I troppi se di Novellino

26.03.2009 16:52 di  Marina Beccuti   vedi letture
I troppi se di Novellino
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Il ciclo di Monzon al Torino è finito, così quello di De Biasi, difficilmente li rivedremo a breve sulla panchina granata, almeno fino a che resterà Cairo in sella. Novellino aveva il gruppo dalla sua parte: "L'ho ricompattato", ha detto l'ex mister granata, che non si aspettava di essere esonerato, forse perchè Foschi e i giocatori hanno combattuto perchè ciò non avvenisse. Ormai questi discorsi fanno parte del passato, ora c'è Camolese e deve vivere nella massima serenità questi due mesi, che sono fondamentali per il futuro suo e del Torino. La serie A dev'essere difesa ad oltranza perchè la retrocessione creerebbe un simil dramma, sia a livello economico che di immagine. Al di là della perdita stimabile in circa trenta milioni di euro, società e squadra ci perderebbero la faccia, non Camolese che di colpe ne avrebbe ben poche, perchè ha ereditato una situazione dal mal di testa. La contestazione a Cairo, cominciata in modo tiepido domenica, potrebbe sfociare in qualcosa di più pesante. Ieri Cairo ha fatto un mea culpa ammettendo l'errore di richiamare Novellino, di certo si fosse fatto consigliare meglio, sarebbe stato più opportuno cambiare registro a dicembre e propendere subito con Camolese.

Come si dice nel calcio con i se e i ma non si va da nessuna parte, infatti proprio Novellino è stato l'allenatore dei se, tipo: "Se avessimo avuto noi Cassano saremmo stati da Uefa", oppure: "Se Bianchi a Bergamo non prendeva la traversa..." e così via. Tutte giustificazioni che fanno intendere quanta confusione ci fosse da parte di Novellino per sistemare le cose, che infatti non sono andate a posto. Gli infortuni, gli errori arbitrali, gli sbagli sotto porta succedono a tutte le squadre, ma bisogna essere attrezzati per sopperire agli episodi negativi. Monzon ha sempre parlato di lavoro e che era certo che la sua squadra avrebbe vinto il derby e battuto la Sampdoria, fatti poi smentiti dal risultato finale. Novellino è apparso come uno che non avesse tanta voglia di prendersi le sue responsbailità, costretto a tornare per onorare il contratto, ma ormai il rapporto era logoro da tempo.

Prendersi le responsabilità vuol dire guardarsi in faccia e decidere per il bene della squadra e non di se stessi. Proprio per questo Camolese ha voluto sottolineare che si aspetta molto anche da coloro che hanno il contratto in scadenza, come lui d'altronde, che ha due mesi per preparare un nuovo ciclo, oppure per non cominciarlo nemmeno. Di cuore gli auguriamo che succeda la prima ipotesi, comunque, anche in caso di sconfitta, Camolese non andrà mai in giro a criticare Cairo, anzi lo ringrazierà per avergli dato questa affascinante opportunità. Lui è nato signore, anzi, Piccolo Principe.