Squadre indebitate per centinaia di milioni ma a cui basta vendere un giocatore per rientrare. Perché tutti vogliono investire nel calcio (ma c'è chi si lamenta, chissà perché)
L’editoriale odierno di Tuttomercatoweb.com di Andrea Losapio affronta il tema dell’indebitamento di molti importanti club che grazie alla vendita di un giocatore o a chi ripiana i debiti continuano nella politica delle grandi spese anche se poi c’è chi si lamenta per i costi eppure c’è chi continua a investire..
Zhang che è costretto a vendere e che probabilmente lo farà nei prossimi mesi - coronando una rincorsa di qualche anno - gli Elkann e gli Agnelli che con Exor ripianano perdite di centinaia di milioni di euro, Elliott e RedBird che trovano accordo nonostante il Milan sia in passivo dagli anni ottanta, i Friedkin che non disinvestono nella Roma. Il quadro delle quattro poco virtuose del calcio italiano è questo. L'Inter che riesce ad arrivare al pareggio con un dare/avere, che finisce in finale di Champions ma che rischia comunque un bel passivo - com'è possibile? Difficile da dire - e che è costretta a vendere Onana per fare mercato. La Juve che ha le mani legate dalla cannibalizzazione della Serie A degli anni passati, quando quattordici su venti (il 70%!) dei calciatori più pagati giocavano proprio in bianconero, solo per perpetuare le vittorie. Il Milan vende Tonali per 80 milioni (dichiarati, poi vedremo sul bilancio) e fa mercato grazie a tutto il resto, dopo una politica di austerity che ha portato a perdere Donnarumma (un bene o un male?), Calhanoglu (un male) e Kessie (altrettanto). Poi c'è la Roma che con due lire fa mercato, ma Friedkin che ogni anno ripiana a botte di centinaia di milioni di euro.
La realtà è che il calcio è un gioco a sommatoria quasi sempre positiva, se fatto in una certa maniera. Certo, il modo non è regalare stipendi multimilionari come fatto dall'Arabia. E dalla stessa Italia per un sacco di anni. Ma se riesci a tenere bassi i costi - non è sempre facile, ma basta non prendere l'ennesimo ventesimo-ventunesimo-ventiduesimo giocatore della rosa a 2 milioni di stipendio cerchi un Primavera a 300 - e poi valorizzare il prodotto, non tramite i diritti televisivi ma con il campo, la situazione diventa improvvisamente buona. La realtà è che galleggiare fra l'ottava e la dodicesima posizione, come fatto da Ferrero ai tempi, porta ad avere sempre un segno positivo davanti. Poi certo, c'è chi ha una realtà migliore e chi peggiore, sia per la gestione che non per le pressioni dalla piazza.
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