ESCLUSIVA TG – Amoruso: “Per il Torino è fondamentale prendere un uomo d’ordine”
Lorenzo Amoruso è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Amoruso da calciatore è stato un difensore, attualmente è opinionista nei programmi sportivi della Rai. Con lui abbiamo fatto il bilancio del girone d’andata del Torino e parlato del mercato.
Quale bilancio si può fare della prima metà della stagione del Torino?
“Il bilancio è positivo, magari non come i tifosi si aspettavano, ma pur sempre positivo tenendo conto che ha quattro punti in meno della scorsa stagione e giocherà i sedicesimi d’Europa League, anche se è stato eliminato dalla Coppa Italia. La delusione dei tifosi forse deriva dal fatto che si attendevano dopo la cessione di Cerci e Immobile un investimento maggiore sul mercato da parte della società. Tra l’altro l’investimento c’è stato (22 milioni e 350 mila euro spesi in estate a fronte di 25 milioni d’incasso, ndr), ma non sono arrivati i giocatori che potevano esaltare il palato fino dei tifosi granata. Il tifoso del Toro è un passionale, è sanguigno nel senso positivo del termine e quindi si aspettava qualche giocatore un po’ più importante. Sul campo in qualche partita il Torino è stato un po’ sfortunato per certe decisioni arbitrali e in alcune altre occasioni ha gettato al vento dei punti, ma quando non si hanno giocatori determinanti come l’anno scorso, quando Immobile e Cerci decidevano i risultati delle partite, succede che si finisce per pagarne il prezzo. A questo va aggiunto che in occasione del mercato qualche giocatore che la dirigenza aveva come obiettivo primario non ha accettato il Torino perché voleva andare in piazze ritenute più importanti e questo ha complicato un po’ le cose. Se nel bilancio si tiene conto anche dell’Europa League e che la rosa del Torino numericamente non è come quella di altre squadre che disputano le coppe internazionali e che hanno un organico di quaranta giocatori, come ha ad esempio l’Inter, può anche essere numericamente sufficiente, però non in tutti i suoi elementi del tutto adeguata e il girone d’Europa League non era facilissimo, di conseguenza tutto ha contribuito a complicare questa prima parte della stagione”.
In Europa però il Torino ha avuto avversari tutto sommato non fra i più ostici.
“Sì, è vero, ma se ci fosse stata la squadra dello scorso anno con Cerci e Immobile allora sicuramente sarebbero stati molto alla portata, mentre con la squadra di quest’anno è stato più complicato affrontare avversari a livello internazionale, anche perché, secondo me, qualche giocatore non si è ancora espresso bene”.
Infatti Nocerino e Ruben Perez sono stati rispediti al mittente, Larrondo è in procinto di andare via e Sanchez Miño è stato inserito dai dirigenti in ogni trattativa nel tentativo di scambiarlo con qualche altro giocatore.
“Il nostro campionato da qualche tempo non è più il migliore del mondo, ma rimane comunque fra i più difficili perché tatticamente è complicato fare bene. La verità é che bisogna capire ora quali sono gli obiettivi del Torino. Il presidente mi sembra che sia una persona abbastanza “sanguigna” ed essendo l’unico ad avere possibilità di firma sui contratti dei giocatori è chiaro che vuole sbagliare il meno possibile e non esagera mai nello spendere per ottenere un calciatore. Penso che questo sia un po’ la pecca e i tifosi del Toro vorrebbero vedere che si puntasse almeno una volta a posizioni di alta classifica. Capisco però anche Cairo poiché è davvero difficile perché se nel calcio non si fanno gli investimenti giusti e adeguati si finisce sul lastrico in quanto l’unico vero introito è quello derivante dai diritti televisivi. Gli sponsor non sono attratti più di tanto, anche se ultimamente su questo fronte qualche cosa si sta muovendo con degli investitori stranieri, ma è poco rispetto a quello che avviene in altre nazioni come Spagna, Inghilterra e Germania, un abisso con l’Italia. Il Torino ha qualità discrete e un buon allenatore che ha sempre saputo rivalutarsi ed è già importante”.
Forse però Ventura ha un modo di lavorare e un carattere che non sempre gli permettono di essere in totale sintonia con tutti i giocatori.
“Potrebbe essere vero, ma c’è da dire che, almeno per me, è meglio avere un allenatore schietto, anche se è soggettivo. Ci sono dei giocatori che hanno bisogno della pacca sulla spalla, altri che hanno bisogno di un “allenatore-padre”, altri ancora che preferiscono chi fa buon viso a cattivo gioco, infine ci sono quelli che preferiscono l’allenatore diretto, che dice le cose in faccia e che è una persona vera. Io, ad esempio, se mi devo fare il mazzo in allenamento e in partita voglio farlo per uno che per merito mi fa giocare e non per uno che mi fa lavorare molto e poi manda in campo un altro per differenti motivi. Mi sembra che Ventura sia di quei mister che se il calciatore fa quello che lui vuole poi gli dà la possibilità di giocare. Ventura a Bari aveva fatto bene e anche nel Torino si sta ripetendo, ma se gli si tolgono due giocatori del calibro di Immobile e Cerci e non vengono rimpiazzati con almeno un altro che abbia quel tipo di caratteristiche diventa più complicato che ottenga gli stessi risultati”.
In linea di massima quindi il Torino è quello che ci si doveva aspettare?
“Ci sono state problematiche, però detto questo classifica alla mano rispetto allo scorso anno a quest’epoca i punti in meno sono quattro e se aggiungiamo che questa stagione è al ribasso rispetto alla passata, infatti anche la Juventus ha sei punti in meno e di conseguenza tutte le altre squadre, il Torino non ha fatto altro che essere in linea con l’andamento generale del campionato. Io non mi allarmerei più di tanto anche se capisco che i tifosi vorrebbero sempre di più, ma non mi sembra che Cairo abbia intenzione di allestire una squadra super forte, forse quest’estate ha rischiato tanto su qualche giovane che si conosceva poco o se anche lo si conosceva non era ancora idoneo per il nostro campionato oppure ha bisogno di maggiore tempo per adattarsi. Certamente nel girone di ritorno il Torino non dovrà mai mollare, detto questo può stare tranquillo anche perché finora non ha vissuto periodi prolungati particolarmente negativi, solo qualche partita è stata buttata via e qualche altra è stata decisa da episodi sfavorevoli o abbastanza strani, capitati per altro anche ad altre squadre, basta pensare a quello che è accaduto martedì sera all’Empoli nella gara di Coppa Italia con il Milan, episodi che non fanno che minare la credibilità del sistema calcio”.
Concorda che al Torino servirebbero un uomo che a centrocampo detti i tempi della manovra, una mezz’ala destra e un altro attaccante?
“Sì, ma si sa che a gennaio è difficile prendere giocatori che facciano la differenza, non c’è un giro di soldi importante quindi quasi tutte le società puntano a prestiti o a scambi. E’ improbabile che giocatori di grande esperienza e qualità si muovano a gennaio perché nessuno si priva di loro proprio nel momento in cui il campionato entra nel vivo, chi li ha se li tiene. Solo nel caso l’acquirente sia disposto a pagare una grande cifra una società fa andare via uno dei suoi gioielli, ma è da anni che nel mercato di riparazione non girano grandi cifre, quindi se una squadra punta a traguardi ambiziosi o a salvarsi non si priva di giocatori che le servono per raggiungere l’obiettivo. Al Torino serve soprattutto un centrocampista, perché in attacco se non si verificano infortuni o problematiche particolari tutto sommato si può andare avanti con i giocatori che ci sono, ma all’uomo d’ordine proprio non è possibile rinunciare perché manca in mezzo al campo. L’Empoli ad esempio ha Valdifiori, giocatore che a me piace, ha ventinove anni quindi ha esperienza, non so se l’Empoli lo cederebbe, però è un elemento che al Torino potrebbe essere utile. Qualunque discorso però è relativo, perché ripeto che bisogna capire quanto il Torino vuole investire in questa sessione di mercato”.
Non crede che tanti problemi non ci sarebbero se in Italia le società investissero molto di più nei vivai?
“Sì, ma bisogna preparare i tifosi ed essere molto chiari perché nel momento in cui si punta veramente sui giovani, e io sono molto favorevole a questo tipo di progettazione e programmazione, bisogna dire con grande onestà che per due o tre campionati ci saranno problemi e l’obiettivo è solo ed esclusivamente non retrocedere in modo che i tifosi sappiano esattamente quello che accadrà senza aspettarsi nulla di più. Se poi però i tifosi sono scontenti perché non si punta ad altri traguardi e non vanno più allo stadio allora il puntare sui giovani diventa un’arma a doppio taglio. Tutte le società vorrebbero sempre avere lo stadio pieno e tanti soldi in cassa, di conseguenza diventa complicato conciliare gli interessi economici con il puntare massicciamente sui giovani, lo si dice a parole poi nei fatti quasi nessuna società lo fa. Si deve essere onesti prima di tutto con se stessi e poi con i tifosi che sono gioia e dolori di ogni società, perché i tifosi sono quelli che con la pioggia o con il sole, con il freddo o il caldo, con il vento o con l’afa ci sono sempre, spendono soldi, si sobbarcano trasferte anche massacranti e non li si può prendere in giro”.
Pensando alla prossima partita del Torino con l’Inter, i nerazzurri oggi guidati da Mancini rispetto a quelli della prima gara di campionato allenati da Mazzarri sono più forti o pressoché uguali?
“Credo che la forza dell’Inter non sia cambiata molto, anche se alla prima di campionato la squadra era nuova, c’era entusiasmo dovuto anche al nuovo presidente, l’obiettivo era un piazzamento utile per la Champions League, et cetera, et cetera. Non penso che per il Torino quella di domenica sarà una partita molto diversa dalla scorsa con l’Inter. E’ chiaro che Mancini nell’Inter sa come muoversi e gestire certe situazioni, sono arrivati due attaccanti abbastanza importanti Podolski e Shaqiri, non so se quest’ultimo giocherà, e vedremo se ci saranno anche altri nuovi giocatori. Per il Torino non sarà una trasferta facile, ma proprio perché non sarà facile farà bene, come capita in questi casi alle squadre di Ventura quando si trovano davanti a un avversario di livello che deve vincere a tutti i costi. Il Torino non avrà nessuna preclusione mentale, si aprirà e farà il suo gioco sfruttando l’ampiezza del campo nella migliore maniera possibile. L’Inter, nonostante ci sia da un po’ di tempo Mancini, mi è sembrata un po’ indietro fisicamente e in alcune partite l’ho vista disputare un grandissimo primo tempo e poi crollare completamente nella ripresa, cosa che al Torino difficilmente capita perché Ventura lavora molto bene sulla preparazione fisica e la squadra difficilmente molla”.
Però il Torino più di una volta ha approcciato male alle partite e non sempre è riuscito a mantenere la soglia dell’attenzione costante.
“Si tratta dell’approccio mentale e in questo caso l’allenatore può fare molto richiamando all’attenzione i giocatori, non saprei dire come perché bisogna conoscere profondamente ogni singolo giocatore e se non si vive quotidianamente lo spogliatoio non è possibile giudicare certe situazioni, però in questi casi l’allenatore può metterci del suo. Spero che al Torino questi problemi vissuti nel passato, anche molto recente, servano ad avere un futuro migliore”.
L’accoppiata Quagliarella Maxi Lopez può essere vincente e i due giocatori possono supportarsi vicendevolmente facendo la fortuna del Torino?
“Sì, Quagliarella oltre a essere uno che fa gol è un generoso e si prodiga per i compagni soprattutto quelli di reparto fornendo loro assist importanti e Maxi Lopez potrà sfruttare questa caratteristica di Fabio. Come si era detto prima se arrivasse un centrocampista di qualità, che costruisce il gioco e soprattutto che verticalizza Quagliarella e Maxi Lopez con la loro velocità e qualità potrebbero fare anche di più”.
Cambiando argomento e parlando di lei, la si vede come opinionista nelle trasmissioni della Rai soprattutto a “Zona 11 p.m.”, ma lei è anche allenatore e direttore sportivo. Il suo futuro è in televisione o vestirà i panni del dirigente calcistico?
“Spero di avere prima o poi l’opportunità di gestire un club. Non pretendo subito la serie A, ci mancherebbe, ma sono un direttore sportivo e anche un allenatore. Mi piacerebbe poter far vedere se sono all’altezza di stare nel calcio del giorno d’oggi, però so che purtroppo girano sempre i soliti, si parla tanto dei giovani anche in questo ambito però alla fine sono in pochi e sempre gli stessi. E’ difficile entrare in un mercato calcistico che è gestito in alcuni casi in modo strano, dove anche in caso di fallimenti o di progetti che non vengono portati a compimento si continua a dare possibilità a chi non ha dimostrato di ottenere i risultati che si erano prefissati, questo non libera posti di lavoro e impedisce ai giovani di mettersi alla prova e dimostrare se valgono”.