Ventura: "Non si enfatizzi la vittoria, ma la crescita della squadra"
La vittoria sulla Nocerina è stata motivo di soddisfazione per mister Ventura perché la squadra ha dimostrato di continuare nella crescita intrapresa. Nel primo tempo la palla ha frullato, nel secondo il gol subito è arrivato perché ci sono stati dieci minuti di calo di concentrazione. La partita poteva finire con un numero ancora maggiore di gol del Torino. E’ giusto che l’ambiente sia esigente, ma dopo anni senza vittorie si dovrebbe cominciare ad essere contenti, perché si sta cercando di ottenere qualche cosa. Darmian è stato fatto entrare al posto di Parisi che era stanco.
Un buon primo tempo, il secondo dove c’è stato forse un calo di tensione dovuto al vantaggio. L’aver giocato con il 4-3-3 può essere stato la chiave di questa partita?
“Parto dal presupposto che il primo tempo sia stato di spessore, abbiamo fatto due gol, ma ne potevamo fare quattro o cinque, il tutto con giocate a terra, credo che si sia visto giocare a calcio. Sul tre a zero ci sono stati una decina di minuti nei quali ci siamo specchiati un po’ e abbiamo mollato sotto l’aspetto mentale e preso gol. Dopo abbiamo ripreso a giocare e potevamo ampiamente chiudere la partita, però confermo quello che avevo detto nella conferenza stampa pre-partita: questa è una squadra che sta crescendo e che se avesse un po’ di serenità intorno senza diatribe, polemiche, dualismi e cose di questo genere e se si parlasse un po’ più di calcio cioè della nostra squadra, del Torino, sarebbe meglio. Oggi D’Ambrosio, al di là del gol, ha fatto una partita di spessore, ma come fa a crescere se ogni volta viene messo in discussione? Io non voglio più parlare di singoli, ma della squadra e naturalmente anche dei giocatori, ma all’interno del gruppo. Nel nostro spirito non ha importanza chi fa gol, ma è importante che qualcuno faccia segnare. Antenucci oggi avrebbe potuto più volte calciare dal limite invece ha messo tre volte davanti al portiere Vives, che poi ha perso il tempo, era stanco, tutto quello che si vuole, però il concetto era giusto, quindi non c’è più la ricerca del sono io, ma quella del siamo noi. Siamo noi vuol dire che, ripeto, non ha importanza chi fa gol, ma che ci sia qualcuno che lo faccia fare e non ha importanza se uno sbaglia, ma è importante che ci sia qualcuno che recuperi l’errore del compagno: questo è lo spirito di una squadra e di un gruppo, non si può pretendere di avere una squadra e poi parlare di tutto tranne che della squadra. Per avere una squadra bisogna darle il tempo di crescere e soprattutto di maturare, in quest’ottica ad esempio c’è la maturazione di Oduamadi che si è vista contro il Vicenza, quando è stato uno dei migliori in campo, mentre oggi la partita con la Nocerina sotto l’aspetto tattico non si addiceva a lui e quindi è andato in tribuna. Questo è quello che siamo noi: la voglia di diventare una squadra al di là delle parole, delle chiacchiere e delle cattive abitudini che ci sono qui. Vogliamo a tutti i costi diventare una squadra e stiamo lavorando in questo senso, sperando di avere il tempo e la serenità per poterlo fare”.
Il pubblico sembra aver capito tutto ciò infatti ha sostenuto Bianchi che anche oggi non è riuscito a gioire per il gol.
“Il pubblico credo che abbia cominciato ad apprezzarci dalla prima partita fatta, quella di Coppa Italia. Eravamo nel caos più assoluto e sono venuti in sedicimila. I tifosi del Torino, ritorno ad un vecchio discorso, vogliono tirare fuori le bandiere dai cassetti e anche noi vogliamo che vengano tirate fuori, ma soprattutto che non vengano riposte di nuovo nei cassetti l’anno prossimo. Se questo non viene capito allora è una missione impossibile, ma noi ci proviamo”.
Lei insiste molto sul fatto che ci sono polemiche, ma il sostegno alla squadra non manca, anzi. Che il pubblico e l’ambiente siano esigenti è naturale.
“Quando si lavora in una piazza importante è giusto che si esiga, ma prima di esigere bisogna dare la possibilità di diventare, perché se non si ha niente non si può essere esigenti, mi spiego con un esempio: se si vuole andare ai duecento all’ora, ma non si ha la macchina non lo si può fare”.
Ma sono anni che non si vince nulla.
“Proprio per questo bisogna essere stanchi di non aver niente ed essere contenti che si stia cercando di ottenere qualche cosa”.
Tornando al discorso precedente, il gruppo lo si è visto soprattutto con Bianchi infatti i compagni hanno fatto di tutto per metterlo nelle condizioni di segnare.
“Questa è la conferma di quello che sto dicendo: è una squadra che sta crescendo al di là dei singoli, non è questo il problema, ma il nocciolo è che si va in campo per diventare sempre più squadra attraverso il gioco, la partecipazione e la collaborazione. Tutto questo avviene se si evita che dopo quindici partite primi in classifica e con cinque punti di vantaggio sulla seconda e con la migliore difesa si perde una partita e subito viene detto che nella gara successiva si decide il futuro del Torino, questo è un dare pressione un po’ fuori luogo. Quando ciò è accaduto un po’ di tempo fa gli addetti ai lavori mi hanno telefonato per chiedermi se era successo qualche cosa di particolare”.
Il discorso degli ottanta punti è sempre valido per l’accesso diretto in serie A?
“In linea di massima dovrebbe essere così, poi possono capitare dei filotti incredibili e ottanta punti possono non bastare oppure c’è un rallentamento generale e ne bastano settantotto. E’ difficile dirlo adesso. dipende dall’andamento del campionato e questo mi sembra di capire che sia uno dei più belli nel senso che è combattuto e ci sono parecchie squadre nel giro di pochi punti, oggi come oggi chi lotta per salvarsi ha la bava alla bocca e lo stesso discorso vale per chi lotta per accedere ai playoff. Le partite divengono sempre più difficili. Il problema di fondo non è chi si incontra perché le difficoltà sono diverse, ma concettualmente il loro spessore è identico se si incontra il Padova o l’Ascoli. Lo dico sempre conta chi sei, che cosa sai fare e se le conoscenze che si hanno permettono di diventare sempre di più. La crescita avviene di settimana in settimana attraverso il lavoro e la partecipazione. Io sono contento perché giocatori come Oduamadi e D’Ambrosio sono il segnale che c’è crescita e chi come me ha seguito la squadra fin da Sappada non può che fare i complimenti a questi giocatori che hanno lavorato in silenzio, ingoiando anche periodi senza giocare e adesso scendono in campo e fanno gare di buon livello. Devo dire che nel primo tempo di oggi mi sono anche divertito perché la palla frullava”.
Nel discorso della crescita ci sono anche i gol realizzati oggi da un difensore, un centrocampista e un esterno?
“Questa è la sintesi di quello che dicevo, infatti oggi Vives poteva fare tre gol, stiamo parlando di un centrocampista che la volta scorsa ha giocato in un centrocampo a due facendo il mediano vero e oggi ha fatto il trequartista, tanto per dare un’idea. Questo non avviene perché Vives è stato bravissimo a dribblare l’avversario, ma grazie al fatto che la squadra lo ha messo in condizione attraverso situazioni che si volevano creare e che sono state create e sviluppate. Ecco perché dico che sono contento io, ma dovrebbero esserlo anche i giocatori perché, secondo me, non c’è da enfatizzare la vittoria con la Nocerina, ma la crescita di questa squadra. La vittoria con la Nocerina fa parte del campionato, tra virgolette si può anche non vincere una partita di calcio, però io metterei la firma per non aver vinto questa gara, ma per vincere le prossime sei. Questo per dire che a volte si è legati all’episodio della vittoria o del pareggio, ma non dobbiamo esserlo, perché il campionato di serie B non lo si era vinto quando si avevano quattro punti di vantaggio sulle altre, come il caso del Verona che era in fondo alla classifica e stava per esonerare l’allenatore e poi ha fatto otto vittorie consecutive e ora è nei primi posti: la serie B è questa. Non dobbiamo pensare alla singola giornata, ma macinare calcio e se lo si fa si presume che si facciano anche dei risultati”.
Quando ha fatto entrate Darmian in campo tutti pensavano che uscisse D’Ambrosio invece ha sostituito Parisi. Voleva provare Matteo sulla sinistra o cos’altro?
“Parisi era dagli anni trenta (ride, ndr) che non faceva tutte quelle discese sulla fascia ed era a corto di fiato e non avendo Zavagno in panchina ho messo Darmian sulla destra”.