Il Torino all’inseguimento del salto di qualità che finora è stato una chimera
Il Torino continua ad essere altalenante nelle prestazioni e questo si riflette inevitabilmente sui risultati. A tal proposito è significativa la partita con il Chievo in rapporto a quella precedente con l’Inter. La squadra scesa in campo al Grande Torino ha disputato una gara sottotono giocando con poca intensità e senza quella determinazione che si erano riviste con l’Inter al Meazza prima della sosta per gli spareggi della Nazionale. La personalità, la grinta e la determinazione che avevano animato il Torino a San Siro è sembrata svanita con il Chievo, ma i giocatori in capo erano gli stessi ed erano passati solo quattordici giorni. Se la squadra di Mihajlovic aveva avuto un certo atteggiamento con l’Inter significa che ha quelle caratteristiche, non si può sfoderare una prestazione come quella per puro caso, allora perché a distanza di due settimane un cambiamento così e un ritorno a vecchi e deleteri atteggiamenti? Si fa fatica a comprenderlo, anche perché non è la prima volta che accade, anzi, si tratta di un leitmotiv purtroppo abbastanza ricorrente.
L’ottavo posto in classifica dei granata li mantiene nel gruppo delle squadre che lottano per un posto in Europa League, ma il solco che si è creato fra la Sampdoria, che è sesta con ventisei punti e la partita da recuperare con la Roma (avverrà il tredici dicembre), e il Milan, che è settimo con diciannove, ha spaccato un po’ la graduatoria. In assoluto sette punti non sono tantissimi tenendo conto che si devono disputare due terzi del campionato, però, sono pur sempre un divario che va colmato in quanto il settimo posto garantisce l’accesso all’Europa solo attraverso gli esiti della Coppa Italia. Sperare poi che il Milan non ottenga la licenza Uefa, come avvenne per il Parma nel 2014 è come abdicare dalle proprie forze e confidare in aiutini dovuti a disgrazie altrui.
Il Torino ha nelle corde il potenziale per fare il salto di qualità, altrimenti, lo si ribadisce con assoluta convinzione, non avrebbe disputato con l’Inter la gara che ha sfoderato. Al Meazza non sono andati in campo gli avatar potenziati nella forza e nella determinazione dei giocatori che hanno affrontato il Chievo e Mihajlovic e il suo staff sono sempre stati loro a preparare la partita, quindi, o il Torino è vittima di un malefico incantesimo che ogni tanto gli fa disputare gare di livello e per il resto gare mediocri oppure tutti devono darsi una regolata e smettere di essere così scostanti. La sensazione è che il Torino va in difficoltà quando è lui a dover fare la partita, mente, se è in giornata, è decisamente più brillante quando è l’avversario a dover condurre il gioco.
Domenica i granata torneranno al Meazza e questa volta affronteranno il Milan, altra squadra che alterna prestazioni buone ad altre mediocri e che in estate ha fatto grandi cambiamenti investendo cifre considerevoli per potenziare la rosa. La sfida è un scontro diretto che permetterebbe in caso di vittoria al Torino di sorpassare in classifica i rossoneri, che a loro volta hanno il dovere di dare continuità alla partita con il Napoli, giocata decisamente non male ma finita con una sconfitta. Montella è forse più sulla graticola di Mihajlovic, anche perché gli obiettivi stagionali erano un posto in Champions e già dopo tredici giornate sembra che arrivarci sia per i rossoneri un’impresa di difficile riuscita. Il Torino le ultime due volte che ha affrontato il Milan in campionato non ha ottenuto grandi risultati. Il sedici gennaio scorso al Grande Torino finì due a due con i rossoneri che recuperarono il doppio vantaggio siglato da Belotti e Benassi con i gol nella ripresa di Bertolacci e su rigore di Bacca e i granata dovettero recriminare per non aver chiuso il match segnando il rigore calciato da Ljajic troppo centrale su Donnarumma e per imprecisioni nel secondo tempo nei tiri finali di Belotti e Ljajic, ma anche nel primo per aver sprecato occasioni ghiottissime con Obi, Belotti e Ljajic. Mentre il ventuno agosto 2016 al Meazza il Torino riuscì quasi a rimontare i tre gol di Bacca con le reti di Belotti e Baselli e il fallito rigore tirato dal “Gallo” sul finire della gara impedì il pareggio. La squadra granata in quell’occasione non fu però equilibrata, infatti, nel primo tempo Belotti incise poco e Martinez anche meno e in difesa mancavano sincronismi perché Rossettini e De Silvestri erano arrivati da pochi giorni a seguito dell’addio di Peres e dell’ammutinamento di Maksimovic e in più Ljajic dovette uscire al ventottesimo per infortunio. Senza contare che gli esterni d’attacco avevano peccato in fase difensiva non partecipandovi adeguatamente e finendo per lasciare i compagni soli nell’uno contro uno con gli avversari e in mediana Acquah, Vives e Obi provarono a metterci il fisico, le due mezzali, e la testa, il centrale, ma non bastò perché ci sarebbe voluta una maggiore visione del gioco oltre alla velocità abbinata alla precisione nei lanci.
Un Torino che continua ad avere sempre gli stessi difetti è difficile che potrà ottenere grandi risultati, ma un Torino che si manterrà costantemente sui livelli della partita con l’Inter è molto probabile che riesca a battere il Milan domenica pomeriggio o almeno a fine partita non avrà nulla da recriminare rispetto a ciò che poteva, ma non è riuscito a fare.