Lungimiranza e coraggio per sfruttare il momento e costruire un nuovo Toro
Il Torino si trova per l’ennesima volta di fronte alla necessità, meglio all’obbligo, di intraprendere un nuovo corso, o per dirla con altre parole, di avviare un nuovo progetto sportivo, dopo che la speranza di alzare l’asticella dovuta alla possibilità di tornare a calcare i campi europei si è frantumata tra sopravalutazione della rosa ed errori in sede di calciomercato. Farlo in questo periodo dove regna a livello mondiale l’incertezza e la crisi economica dovuta alla pandemia da Covid-19 potrebbe sembrare il momento sbagliato, ma potrebbe anche non esserlo perché il Torino non ha mire, e non potrebbe averle, di essere una squadra che lotta per i vertici del calcio nazionale.
Il Torino, realisticamente, deve porre basi solide puntando a ritornare ad essere una squadra di metà classifica per poi aspirare all’Europa League. Con questi obiettivi è possibile volgere a proprio favore questo periodo di grane difficoltà, potrebbe sembrare cinico, ma in realtà non lo è poiché si tratta solo di lungimiranza e coraggio di intraprendere un percorso di discontinuità gestionale con le linee guida del passato visto che, come hanno dimostrato i fatti, non hanno portato ad ottenere i risultati auspicati.
Il prossimo calciomercato, come detto da molti esperti, sarà all’insegna di una ridotta disponibilità di liquidità e gli affari si baseranno soprattutto sugli scambi. Fondamentale per cui sarà individuare e riuscire ad accaparrarsi i giocatori veramente utili. Il Torino ha nel proprio parco giocatori parecchi elementi che interessano ad altri club da Sirigu e Belotti, su tutti, ai vari Izzo, Nkoulou, Lyanco, Baselli, Zaza e Millico. Premesso che i primi due sarebbe meglio tenerli, sulla cessione degli altri si può ragionare. Così come si deve risolvere la questione dei giocatori che non hanno reso per quanto ci si aspettava, Aina, Djidji, Meïté e Verdi ai quali va aggiunto anche Zaza.
In un mercato difficile l’aiuto interessato dei procuratori potrebbe essere la chiave vincente. Certo può non piacere a presidenti e direttori sportivi che potrebbero vedersi sminuiti, ma per il Torino l’esempio del Wolverhampton che nella costruzione della squadra si affida in buona parte a Jorge Mendes, uno dei più influenti procuratori al mondo, potrebbe essere illuminante. Ad esempio, Mino Raiola, altro influente procuratore, cura gli interessi di Bonaventura e Pinamonti, più volte accostati al Torino, è vicino a Izzo e potrebbe anche dare una mano a Belotti che dopo aver interrotto il rapporto con lo storico procuratore Lancini ora con la moglie, Giorgia Duro, cura i propri interessi. Cairo e Bava non devono sottomettersi ai procuratori, ma utilizzarne l’influenza potrebbe essere un vantaggio per il Torino.