Juric: “In tre anni abbiamo fatto passi molto importanti, a prescindere dai risultati. Il Toro è un'altra cosa: è mancata l'unione”

25.05.2024 12:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Dall'inviata alla conferenza stampa Elena Rossin
Ivan Juric
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Ivan Juric
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Alla vigilia della partita con l’Atalanta che può significare per il Torino l’accesso agli spareggi per la prossima Conference League, l’allenatore Ivan Juric che andrà via ha fatto un bilancio dei sui tre anni sulla panchina granata. Ecco cosa ha detto rispondendo alle domande dei giornalisti presenti:

Qual è il suo stato d'animo?
"Lo stato d'animo è la preparazione della partita curando i minimi dettagli per prepararla al meglio per cercare di vincere. Sono stra contento della squadra e di ciò che abbiamo fatto, sarebbe un bel regalo, la ciliegina sulla torta vincere e poi vedere e aspettare, ma già vincere e fare più punti dell'anno scorso sarebbe bello. Non ho un particolare stato d’animo: penso solo a fare il meglio in questa partita".

Ha sentito Gasperini dopo la finale?
"L'ho sentito prima della partita, poi gli farò tantissimi auguri: sa quanto sono felice per lui e quanto significhi lui per me".

Cosa manca al Toro per provare a puntare al modello dell'Atalanta?
"I successi dell’Atalanta partono tutti dal settore giovanile. Hanno avuto tanti giocatori giovani e Gasperini ha riconosciuto la forza dei vari Caldara, Conti, Cristante e sono riusciti a fare tante plusvalenze. Hanno avuto una grandissima capacità di reinvestire bene, costruire lo stadio e il centro sportivo ed è stata una conseguenza di avere persone capaci di lavorare nel calcio. Il primo impulso sono stati gli investimenti del settore giovanile che hanno prodotto 7-8 giocatori che hanno portato tantissimi soldi che hanno permesso loro di rinnovarsi sempre bene e creare il gioco. Sicuramente la stabilità e poi vanno d'accordo la famiglia con Gasperini, è questo secondo me. In questi tre anni noi abbiamo fatto passi molto, molto importanti, a prescindere dal risultati, anche noi in un certo senso abbiamo un gruppo di giocatori giovani e interessanti. Tre vanno in Nazionale cosa che non succedeva da tempo: è un buon punto per crescere ulteriormente".

Ha qualche rimpianto visto che è arrivato a mezzo metro da un lingotto d’oro che le avrebbe permesso di capire che cos’è il Toro perché il Toro è un’altra cosa?
"Hai riassunto bene, anch’io penso che Il Toro sia un'altra cosa. Non può essere questo, con tutto l’amore è così. Non ho rimpianti, ma tanto orgoglio per quello che ho fatto, ma evidentemente non si sono incastrate tutte le cose. Magari anche per troppa emotività in certe situazioni. Guardando con calma e lo abbiamo analizzato, si è fatto un lavoro eccezionale per ciò che abbiamo trovato, per ciò che lasciamo e per come abbiamo lavorato, ma dall’altra parte c'è stato un enorme disprezzo da parte dei giornali e questo per me non va bene. Per fare una cosa enorme  ci vuole anche un'unione enorme di tutte le parti e non accusare uno, un altro oppure un terzo: questo possiamo dirlo che è mancato anche dopo l’ultima partita”.

Quando mancano le cose bisogna sempre chiedersi il perché e tutti devono farsi un esame di coscienza.
“Sì, sono d’accordo con te completamente. E' un peccato fare due passi avanti e invece vai indietro: qui ognuno invece mantiene le sue posizioni e appena succede qualche cosa ci si scaglia uno contro l'altro e si ha questa sensazione di negatività e pessimismo. Se si fosse fatto tutti quanti due passi in avanti sicuramente avremmo visto un Toro diverso con spirito e positività diversi. Sul lavoro, devo dire che per come abbiamo trovato la squadra e per come la lasciamo è stato eccezionale e oltre l'immaginabile".

Il suo al Torino è un addio o un arrivederci?
“Ma (ride, ndr)”.

Qui ha però lasciato il segno?
“Non so se ho lasciato il segno, sinceramente. Abbiamo fatto un grandissimo lavoro e sono d’accordo con la domanda di prima. E' vero che non abbiamo vissuto la gioia enorme e che mancava poco per viverla. Il viaggio è stato pieno di insidie e cose che magari si potevano fare meno in un certo senso. Ora voglio vincere, che la squadra dimostri quanto è forte mentalmente, quando sono cresciuti i ragazzi e poi con tranquillità si vedranno altre cose".

La sua prossima panchina sarà in Italia o all'estero?
"Non lo so ancora, bisogna valutare bene tutte le cose".