Maradona e la sua ultima lettera. Una grande umanità
Diego Maradona scrisse una bellissima lettera al Corriere dello Sport in occasione degli auguri dei suoi 60 anni, avvenuti nemmeno un mese fa. Perchè questo era il Pibe de Oro, generoso con tutti. Doveva finire così, anni di lotte con la salute, ha sempre vissuto sull'orlo della vita e prima o poi sarebbe successo, il suo fisico è stato messo a dura prova e adesso l'ha abbandonato.
"Gracias, amigos. Grazie a tutti. Grazie per gli auguri, per la vicinanza e per l’affetto che continuate a mostrarmi. Mi danno forza e sensazioni positive, cose che in tempi di grande paura per la salute di tutti e di grandi sofferenze economiche per tanti sono assai preziose. Sessant’anni, sì. Sono pochi o sono tanti? Devo cominciare a sentirmi pure io un po’ vecchietto, oppure no? Beh, l’ammetto, me lo sono chiesto. Ma non so darmi una risposta. Se penso, se ragiono, se mi fido della mia voglia di futuro sono pochi perché pensavo e ragionavo così anche quando di anni ne avevo la metà. Se invece penso di fare una corsa, uno scatto, beh, allora mi sembrano tanti. Ma so di chi è la colpa: di tutto quel cortisone che per anni e anni mi è entrato nella schiena, nelle ginocchia e nelle caviglie per essere in campo sempre e comunque. Perché la gente così voleva; perché lo pretendevano gli incassi; perché vincere ad ogni costo una partita era l’unica cosa che contava. Ma sia chiaro: non maledico quei tempi. Non credo che a sessant’anni sia già tempo di bilanci, ma non rinnego nulla di quel che è stato e di quel che ho fatto. Non ho rimpianti. Non voglio averne. Certo, so di non aver fatto sempre cose giuste, ma se ho fatto del male, l’ho già detto, l’ho fatto solo a me stesso, non agli altri. Però da una quindicina di anni ho imparato a volermi più bene e ora sono felice".
REGALI - "Niente per me. Vorrei che questa pandemia assassina se ne andasse via, questo sì. Vorrei che lasciasse in pace tutti e soprattutto quei Paesi e quei popoli e quei bambini tanto poveri da non potersi neppure difendere. Vorrei che qui in Argentina come in tante, troppe, altre parti del mondo fossero sconfitti anche i virus della fame e della mancanza di lavoro che divorano la dignità delle persone. E poi, visto che non ce la faccio proprio a non parlare di pallone, vorrei che il mio Gimnasia, prossimo a tornare in campo, dopo novant’anni e più rivincesse il campionato. E se è vero che non c’è due senza tre, vorrei che un altro scudetto lo vincesse presto pure il Napoli. Lo seguo. Mi piace".