Scordarsi l’Europa: il Torino ha troppi limiti per andare oltre la metà classifica

30.12.2023 11:45 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Beltran e Vlasic
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Beltran e Vlasic
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Bando alle illusioni. La realtà del Torino è quella di una squadra di media classifica evidentemente costruita non abbastanza bene con tanto di coperta corta e giocatori sopravvalutati sia qualitativamente sia caratterialmente come si è ampiamente visto nelle partite finora disputate e anche all’interno delle stesse gare e che ha limiti enormi in attacco, da retrocessione con i 15 gol realizzati in 18 partite. La partita di ieri con la Fiorentina è stata il riassunto del potenziale che ha il Torino che però è incapace di esprimerlo in modo continuativo e appieno: buon primo tempo con elevato possesso palla e avversari messi in difficoltà e tenuti sotto pressione, due possibilità di segnare con Zapata (25’) e Lazaro (37’) e una parata salva porta di Milinkovic-Savic sulla conclusione di Ikoné (43’) e una ripresa con la squadra che si è sciolta come neve al sole incapace di continuare a giocare a un buon livello e che anzi ha avuto difficoltà anche solo a superare la metà campo, con cambi che non hanno fatto la differenza e poi sul finale il gol subito con tanto di concorso di colpa di Vanja, Vojvoda e Sanabria che ha permesso al giovane Ranieri di segnare la sua prima rete in Serie A (83’), e di conseguenza la partita persa.

Juric può inventarsi quello che vuole, cambiare gli interpreti in attacco ieri Zapata e Pellegri con Pietro che poi a secondo tempo è stato sostituito da Sanabria, ma tanto la sostanza non cambia perché  al più la squadra crea qualche palla gol, ma difficilmente la butta dentro. Ci sono i portieri avversari che parano, o già sono lì per quello, e i suoi giocatori che troppo spesso hanno una mira imprecisa. Senza dimenticare che nell’arco della partita ci sono giocatori che calano nel rendimento e nel caso qualcuno salisse la cosa il più delle volte non compensa il resto. E poi in mezzo al campo manca quell’uomo di vera qualità che faccia la differenza, che renda le giocate imprevedibili e che s’inventi qualche cosa in modo da mettere gli attaccanti nella condizione di segnare. I cambi poi sono un grande punto dolente perché quasi sempre non sono neppure all’altezza di chi sostituiscono.

Non farsi quindi illusioni che il Torino possa ambire alle competizioni europee e neppure, per restare in materia di illusioni, che dal mercato di gennaio arrivino rinforzi che possano cambiare la situazione. A fine stagione c’è un’alta possibilità che cambi l’allenatore e allora avanti con l’apertura di un nuovo ciclo che alla luce dei precedenti ben difficilmente cambierà le cose. Bisognerà fare cassa vendendo un paio di buoni giocatori e poi con un mercato che è facile prevedere che tempisticamente sarà tardivo, qualcuno sarà anche azzeccato e si rivelerà un elemento affidabile, di esempi ce ne sono da Moretti a Rodriguez, ma per lo più arriveranno giocatori scommessa da rilanciare o reduci da qualche infortunio, al più giovani da far crescere, come in passato con Bremer o ora con Schuurs, purtroppo infortunato, Ricci e Ilic, ma poi tanto se emergeranno saranno ceduti al miglior offerente. E quindi l’Europa? Ci andranno altri la Fiorentina, il Bologna, come in precedenza era successo all’Atalanta, perché in quelle società si pianifica a medio-lungo termine per far crescere passo dopo passo la squadra e si spendono meglio i soldi ricavati dalle cessioni dei giocatori che hanno mercato in modo da rinforzare davvero al rosa e non lasciarla sempre a languire fra incompletezza e mediocrità di troppi giocatori.