Perchè quel 15 ottobre del '67 la tragedia divenne leggenda

Non solo la tragedia di Superga, c'è un'altra data che mette i brividi nel mondo granata, quella del 15 ottobre del '67, giorno della sciagura di Gigi Meroni, la Farfalla Granata, come lo chiamò Nando Dalla Chiesa nel suo libro a lui dedicato. Ma come tutte le brutte cose negli anni si trasformano, dalla memoria alla leggenda e così è successo anche per il numero Sette, magico, granata. Così come per Giorgio Ferrini, per ricordare alcuni dei tanti tragici ricordi granata.
Meroni, se non fosse morto in quell'incidente di C. Re Umberto, colpito da un paio di macchine proprio davanti al numero 46, dove oggi un cippo lo ricorda, forse sarebbe andato alla Juventus, così si diceva, anche se poi non si sa se quelle voci si sarebbero avverate o meno. Quindi la storia sua e del Toro avrebbero potuto cambiare. Ma il tutto si è fermato in quella sera autunnale, colpito da un giovane Tilly Romero, tifoso granata, divenuto poi presidente con Franco Cimminelli. Un presidente molto contestato, quello del fallimento, ma che alla fine, forse non è stato tra i peggiori.
Meroni è stato l'emblema del calcio che cambiava, della beat generation che modificò il modo di pensare dei giovani, e anche il calcio, più moderno, più rivoluzionario. Meroni che amava i Beatles come Mondonico, suo giovane compagno, dipingere, stare con una donna sposata, essere libero di scolpire bellezza in campo, fuori da ogni schema. Uno così poteva emergere solo nel Toro, l'altra squadra di Torino, quella più verace, anche se più povera. Quella che non aveva protezioni dall'alto, ma tutto si sudava e ancora oggi è così.
Come ogni anno ti ricordo sempre, perchè eri un mio amico, di una piccola bambina che tu facevi sognare al Filadelfia, cresciuta con i tuoi ideali, di ribellione, ma onestà intellettuale. Ciao caro amico Gigi.
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