De Biasi: "L'allenatore deve calarsi nella realtà della società"
Abbiamo intervistato in esclusiva Gianni De Biasi, che in carriera ha allenato fra gli altri il Torino, il Levante e l’Udinese. Con lui abbiamo analizzato il ruolo dell’allenatore. Un allenatore deve soppesare la situazione per non scegliere di pancia di accettare una panchina. Pianificare in accordo con la società è il segreto per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’allenatore nel richiedere i giocatori deve avere ben presente il contesto nel quale si trova ed essere flessibile.
Gianni De Biasi dove allenerà il prossimo anno?
“Ancora non lo so. Adesso mi sto guardando intorno per valutare in modo oculato e mirato per non fare una scelta di pancia, ma soppesando bene la situazione, per ritrovarmi ad allenare in un contesto nel quale sono uno degli aspetti importanti del progetto”.
In cosa consisterebbe il progetto che sta cercando?
“La possibilità di pianificare quelli che io ritengo gli aspetti fondamentali, quando ho avuto la possibilità di pianificare un progetto in serie B, quale quello di Modena o Torino, le cose sono andate a buon fine in maniera perfetta. Quando sono stato in serie A i risultati dal punto di vista di quello che mi chiedeva la società li ho sempre ottenuti, quando la società non ha creduto in me, come l’ultimo anno al Torino, la squadra poi è retrocessa. Io ho portato il Torino in A e poi l’ho salvato due volte nella massima divisione, pur rientrando in corsa e in circostanze difficili; al terzo tentativo in A mi hanno esonerato quando eravamo salvi e alla fine sono retrocessi. Questa è la cosa che mi preme sottolineare perché a volte si vivono gli esoneri in maniera traumatica, mentre io a Torino gli esoneri li ho vissuti in modo vorrei dire in maniera quasi ironica, perché mi sembravano situazioni un po’ campate per aria. Da questo punto di vista direi che il tempo mi sta dando ragione”.
Lei cerca una squadra in Italia o come già le è capitato con il Levante anche all’estero?
“Non ho pregiudiziali fra Italia ed estero, e sto valutando anche situazioni all’estero, proprio per trovare la collocazione migliore per me. Ci sono contesti interessanti anche fuori dall’Italia in questo momento, ma non posso dire di più”.
In questo periodo si formano le squadre, quanto le indicazioni degli allenatori vengono in concreto tenute in considerazione da presidenti e direttori sportivi?
“Dipende dalla sintonia che c’è fra l’allenatore e il direttore sportivo e poi anche da quale obiettivo si prefigge la società. E’ chiaro che alcune società hanno degli obiettivi minimi, che sono quelli di conservare la permanenza nella categoria, e altre che ne hanno di più importanti, ovvero se sono in B andare in A e via discorrendo. Dipende sempre dal contesto in cui ci si trova. Io penso che una squadra che lotta per rimanere in serie B non può avere chissà quali fantasie e quindi anche un allenatore che arriva in un club di questo tipo sa quali sono gli obiettivi che la società si prefigge ed è inutile andare a chiedere cose che non sono possibili. Mi ritengo una persona equilibrata e molto motivata, per questo vorrei trovare una società con cui avere la possibilità di mettere a frutto quelle che sono le mie esperienze”.
E’ l’allenatore a doversi adattare ai giocatori o sono questi ultimi che devono adeguarsi al modulo di gioco del mister?
“E’ l’allenatore quello che deve calarsi nella realtà, visto che oggi le realtà sono molto variegate. L’allenatore deve essere molto flessibile, molto abile a saper cavalcare il cavallo che in quel momento monta”.