Prendiamoci gusto alla vetta in solitario
Non è un sogno e nemmeno un’allucinazione i ventisei punti, sei in più di Padova e Sassuolo e nove su Sampdoria, Reggina e Bari, il primo posto in classifica, otto vittorie, due pareggi e nessuna sconfitta, unica squadra ancora imbattuta, la miglior difesa, solo cinque gol subiti, sono la realtà del Torino. Che il popolo granata non sia più abituato a tanto ben di Dio è innegabile, ma proprio per la penuria che da troppo tempo affliggeva chi il granata lo ha nel dna e che nonostante tutto lo mostrava con la dignità che solo il giusto e il puro può avere è sacrosanto che ora si goda l’abbondanza. Ventura ha ragione quando dice di stare con i piedi per terra perché non si è vinto ancora nulla, ma la gioia è frutto della consapevolezza che i tempi sono cambiati, sicuramente ci saranno battute d’arresto, nessuno pensa che si possano solo fare risultati utili nelle trentadue gare che mancano alla fine del campionato, però è sensazione diffusa che quando capiterà uno stop nella gara successiva si andrà in campo sereni e pronti a far bene e a conquistare altri punti.
Qualcuno potrebbe obiettare che in queste prime dieci partite non sempre il Torino ha giocato bene e che parte dei punti fin qui conquistati sono dovuti al fatto che gli avversari di turno sono stati meno precisi dei granata sottoporta. E’ vero, non sempre la manovra e il giro palla è stato fluido e rapido, ma non è colpa dei giocatori del Torino se gli avversari li studiano e chiudono tutti gli spazi cercando di impedir loro di arrivare al tiro in porta. Il merito dei Ventura boys è quello di avere la pazienza di impostare il proprio gioco senza sparacchiare palloni in avanti nella speranza che prima o poi arrivi a rete la battuta vincente. Lavorare con metodo senza farsi prendere dall’ansia del risultato è il segreto di pulcinella di questo Toro. Migliorare è possibile sia sveltendo la manovra, sia perdendo qualche pallone in meno in mezzo al campo, sia infine cercando di essere più precisi al momento del tiro in porta. Il tempo per correggere queste lacune c’è e sicuramente Ventura non tralascerà di farlo.
Diciamolo chiaro e tondo, bandendo ogni tipo di ipocrisia, importa veramente a qualcuno se il Torino non gioca perfettamente però continua ad accumulare punti? Sicuramente ai tifosi non importa per niente, l’unico che tiene conto del gioco prodotto in campo è Ventura perché in base a quello deve impostare gli allenamenti, in modo da eliminare sempre più i difetti, ma a parte questa motivazione strettamente di tipo lavorativo, anche il mister è contento della classifica, è vero che lui dice di non guardarla, ma questa bugia veniale gli viene perdonata. Il Torino ha disputato, compreso l’attuale, dodici campionati di serie B e nei precedenti undici mai dopo dieci giornate aveva conquistato ventisei punti (calcolando tre per la vittoria e uno per il pareggio): 2010-2011 tredici; 2009-2010 diciassette; 2005-2006 diciannove, i granata hanno iniziato dalla quarta giornata recuperando poi quelle precedenti, se si andasse a vedere i punti fatti secondo il calendario del campionato sarebbero sedici; 2004-2005 venti; 2003-2004 sedici; 2000-2001 dieci; 1998-1999 diciannove; 1997-1998 quattordici; 1996-1997 quindici; 1989-1990 diciotto; 1959-1960 sedici. Quindi se il buon giorno si vede dal mattino prendere il gusto di stare in vetta è legittimo.