Sollier: "Il Torino deve trovare uniformità di idee tra società e staff tecnico"
Paolo Sollier, ex calciatore torinese ed ora scrittore di successo, negli anni settanta aveva scritto un libro cosiddetto “rivoluzionario” nel mondo del pallone “Calci e sputi e colpi di testa”. Qualche anno dopo la triste scomparsa di Gigi Meroni tornava sulla scena calcistica un giocatore "riformatore", diverso dai cosiddetti perbenisti del pallone, con meno fortuna calcistica della mitica farfalla granata. Il libro era orami introvabile fino a che la Kaos Edizioni non ha deciso di ripubblicarlo con delle aggiunte, come articoli di giornale e la voce dei critici. Oggi non sarebbero più attuali le idee di allora, ma c’è sempre un qualcosa che può accumunare le lotte degli anni settanta ai problemi attuali. “Probabilmente la situazione è addirittura in fase regressiva”, dice Sollier, “All’epoca in cui ho scritto il libro, si sono raggiunti dei traguardi dopo le lotte condotte, la legge sull’aborto, sul divorzio, il diritto delle donne e così via”.
Il calcio si occupa di problemi sociali,di beneficenza, ma ha sempre timore a prendere posizioni magari su questioni più politiche, come, per fare un esempio, la lotta degli studenti, la sanità, i bassi salari ed il poco potere d’acquisto che ha oggi la gente comune: “A prescindere che è lodevole quello che fanno a scopo benefico, è vero, il calcio potrebbe fare molto di più. Alla mia epoca magari non si prendevano in considerazione certi problemi, ora c’è troppa ricchezza a fare la differenza. Sono convinto che, se anche un solo calciatore di peso prendesse posizioni su determinate problematiche, avrebbe un effetto incredibile per l’importanza che il calcio ha nella vita quotidiana”.
Un altro problema del nostro calcio sono le decisioni arbitrali, si urla tanto contro gli arbitri, succedeva anche alla sua epoca? “Quando giocavo io c’era meno potere mediatico, ma era sistematico che ci fosse un occhio di riguardo verso le grandi, quella sudditanza psicologica che un direttore di gara aveva nei confronti dei grossi nomi. Noi sapevamo già che era così quando scendevamo in campo. Tuttavia oggi si vuole perfezionare troppo il calcio, mentre l’errore fa parte dell’imprevedibilità e bellezza di questo sport e tra gli errori ci sono anche quelli arbitrali”.
I pantaloncini tirati giù da Plasmati domenica in Catania-Torino si ouò considerare solo un fatto goliardico? “A dire il vero è un episodio strano, non contemplato nel regolamento, dunque impossibile da decifrare ed eventualmente da sanzionare. Se è stato fatto per irridere l'avversario non è un bel gesto”. Secondo lei Gilardino è un perseguitato dagli arbitri? “Direi di no. E’ chiaro che quei giocatori che si sono macchiati di atti di furbizia vengono guardati con sospetto e più attenzione da parte degli arbitri, ma è giusto e normale che sia così. Per me Gilardino ha mancato l’occasione di prendersi le sue responsabilità e andare dall’arbitro a dire: ho segnato con la mano. Sarebbe stato un gesto da incorniciare che l’avrebbe reso un mito”.
Passiamo alle dolenti note granata, come mai il progetto del Toro non decolla? “Perchè funzionino tutte le componenti, società, staff tecnico e giocatori, ci vuole unità di intenti. Mettere sempre sotto processo l’allenatore, che si sente sempre a rischio, non giova alla serenità di squadra, anche i giocatori possono approfittare della situazione in attesa di… eventi”. La decisione di lasciare fuori Rosina e Bianchi la condivide? "Sì, non ci devono essere intoccabili, nemmeno tra i grossi nomi. Ho visto qualche volta giocare Rosina e sinceramente l'avrei lasciato fuori anch'io. Al Toro spesso i tifosi esaltano un giocatore prima che si sia davvero dimostrato all'altezza".
Lei era molto amico di Novellino ai tempi del Perugia, che ricordi ha di lui? “Eravamo amici e lo siamo rimasti. Inizialmente lui mi prese il posto, poi il Perugia cambiò modulo e anch’io tornai titolare. Novellino mi ha stupito per la sua severità di allenatore, quando giocava era indisciplinato e non sottostava agli schemi del mister. Per me è uno dei migliori allenatori italiani e spero che trovi presto un’altra panchina perché non merita di stare a piedi. Di lui quello che mi piace è la lealtà. Una grande persona”.
Paolo Sollier - "CALCI E SPUTI E COLPI DI TESTA" - Pagg. 186 – € 16,00 - Kaos Edizioni