La battaglia personale di Cairo

20.06.2009 14:33 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: di Federico Freni per Carlonesti.it
La battaglia personale di Cairo
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© foto di Giacomo Morini

Un passo indietro. L'ha giurato, Urbano Cairo. Lo ha voluto rimarcare con particolare enfasi davanti a telecamere e taccuini nel giorno della presentazione del nuovo allenatore.

Di fronte ad una piazza che dal giorno della retrocessione ha individuato un colpevole sopra ogni altro per il fallimento granata (e quel colpevole è proprio lui), la miglior soluzione possibile era quella di defilarsi. E così Cairo ha fatto, almeno nelle dichiarazioni di volontà.

Un passo indietro del presidente, dunque. La soluzione migliore sia a livello mediatico-formale che sostanziale. Cairo ha colto la situazione con notevole lucidità. Il Toro è retrocesso e lui rappresenta il simbolo del fallimento? Un passo indietro. I giornali ed i media criticano, giustamente, il maniacale egocentrismo presidenziale, accentratore fagocitante incapace di aver costruito fino ad oggi una struttura societaria "normale" e sana? Un passo indietro.

Ha ricordato il Massimo Moratti dei tempi bui, il patron granata. Il petroliere nerazzurro spendeva e spandeva soldi, giocatori, allenatori e dirigenti senza riuscire a regalare e regalarsi neanche una piccola soddisfazione. La sua Inter suscitava ilarità negli spifferi dei corridoi istituzionali del Palazzo. Un presidente troppo innamorato, si diceva, che interviene in tutto, esageratamente, sino all'esasperazione. Fino ad una implosione interna. Al famoso "passo indietro" con annessa dimissione dalla carica di presidente in favore dell'eterno Giacinto Facchetti.

Ecco, con le dovute e sacrosante proporzioni del caso, incentrate, ovviamente, sulla differenza di portafoglio, Cairo ieri ha ricordato il suo illustre collega e petroliere meneghino.
Non ha messo in discussione la sua presidenza (e ci mancherebbe, anche se sarebbe stato un eccezionale coup de théâtre) ma si è fortemente messo in discussione, lasciando campo aperto a Rino Foschi, il primo dirigente granata da quattro anni a questa parte che potrà avere una sorta di carta bianca.

Come Moratti, Cairo nel suo piccolo si è affidato in passato a nomi da figurine panini, senza badare troppo ad una struttura di squadra conforme, solida e pratica. Si è circondato di cattivi consiglieri (i vari procuratori) e si è fatto prendere la mano nelle divertenti ma dispendiose girandole del calciomercato dove la ricerca dell'affare a basso costo, del prestito intelligente e della comproprietà di decine di cartellini hanno avuto lo stesso effetto adrenalinico di una puntata secca all'american roulette.

Ha preso il vizio, Cairo. Il vizio del gioco (del calcio) ma si è bruciato la mano e pure il portafoglio ed ora, almeno a parole, non vuol più ripetere gli stessi errori. Così ha deciso di accettare l'amara verità e intraprendere finalmente una terapia, la soluzione migliore e forse anche più banale: quella di smettere, tentando di entrare a far parte di quella particolare categoria di Presidenti Anonimi poco evidenti ma molto, assai molto più vincenti.

Ora, davanti all'imprenditore alessandrino si profilerà una strada in salita, un percorso difficile, di maturazione e sgomento. Le tentazioni non mancheranno ed il desiderio di mettere piede in un Ata Quark Hotel qualunque sarà irrefrenabile.

Ce la farà Rino Foschi ad aiutare il suo presidente in questa difficile battaglia?