Verso Torino-Juve Stabia. Attenti alle punture delle vespe
Riccardo Billia
Mai abbassare la guardia. Questo è il mantra da ripetere prima di affrontare ogni sfida di serie B: un rito mai seguito con continuità dal Toro nei due precedenti campionati dell’inferno cadetto. Sino ad ora, la cura Ventura ha invece condotto una terapia intensiva in questa direzione, consentendo di dribblare ogni velleità sulla superiorità di un club in base al prestigio del proprio nome.
Sabato pomeriggio entrerà nel vivo una di quelle sfide da bollino rosso per il Torino. Una trappola chiamata Juve Stabia, neopromossa in B dopo sessant’anni e votata alla partita della vita. La squadra del presidente Manniello giunge all’Olimpico senza il favore del pronostico. Preso singolarmente, questo aspetto, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per l’undici granata, chiamato ad una prova di autorità casalinga.
La forza del club gialloblu si ottiene attraverso una miscela micidiale di tre elementi. Il primo è quello dei numeri: dopo un avvio choc, le vespe di Piero Braglia hanno collezionato quattro vittorie consecutive. Al tappeto sono finite vittime illustri come il Pescara di Zeman, la Reggina, travolta al Granillo, e l’Ascoli, passando per il derby contro la Nocerina. Il secondo è la rabbia, provocata dalla recente penalizzazione di cinque punti in classifica per fatti risalenti al 2009, inerenti al calcio scommesse; caso che ha innescato polemiche e ha visto rassegnare le dimissioni dell’amministratore delegato del club, Roberto Amodio. La terza punta di diamante delle vespe campane è il gruppo stesso allenato da mister Braglia. Nel Piemonte di pochi mesi fa, siamo stati testimoni degli effetti scaturiti dall’entusiasmo, dall’unione e da un impianto di gioco consolidato. Purtroppo quel mirabile esempio non era il
Torino di Lerda, bensì il Novara di Tesser, oggi impegnato in ben altri duelli. Per qualità dei singoli, non è ipotizzabile accostare la miracolosa truppa biancoblu a quella campana. Piuttosto è la sfera emotiva ad accomunare le due realtà.
Nessun timore reverenziale pare trasparire dall’ambiente stabiese, nei confronti della più blasonata squadra di casa. Stima e rispetto, nulla più. Braglia cercherà anche a Torino di rendere fluidi i meccanismi grazie ai quali sono arrivati punti e fiducia. Aggressività e rapidità, sono all’ordine del giorno per il tecnico toscano. L’assetto tattico, pressoché speculare a quello venturiano, fa leva soprattutto sulla bravura degli esterni Zito ed Erpen, e su un mix d’attacco di estro ed esperienza, incarnati da Mbakogu e dal redivivo Danilevicius. L’outsider in avanti è il bomber sardo ex Foggia, Marco Sau. Ma è il centrocampo, il reparto che preoccupa Braglia: out Danucci e Scozzarella, toccherà a Mezavilla affiancare Cazzola, mentre in porta Seculin dovrebbe sostituire Colombi, rientrato dalla Nazionale Under 21.
Nonostante l’impeto dimostrato in queste ultime uscite, la pecca della Juve Stabia si evidenzia nel calo di tensione della ripresa. Guarda caso, la parte di gara in cui il Toro spicca il volo. Dopo i fasti a spasso per lo stivale di queste settimane, si presenta l’occasione per confermare la formidabile media punti ottenuta nelle prime giornate. E per questo appuntamento tra le mura amiche, Ventura si ritrova quasi sorprendentemente con la rosa in buono stato di salute. A parte Vives, sofferente per una sciatalgia, Stevanovic e Sgrigna sono tornati a lavorare in gruppo. E anche per Suciu è previsto un recupero lampo. Se è ardita la soluzione De Feudis dal 1’ (l’unico della rosa a non essere mai entrato in campo) con un centrocampo a tre, pare più plausibile un ritorno al classico 4-2-4, malgrado Surraco desti preoccupazione per non essersi allenato in giornata. Ebagua e Bianchi sono pronti ad infiammare l’Olimpico, voglioso di riabbracciare Ogbonna, reduce dall’esperienza azzurra.