Caro Sinisa, ti meriti il colbacco di Giagnoni

28.05.2017 16:22 di Marina Beccuti Twitter:    vedi letture
Caro Sinisa, ti meriti il colbacco di Giagnoni
© foto di Ingrati

Il Gruppo degli Ingrati, nato su Facebook, che sta continuando a richiamare tifosi, ha incontrato ieri sera nel ritiro di Leinì Sinisa Mihajlovic per regalargli un colbacco, atto dovuto per onorare la sua grinta pari a quella di un mister mai dimenticato come Gustavo Giagnoni. Il premio, consegnato da alcuni membri degli Ingrati con affetto, è stato ben accetto da un sorridente Miha, mentre, divertito, scatta alcune foto il gallo Belotti.

Insieme al colbacco a Miha è stato regalato anche il libro di Paolo Ferrero 'Dentro a un colbacco granata' e una bella lettera, che potete leggere di seguito.


"Caro Sinisa, ti chiederai forse stupito perché un gruppo di tifosi ti abbia regalato questo strano cappello, che ora forse stai stringendo tar le mani. Per giunta un colbacco, un cappello invernale, quando ormai l’estate sta per affacciarsi prepotente su questa città. Perché proprio a te, che in fondo sei a Torino da poco, perché non ad altri? Gli uomini passano da noi, ne abbiamo visti tanti. Ma alcuni rimangono. Vedi Sinisa, vogliamo raccontarti una storia, una storia molto breve. Perché noi, nel nostro tifo, siamo rimasti bambini, e ai bimbi piace ascoltare le storie rassicuranti. C’era una volta, tanto tempo fa, un uomo che allenava la nostra squadra. Ea un uomo che veniva da un’altra regione, era burbero, ma aveva un cuore d’oro che nascondeva dietro la sua scorza. Arrivò da noi e comprese che il Toro, se voleva esistere, non poteva fare a meno di alcune caratteristiche: la voglia di rivalsa, il desiderio di vittoria sempre e comunque, l’importanza dell’onestà, per dare un senso non solo allo sport ma alla propria gente. Quell’uomo aveva visto lungo, sai, Sinisa? Aveva compreso in poco tempo che a noi del Toro piace molto di più uno sguardo feroce e determinato ma leale, teso ad ottenere sempre il meglio, piuttosto che uno di supponenza, che con noi ha ben poco a che fare. Quell’uomo si chiamava Gustavo. Portava sempre un curioso colbacco con una sciarpa granata al collo. Eravamo a un passo dal vincere uno scudetto. Gli rubarono la partita in un giorno di pioggia a Genova. Gli rubarono la partita e ci rubarono un sogno. Un giorno, durante un derby, un giocatore sbruffone dell’altra squadra, passò davanti alla sua panchina dopo un gol e lo prese a sberleffi. Lui reagì, forse sbagliando, ma fece quello che avremmo voluto fare tutti noi. Lui diventò noi. Aveva anche un cognome si chiamava Giagnoni, Gustavo Giagnoni. Sono passati molti anni, ma l’abbiamo sempre tanto amato. E non abbiamo dimenticato quel colbacco che portava, simbolo di un tremendismo che incarnava il nostro spirito. Gli uomini passano da noi, dicevamo. Ci chiamiamo “Ingrati!” perché per 5 lunghi anni siamo stati costretti a sentire il nostro spirito schiacciato da ghigni che ci dicevano che il nostro tremendismo ormai era una cosa passata, non più al passo coi tempi, che ora erano illuminati soltanto grazie alla fredda intelligenza tattica di chi ci “insegnava calcio”. Per noi è stato un lungo inverno, e non abbiamo portato gratitudine quando, un anno fa, è finito. Poi sei arrivato tu, col tuo modo di fare. Con il tuo sguardo, col dire e pensare le cose che avremmo voluto dire noi. Non c’è bisogno di dire molto tra uomini, quando ci si intende con lo sguardo. Ti regaliamo questo colbacco Sinisa, come segno della nostra gratitudine e della nostra stima. Un ideale passaggio di consegne tra quello che è stato e quello che è. E speriamo sarà a lungo. Gli uomini passano da noi, ne abbiamo visti tanti. Alle volte si fermano a lungo, ma non lasciano un minimo segno, e quello che ricordi di loro è soltanto il freddo dell’inverno. Ad altri invece basta poco per restare nel cuore. Tu sei e sei stato la nostra estate alla fine di un lungo inverno. Grazie Sinisa. Gli Ingrati!".