Cairo mette in fuga un acquirente made in Usa
Il presidente mette in vendita il Torino Fc, ma poi lo toglie dal mercato per mancanza di acquirenti. Ah questi imprenditori torinesi dal braccino corto, al diavolo la crisi economica mondiale e chi sventola la voglia di Toro prima sui media piuttosto che prendere un appuntamento alla Cairo Communication. Nessuno vuole accollarsi i disastri di una società gloriosa come il Torino, a marcire tre anni in B, ma con Cairo scatenato sul mercato per riportarla in A. E invece no, non è così, anche se il presidente molto probabilmente smentirà, ma secondo quanto ha riferito La Stampa odierna c'era un gruppo americano di Detroit, la Soave Enterprises, fondata nel '61 da un certo Tony Soave, che deve essere per forza di origini italiane, che ha incontrato Cairo e ha fatto serie proposte di acquisto, respinte dal proprietario alessandrino. Il tutto perchè, come prassi, Cairo i libri contabili non li vuole far vedere a nessuno. La richiesta del presidente è salita ultimamente a 50 milioni di euro, dieci in più rispetto alla prima valutazione, ma dopo la campagna acquisti il Toro attuale vale di più. Se mai dovesse vendere Ogbonna e Bianchi il prezzo però s'abbasserebbe per default. Gli americani pare che siano tornati alla carica, ma non vogliono salire oltre ai 25 milioni di euro, giudicati troppo pochi dal presidente. C'è un business da lanciare, la ricostruzione del Filadelfia e fare dell'Olimpico uno stadio di proprietà, magari seguendo la lezione inglese, che tanto bene ha fatto al football d'Oltremanica. Può essere che tutto sia un bluff, ma si ha la sensazione che Cairo non la conti giusta, oppure si è spiegato male: non è vero che non ci sono stati acquirenti, sono io che non ho voluto vendere per pochi spiccioli. Ma ora chi ci crede che è lui che vuole tenere Bianchi e non il contrario?