Mazzarri: “La somma dei punti della varie partite porterà a qualche cosa: questo è il principio già da ora”

05.01.2018 14:28 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Mazzarri: “La somma dei punti della varie partite porterà a qualche cosa: questo è il principio già da ora”
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il nuovo allenatore del Torino, Walter Mazzarri, in conferenza stampa ha presentato la partita di domani con il Bologna. Ecco che cosa ha detto:

Buongiorno a tutti, le parole del presidente Cairo mi hanno ulteriormente caricato e lo ringrazio per quello ch ha detto ripercorrendo tutta la mia carriera così puntualmente e per questo lo voglio ringraziare pubblicamente perché non ero più abituato a sentir ripercorrere la mia carriera con grande attenzione così come ha fatto il presidente, grazie.

Le sue prime impressioni da allenatore del Torino?

“A parte il grande feeling con Il presidente, Petrachi e Comi e io credo molto nei rapporti interpersonali ed è importante per me “palpare” le persone e sentire che, più o meno, si parla la stessa lingua. Questa è la prima sensazione, poi, anche se credo di essere un allenatore ormai navigato entrare al Filadelfia e in una società così importante e dal passato così glorioso mi ha fatto venire la pelle d’oca, come si dice. Tante forti emozioni e io ho bisogno d stimoli per fare quello che il presidente ha detto che ho fatto in carriera. Devo sentire la causa e in questo momento sono veramente carico e un pizzico emozionato, non lo nascondo”.

Dopo tre anni ritrova il calcio italiano, quale sarà la sua parola d’ordine?

“Se ho scelto di ritornare in Italia con entusiasmo e, soprattutto, in questa società e in questo ambiente è perché lo sentivo. Sempre ho percepito quando sono venuto qui con altre squadre che questo ambiente  sarebbe stato l’ideale per me. Penso di poter fare bene non sono il tipo che fa grandi proclami: sono per i fatti e non per le parole. Noi allenatori abbiamo il dovere di dare tutto ai giocatori per far si che rendano bene”.

Come ha trovato la squadra dal punto di vista psicologico e quali saranno le tre cose sulle quali punterà?

“Mi piacere partire da giugno per allenare una squadra, anche perché sostituire un collega, che stimo tanto ed è un ottimo allenatore, dispiace sempre. I giocatori li ho visti un po’ frastornati e sarebbe stato grave diversamente. Sono subentrato poche volte ho detto ai giocatori e ci tengo a dire che so che eravate legati a Mihajlovic e questo è positivo perché vuole dire che c’è materiale umano importante e possiamo fare bene. Siamo tutti professionisti e per cui vi prego di seguire le mie idee e darmi la massima disponibilità. Mi è sembrato che un gruppo importante come questo lo farà e non credo di avere problemi. Mi piace lavorare e dare un’identità alla squadra e che i giocatori sappiano sempre che cosa fare in campo. Mi sembra di conoscere tutti i sistemi di gioco. Prima della partita con il Bologna c’è poco tempo e dovrà essere ottimizzato. Vedremo se questi ragazzi ci daranno subito soddisfazioni. Poi inizierà il vero lavoro. Il calcio non è una scienza esatta, ma ha bisogno di scienza. Nel calcio c’è anche la fortuna, ma credo che se tutti daranno il massimo  a iniziare dalla vita privata e fanno tutto quello che possono si potrà fare qualcosa d’importante. Ho già parlato anche con i magazzinieri e tutti mi devono aiutare perché dobbiamo fare gruppo. Questo è il mio modo di lavorare”.

Ha già pensato cosa dire alla squadra per il Bologna? Ha un’idea della formazione per domani?

“Mentre io sono qui i miei collaboratori stanno interrogando tutti i giocatori che hanno giocato e poiché hanno giocato un derby  purtroppo finito male devo capire chi di loro domani mi darà maggiori garanzie e in base a questo deciderà la formazione. Metterò in campo la migliore formazione possibile. Al di là della scienza ci sono anche gli episodi e ai ragazzi ho detto di pensare positivo e vorrei che domani tutto il pubblico avesse positività e crederci fino alla fine. Noi dobbiamo dare il massimo in campo e sugli spalti i tifosi, storici e che hanno un passato incredibile, ci sostengano e poi vedremo che cosa accadrà. Quella di domani per me è una partita da tre punti, proverò e proveremo … ma non dico altro, perché sono un po’ scaramantico. Il Toro è stato anche un po’ sfortunato, non voglio trovare alibi, ma volte non c’è stata fortuna. Cominciamo a sentirci positivi”.

C’è una squadra nella quale si rispecchia per ripercorrere ciò che ha fatto nel suo passato?

“Credo che tutti abbiano visto quando ho allenato che c’era la squadra di Mazzarri in campo. Nella mia carriera si è sempre vista la mia mano, ma questo non vuol dire 3-5-2 o che so io qualche altro modulo perché è importante che si veda che la squadra sa quello che deve fare. In certe annate ho avuto giocatori più forti e ho dato spazio al talento. Bisogna bilanciare le cose, l’importante è avere sinergia con la squadra. Spero che i giocatori riescano a capire la mia idea e il mio stimolo. Io sono sempre stato considerato un agitato  in panchina, ma se urlo lo faccio perché provo a dare ai giocatori tutti gli stimoli per vincere le partite. Quando ho affrontato il Torino da avversario tutti hanno visto che urlo e anche qui lo farò per far vincere il Torino”.

Darà un’identità nuova e forte alla squadra? Ha richieste da fare a Petrachi per il calciomercato?

“Il presidente, Petrachi e ognuno ha il suo ruolo e io mi considero un dipendente importante, ma è la società che fa il mercato, mentre l’allenatore deve fare il meglio possibile per la squadra. Mi sono preparato tanto per fare l’allenatore in prima e mi sono preparato per utilizzare qualunque modulo. L’esperienza mi dice che prima si guarda il valore dei giocatori e poi gli si cuce il modulo addosso. E’ bello avere un bel gioco, ma prima servono gli equilibri di squadra in modo da essere efficaci e ottenere i risultati.
Mercato? Io do indicazioni e quando ho accettato di venire al Torino l’ho fatto è perché penso ci sia un gruppo valido, ma solo dopo aver allenato potrò sapere il valore umano e capire s ei giocatori percepiscono la mia rabbia e la mia voglia di vincere. C come una spugna sto cercando di capire tutto e poi riferirò alla società, ma alla stampa non parlerò mai di mercato”

Lei conosce già Niang, quali sono le corde che toccherà per recuperare questo giocatore?

“Non posso dirlo perché rientra nel lavoro dello spogliatoio. E’ un bravo ragazzo che, però, non sfrutta il cento per cento delle sue qualità. Deve cercare di fare questo e capire che è arrivato il momento che fin dagli allenamenti deve tirare fuori tutto ciò che ha. Le chance non sono eterne. Lui è uno dei ragazzi con i quali devo parlare e poi dopo la partita con il Bologna lavorerò sulle menti e sugli schemi per far sì che i giocatori rendano al massimo perché migliorando il singolo si migliora la squadra”.

Cercherà di rinnovare la solidità difensiva? Recupererete qualcuno degli infortunati?

“La vedo dura recuperare qualcuno però vedremo. A me piacerebbe pressare altissimo, fare due tocchi e andare in gol, come il Barcellona. Ma dobbiamo guardare la realtà e chi ha vinto gli scudetti ha sempre avuto la miglior difesa. Il mio Napoli, quando stavamo bene, veniva penalizzato solo dai contropiedi. L’importante, in ogni caso, sarà vincere. La squadra è come un bilancini e devono tornare i conti e se si vedono le statistiche le squadre vincenti hanno sempre avuto la miglior difesa e non il miglior attacco. Chiedete a Cavani, Lavezzi e Hamsik e andate a vedere le statistiche, noi giocavamo settanta minuti nella loro metà campo. Voglio dire che si possono anche fare quattro gol e poi prenderne tre e vincere, ma di solito questo non paga”.

Domani seguirà l’onda tattica dell’ultimo periodo?

“Domani si vedrà per me è una gara da tre punti e spero che con la positività e con un po’ di fortuna, quella che è mancata al Torino finora, arrivi il risultato. Ho visto qualche gara del Torino e il Torino non ha avuto fortuna. Sentiamoci positivi e magari domani l’occasione da gol non finisce sul palo, ma in rete poi dopo si vedrà”.

Si attendeva una chiamata dalla Nazionale?

“Ma no, mi ha fatto piacere essere chiamato dal Torino. Con la carriera che ho fatto mi è piaciuto avere la possibilità di scegliere. E’ stato bello essere chiamato da Cairo, spero di non essermi sbagliato”.

L’obiettivo del Torino era di lottare fino alla fine per l’Europa League, la società le ha chiesto di ottenere questo risultato?

“Per crescere, per fare quello che … mi viene facile dirlo dove sono stato quattro anni, tre Napoli e Sampdoria dove ho incisa davvero perché ho avuto il tempo di lavorare. Credo che al di là del presidente gli obiettivi non si dicano, ma si perseguano. Nel nostro ambiente non si devono dirli li si deve perseguire gli obiettivi, si devono fare fatti e non parole perché a fare discorsi e proclami al novanta per cento si viene smentiti. Quindi il discorse è uno, al di là di quello che ci siamo detti con il presidente, con Petrachi e con Comi, potete chiederlo a tutti i mie ex giocatori lo spirito di Mazzarri è la partita dopo. Noi si crescerà se da oggi penseremo di fare al meglio la partita di domani, poi la correggeremo, vedremo gli errori che si sono fatti, se avremo vinto o perso, e dopo si correggono gli errori e si pensa alla partita dopo. Alla fine i risultati si valutano a fine campionato vedendo dove saremo arrivati. La somma dei punti della varie partite porterà a qualche cosa: questo è il principio già da ora. Programmare e fare nel calcio … questa è secondo me la programmazione: lavorare, migliorare di partita in partita, ma non solo se si è vinta una partita per fortuna e per i tifosi va bene così e anch’io sono contento, però, i giocatori devono sapere che abbiamo vinto per fortuna me che non si è giocato bene. Noi lavoreremo sul gioco, sulle cose sbagliare sia in caso di vittoria sia in caso d sconfitta. Credo che questa sia la crescita e facendo così arriveranno i risultati. I ragazzi del mio primo Napoli con i quali per la prima volta partecipammo alla Champions , eravamo tutti esordienti anche io, e di lì abbiamo passato il turno, abbiamo combattuto, battemmo il Manchester City. Preparammo la partita all’esordio a Manchester come vi ho detto senza pensare agli obiettivi, noi dobbiamo fare questo, e da quella volta il Napoli è sempre cresciuto e poi si riqualificò per la Champions. Parlo sempre del Napoli perché è la società dove sono stato si più, ma se volete vi dico anche dell’Inter fino a quando c’è stato il presedente Moratti eravamo secondi in classifica. Parlo della società perché quando un allenatore di una certo passato deve scegliere anche lui la società dove andare perché se avessi avuto la sensazione che il signor Caro domani venderà la società probabilmente non sarei venuto. La società è importante per un allenatore, è fondamentale avere una società alle spalle e nel momento in cui il presidente dopo tanti anni ha cambiato in corsa … il presidente mi ha detto che succedono una serie cose nel gruppo … e alla fine un allenatore più di tanto non può fare. Questo per elogiare anche il periodo in cui sono stato all’Inter, è stata una bellissima esperienza e il tempo ha detto che tanti che non avevano capito bene la situazione si sono ricreduti. Tutte le esperienze che ho avuto per me sono state belle, mi hanno formato, mi hanno dato qualche cosa in più anche quelle che sono state apparentemente negative per me sono state importanti e tutto questo bagaglio di esperienze spero di darlo a questi ragazzi e di dare il mio contributo d’esperienza anche alla società se vuole per crescere tutti insieme”.

Che cosa le ha lasciato l’anno all’estero?

“Avevo fatto un percorso in Italia partendo dall’Acireale e arrivando all’Inter.  In Italia avevo scoperto tutto e volevo fare un’esperienza all’estero e ho avuto la possibilità, vedevo la Premier in televisione, e quindi ho voluto provare. E stata un’esperienza bellissima, ma mi è piaciuto tornare in Italia. Queste sono cose mie, mie sensazioni che non si possono spiegare in pubblico. La Premier mi avrebbe dato la possibilità d continuare all’estero, ma mi è piaciuto tornare in Italia e il Torino mi sembra la società gusta per me”.