici. «Può darsi fosse nel Rebetiko tour. Perché il Torino è un po’ rebetiko (genere musicale greco, fuori dal perbenismo, vicino agli “emarginati”; ndr). Tutti quelli che conosco che tifano Toro sono nella parte di chi ha una sua dignità, una schiena dritta… Per carità io non sono tifoso, ma incredibilmente il granata e l’amaranto ricorrono nelle squadre che mi sono più simpatiche. Livorno, Torino e per motivi biografi ci la Reggiana. Comunque sì, sicuramente: Pulici l’avrò citato nel concerto del rebetiko. Il Toro rientra nella filosofica rebetika. Nell’etica. Nell’epica».

Restiamo a Torino. La sua canzone “Tanco del Murazzo” nasce in realtà come un racconto di ultras, è corretto? «Esatto. Inizialmente il pezzo si chiamava “Tanco dei furiosi”. Il mio amico attore Paolo Rossi mi chiese di scrivere un pezzo ricavato da un libro di Nanni Balestrini che si chiamava “I furiosi” e che narrava le gesta degli ultras del Milan dell’epoca: parlava di questo mondo, dei nomi che si davano... Siamo negli Anni 80. Quando ho iniziato a frequentare i Murazzi a Torino mi è anche capitato di ascoltare il racconto di una rissa… Ho mantenuto nelle prime strofe il riferimento a quel mondo lì degli ultras. Ultras che sembrano un po’ dei dannati».