A Marassi il Toro dimostra di essere squadra
Battuta la Sampdoria, quarta vittoria consecutiva in trasferta, nessuna sconfitta nelle prime sette giornate di campionato e primo posto in classifica, da solo, in attesa di sapere cosa faranno Padova e Brescia, rispettivamente impegnate domani pomeriggio in trasferta con Empoli e Modena: scusate se è poco, ma il Toro è finalmente tornato. E non va tralasciato che ad agguantare il momentaneo pareggio è stato Suciu, ragazzo di belle speranze cresciuto nelle giovanili. Ora senza illudersi che si possa ammazzare il campionato si può oggettivamente affermare che la musica è cambiata, anche se nel primo tempo il Torino ha sofferto molto ed è andato in svantaggio, ma non si è fatto prendere dalla frenesia di cercare disperatamente il pareggio e ragionando ha lavorato prima per accorciare le distanze e poi per far sua la gara.
Diciamolo subito che quando Ventura al cinquantaduesimo ha fatto entrare Ebagua per Suciu, con il Torino che stava pareggiando, i più avranno pensato che l’allenatore si era fatto trasportare dalla voglia di vincere azzardando un attacco troppo spregiudicato. Ma così non è stato. Mister Ventura aveva ponderato la sua scelta e voleva far allungare gli avversari. Aveva capito che la verve agonistica sfoggiata nel primo tempo dai blucerchiati, che avevano costretto la sua squadra quasi sempre nella propria metà campo impedendole di attuare il possesso palla, non poteva continuare per tutto il match e inoltre voleva sfruttare la non sempre impeccabilità della difesa avversaria che se tenuta sotto pressione prima o poi un errore lo avrebbe commesso o comunque si sarebbe fatta trafiggere. E così è stato. Il Torino ha raddoppiato con Bianchi e nel finale, seppur si sia chiuso un po’, ha saputo mantenere il più possibile il possesso palla per impedire alla Samp di impostare la manovra nella ricerca del pareggio.
Il primo tempo dei granata è stato tutt’altro che impeccabile. Fin dall’inizio la Samp ha pressato il Torino stando corta e portando sei giocatori in fase d’attacco e anche quando non era in possesso della sfera cercava di ridurre lo spazio sui portatori di palla granata, creando negli avversari uno spazio eccessivo fra il centrocampo e l’attacco che rendeva più difficile le ripartenze in contropiede. La superiorità nella prima frazione di gioco dei blucerchiati è stata netta. La palla era quasi costantemente fra i piedi dei giocatori della Samp e il Torino era schiacciato nella propria metà campo, faceva fatica ad impostare il gioco, era carente nel palleggio e soffriva soprattutto sulla fascia sinistra, mentre a destra Stevanovic, autore poi della bella progressione e del cross a Suciu in occasione del pareggio, faticava a sfruttare gli spazi concessi dagli avversari. Nei contrasti uno contro uno erano quasi sempre i padroni di casa ad avere la meglio. Però nelle occasioni in cui il Torino riusciva a ripartire dava l’impressione di essere pericoloso se fosse riuscito a far girare di più la palla e se fosse stato più caparbio nel voler cercare il tiro in porta.
Note molto positive nel Torino sono state: la prova di carattere che lo ha portato a non mollare o ad andare all’arrembaggio quando era sotto di un gol; la determinazione con la quale ha ricercato ed ottenuto la vittoria; la capacità di sopperire alle assenze dei giocatori infortunati; la freddezza con la quale Suciu, al suo esordio stagionale da titolare, ha segnato; il lavoro di qualità e di quantità prodotto a centrocampo da Iori, ormai una certezza come lo è Ogbonna in difesa; i movimenti di Antenucci che spesso faceva anche il centrocampista aggiunto; lo spirito di sacrificio di Bianchi che in fase di recupero palla dava una grande mano ai compagni. In tutto questo gli insegnamenti dell’allenatore si vedono chiaramente.
Il Torino è tornato ad essere una squadra e sta imparando ogni giorno di più a credere nei propri mezzi, infatti nel secondo tempo ha giocato alla pari con la Sampdoria e ha meritato la vittoria. La palla non frulla ancora come vorrebbe Ventura e non si è ancora arrivati alla libidine, ma la goduria è tanta e può essere meritatamente assaporata fino in fondo.