Agroppi: "Una sconfitta nel derby è l'equivalente di schiavitù"

01.12.2012 11:00 di  Luca Ghiano   vedi letture
Fonte: TuttoSport
Agroppi: "Una sconfitta nel derby è l'equivalente di schiavitù"

L'ex giocatore granata Aldo Agroppi è stato protagonista di tanti infuocati derby con indosso la maglia del Torino. Lo stesso Agroppi ha scritto per TuttoSport un articolo sulle emozioni che solo il derby di Torino può dare ad un giocatore. Qui di seguito vi riportiamo l'articolo di Agroppi, vero cuore granata e mito dei tifosi.

Che cos’è un derby? Quali sensazioni provoca nel calciatore e nel tifoso? E’ una partita che pesa profondamente sulla città di appartenenza. Ne ho giocati molti a Torino, mai mi sono annoiato. Il derby ci avvolge, ci accompagna, ci esalta, ci consola, perfino ci annienta. Molti sostengono che è una partita come tutte le altre, non sanno quel che dicono. Il derby è una partita speciale, un evento particolare. Solo chi lo ha giocato o vissuto sa esattamente cosa si prova. Lo stato d’animo del calciatore e del tifoso varia continuamente, non si ripete mai. Una sconfitta è l’equivalente di schiavitù. I giorni che precedono il derby sfociano nella speranza, ma soprattutto nella tensione. Sei concentratissimo, ti sforzi per essere sereno, cerchi un riposo rilassante, ma il nervosismo è il tuo padrone. La parola del tifoso o di un famigliare, pur se amorevole, è fastidiosa, è di troppo. Lo sguardo del tifoso è sempre pieno di sogni. E’ uno sguardo dolce, quasi di culla. Il tifoso tutto ti concede, tutto giustifica, ma la sconfitta nel derby lo mette in ginocchio. Perdere il derby vuol dire chiudersi in un silenzio interiore, un dolore nascosto, una tristezza che accompagna il tifoso nel viaggio di ritorno verso casa e l’indomani mattina sul posto di lavoro. E allora capisci che non puoi fallire quella partita.

Quante notti tormentate ho trascorso prima di un derby, ore e ore a immaginare quanto e cosa avrei dovuto fare il giorno dopo. Nemmeno una luna amica riusciva a rilassarmi, la notte era infinita. Finalmente la gara, le ansie e le paure confinate nel passato. Ormai siamo in campo. Noi del Toro, pur se manovali, operai salariati di fronte alla razza padrona, mai abbiamo provato smarrimento, l’annientamento di noi stessi. Ci siamo battuti, esaltati, per non morire in un anonimato totale. E’ vero, abbiamo anche perso e la sconfitta nel derby ha avvelenato per qualche giorno la tua vita, il tuo umore. Tutto funziona male, sconfitta nel derby vuol dire vedere i propri tifosi perdere il sorriso, l’equilibrio nei giudizi. Per loro capire non è facile. Hanno l’impressione di essere stati abbandonati. Ti negano l’amore di sempre. Non contano le promesse di pronto riscatto. Il tifoso a questo punto sollecita un solo pensiero, vincere il derby successivo. Non osa chiedere altro. Si giunge così al giorno del possibile riscatto, la partita di ritorno. Un abbraccio collettivo, un’intesa perfetta, una gioia ritrovata.

Vi sembra dunque che un derby sia soltanto una partita? Ho conosciuto la gioia più sfrenata vincendo lo scontro, mi sono sentito prigioniero quando ne sono uscito sconfitto. E’ stato insopportabile sottostare alle sue esigenze. Indimenticabile il gol vittoria che realizzai in un derby scudetto nel marzo ‘72. Nemmeno il tempo di sorridere. Nel derby successivo, 1 a 0 per la Juventus, rete di Cuccureddu, mio diretto avversario. Mi sentii in colpa. Quel pomeriggio molte lacrime rimasero sul campo. Ero io che piangevo. Un pronostico per questo derby? Spero tanto vinca il peggiore!

Aldo Agroppi