Il mercato parte terza - L'attacco
Gian Pietro Bossina
E’ reparto che ha i più ampi margini di miglioramento. Bianchi, Ebagua, Antenucci e Sgrigna dovrebbero rappresentare una sicurezza per la categoria, ma l’impressione è che i meccanismi offensivi dei giocatori di Ventura non siano ancora perfettamente oliati. Come abbiamo avuto modo di capire la classica distinzione tra prima e seconda punta con Ventura perde di significato, ad entrambi gli attaccanti è richiesta una maggiore partecipazione alla manovra. Il più a disagio, in questo nuovo sistema di gioco sembra essere proprio il Capitano, eccezionale uomo d’area, ma quasi deleterio quando si trova a dover giocare il pallone fuori dai sedici metri. La domanda che ci si pone è se sia giusto sacrificare Bianchi in un lavoro che non gli si addice, finendo così per averlo meno lucido anche nelle poche occasioni in cui viene servito all’interno dell’area. A Ventura l’arduo compito di risolvere questo dilemma. Il sostituto naturale di Bianchi, che però molte volte gli è stato schierato al fianco, Ebagua, non vanta certo un ruolino di marcia migliore. Solo tre sono le reti messe a segno dall’acquisto più caro dell’estate, che pare più a suo agio quando viene inserito a partita in corso, grazie allo strapotere fisico che spesso mette in difficoltà le difese avversarie. Sgrigna si può dire sia stato il migliore del quartetto, non solo per i cinque gol messi a segno ma soprattutto perché sembra quello che, come caratteristiche, meglio si adatta al gioco del mister genovese. Antenucci, che come l’ex vicentino dovrebbe essere perfetto per gli schemi di Ventura, non è ancora giudicabile come punta poiché ha passato gran parte di questi primi mesi di campionato sacrificato sulla fascia. La speranza è che con il passare del tempo possa migliorare l’intesa tra gli attaccanti granata, che Bianchi torni il giocatore che tutti conosciamo e che il ristabilirsi degli esterni consenta ad Antenucci di tornare a fare il suo mestiere.
Tuttavia se si dovesse decidere di fare un investimento questo potrebbe essere il reparto su cui puntare. Di nomi ne circolano tanti, ma nessuno sembra essere, per un motivo o per l’altro, l’acquisto ideale. Stupisce che al Toro vengano accostati sempre nomi conosciuti, di attaccanti che già giocano in Italia, dove quelli bravi è difficile acquistarli, se non in prestito, mentre il rischio di prendersi delle fregature è sempre alto. Tanto vale puntare su mercati meno battuti, dai quali la dirigenza granata non pesca più da ormai troppo tempo. Non fosse altro che, specialmente nella massima categoria, un’attaccante rapido in grado di saltare l’uomo, di inventare assist vincenti e anche di risolvere la partita con una giocata è indispensabile. E questo sembra proprio essere il pezzo del puzzle di cui il Toro non è in possesso.