Squadre indebitate per centinaia di milioni ma a cui basta vendere un giocatore per rientrare. Perché tutti vogliono investire nel calcio (ma c'è chi si lamenta, chissà perché)

23.09.2023 12:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tmw
Andrea Losapio
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Andrea Losapio
© foto di Lorenzo Di Benedetto

L’editoriale odierno di Tuttomercatoweb.com di Andrea Losapio affronta il tema dell’indebitamento di molti importanti club che grazie alla vendita di un giocatore o a chi ripiana i debiti continuano nella politica delle grandi spese anche se poi c’è chi si lamenta per i costi eppure c’è chi continua a investire..

Zhang che è costretto a vendere e che probabilmente lo farà nei prossimi mesi - coronando una rincorsa di qualche anno - gli Elkann e gli Agnelli che con Exor ripianano perdite di centinaia di milioni di euro, Elliott e RedBird che trovano accordo nonostante il Milan sia in passivo dagli anni ottanta, i Friedkin che non disinvestono nella Roma. Il quadro delle quattro poco virtuose del calcio italiano è questo. L'Inter che riesce ad arrivare al pareggio con un dare/avere, che finisce in finale di Champions ma che rischia comunque un bel passivo - com'è possibile? Difficile da dire - e che è costretta a vendere Onana per fare mercato. La Juve che ha le mani legate dalla cannibalizzazione della Serie A degli anni passati, quando quattordici su venti (il 70%!) dei calciatori più pagati giocavano proprio in bianconero, solo per perpetuare le vittorie. Il Milan vende Tonali per 80 milioni (dichiarati, poi vedremo sul bilancio) e fa mercato grazie a tutto il resto, dopo una politica di austerity che ha portato a perdere Donnarumma (un bene o un male?), Calhanoglu (un male) e Kessie (altrettanto). Poi c'è la Roma che con due lire fa mercato, ma Friedkin che ogni anno ripiana a botte di centinaia di milioni di euro.

La realtà è che il calcio è un gioco a sommatoria quasi sempre positiva, se fatto in una certa maniera. Certo, il modo non è regalare stipendi multimilionari come fatto dall'Arabia. E dalla stessa Italia per un sacco di anni. Ma se riesci a tenere bassi i costi - non è sempre facile, ma basta non prendere l'ennesimo ventesimo-ventunesimo-ventiduesimo giocatore della rosa a 2 milioni di stipendio cerchi un Primavera a 300 - e poi valorizzare il prodotto, non tramite i diritti televisivi ma con il campo, la situazione diventa improvvisamente buona. La realtà è che galleggiare fra l'ottava e la dodicesima posizione, come fatto da Ferrero ai tempi, porta ad avere sempre un segno positivo davanti. Poi certo, c'è chi ha una realtà migliore e chi peggiore, sia per la gestione che non per le pressioni dalla piazza.

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