Torino, gloria, beffa o verità?
Girano le scatole, sì girano perchè l'essere stati in testa dalla prima all'ultima e perdere un campionato all'ultimo minuto di recupero di Pescara-Nocerina fa girare veramente le scatole, eh diciamolo. Ma il "tutto in una notte" lo abbiamo avuto domenica scorsa e lo sappiamo che l'essere Toro è una cosa indecorabile da inutili medaglie.
Ci resta la verità, come assaporare l'ultimo boccone irrorandolo di buon vino, vino che scende dal gargarozzo nello stomaco per cercare di capire se si è mangiato bene o male, felici di avere evitato il sapore del dolce industriale che dovrebbe coronare il tutto.
Si perchè alzare una coppa su cui è stampigliato FIGC o Bwin con tutto quello che ci hanno combinato non è che mi avrebbe fatto molto piacere, non se lo sono meritato "l'avallo del Toro".
Sarò ben felice di alzare una coppa quando le Istituzioni sarano all'altezza dello sforzo degli atleti veri, dà purtroppo l'impressione che i tanto vituperati calciatori del calcioscommesse non sono che la logica conseguenza di una calcio professionistico marcio nella sua propria concezione, laddove i "vigili del pallone" non li limitano a gestire con mani tremanti tanta responsabilità, ma abusino come sempre di questa responsabilità tramutata in potere.
Eppure ci credo che la alzeremo una benedetta coppa perchè sono convinto che "l'Uomo nuovo sta arrivando" e con Lui una Società più bella e giusta che Noi intanto si fa del nostro meglio come sempre e si collabora attivamente al "nuovo bello venturo".
Per il momento ci resta questa occasione per affinare ancor più i nostri gusti e non è dono offerto a tutti la sensibilità culinaria.
La verità di avere vinto un giro d'Italia studiato con tappe solo e perennemente in salita, la soddisfazione di avere scombussolato il programma permettendo al "mondo pallonaro" un alito di libertà e perfino lo snobbismo degli umili del rifiutare il digestivo alla fine del pasto, già contenti di non dovere, per una volta, pagare il conto.
Ritirandomi su una delle due cose rotonde che c'ho in mezzo alle gambe che è caduta sul parquet accendendo il televisore rientrando trafelato da un matrimonio, penso che magari non è poi così un male perchè: "dà ancora più fame" per l'anno prossimo e ci permette di "tornare sulla terra" in anticipo ed evita la sbornia della promozione del 2006 che esaltò un po' troppo tutti, sopratutto il Presidente.
La soddisfazione fu tale nel tornare in A sovvertendo ogni pronostico, ribaltando un fallimento economico premeditato e con la contemporanea discesa della Juve in B che giustamente tale esplosione di gloria, superiore a qualsiasi coppa del mondo per club, nazioni o collegio di odotoiatri, ci aveva proiettato in A convinti di avere già vinto tutto e con tutto in discesa davanti ai piedi, insomma tutto il contrario del Toro, senza poter approfittare della fortuna di sapere sempre scegliere strade difficili per migliorare i propri muscoli dell'anima.
Certo dopo tutto il faticato ed il vinto sarebbe parso giusto un premio strameritato per questi ragazzi, ma se è vero che molti di questi rimarranno è bene che imparino fin d'ora cosa vuol dire essere del Toro: "vincere senza inutili decorazioni e se queste arrivano, sono compendio e mai pane per l'anima, ed è legge di vita questa che solo i pazzi della finanza sconfessano e rallegra il constatare quanto questi siano sconfessati oggi".
Il Toro ha già vinto ed aveva ragione Ventura dicendo che questa partita faceva solo statistica:" l'importante è l'essere Uomini e l'essere fieri di se e questi ragazzi ce l'hanno ricordato", ed è solo un punto di partenza: fondamentale, grezzo e preziosissimo, come pietra angolare o muro portante. "Il Toro è un muro duro di concretezza su cui i ragazzi dipingono fiori di poesia", il resto è nulla ed è su quello che si deve lavorare per l'anno prossimo e per il futuro. Stiamo sicuri che anche la gloria arriverà, come esperessione e conseguenza della gioia dell'essere se stessi, ma solo ed esclusivamente quando questa sarà valore assodato e primario scolpito nei nostri propri occhi allora potremo esporla ed esportarla.
Lavoriamo per riscoprire il significato della parola Successo che vuol dire l'essere riconosciuti ed apprezzati per quello che si è, che a scimiottare campioni di cartapesta con premi alla carriera consegnati ad attori bolsi ne è pieno il mondo e non è da Toro, altrimenti tutto sarebbe vano, tutto un inutile sviare dalla via della verità: non ci sentivamo ancora pronti ed il mondo degli uomini non è ancora all'altezza di tanta virtù, tutto lì, ma ci arriveremo.
Rallegriamoci di avere appreso il superamento di un vittimismo che ci minava l'anima e rallegriamoci di avere ritrovato il Toro, continuando a seminare un credo di gioia ed orgoglio. Noi non siamo arrivati, stiamo crescendo e sono altre le Coppe che ci andremo ad alzare, ci stiamo lavorando.