Vista dalla curva. Una Befana da mandare in soffitta

07.01.2012 10:00 di  Riccardo Billia   vedi letture
Vista dalla curva. Una Befana da mandare in soffitta
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© foto di Federico De Luca

Insoddisfazione, disillusione, rabbia e qualche sintomo di sincera preoccupazione. Un menù sintetico quanto pesante da digerire per il pubblico della Maratona, quello offerto all’ora di pranzo dal Toro contro un Albinoleffe in versione miracolata. Un sole primaverile accoglie i ragazzi in curva, dove spiccano sorrisi e sfregamento di mani, all’insegna dello slogan: “contro i bergamaschi e l’Ascoli, sono sei punti sicuri”. Prima di maltrattare le corde vocali per sostenere i beniamini, è d’obbligo salutare uno dei pochi veri totem granata degli ultimi vent’anni, seduto in tribuna: Emiliano Mondonico. La sua sedia alzata è entrata di diritto nelle immagini più significative della storia torinista. Ma la Befana 2012 ci riporta ad una sfida di B, quella che chiude il girone d’andata. La curva appare meno tonica del solito. Forse i bagordi delle feste natalizie hanno ingolfato un motore sempre brillante. E la squadra in campo si allinea senza tanta fatica alle difficoltà di esplosione della Maratona. Ci risiamo: l’Albinoleffe ha un impianto eufemisticamente prudente, come tutte le squadre, salvo l’allegro Pescara, in visita all’Olimpico. Le sensazioni maligne iniziano a pervadere i condottieri sugli spalti. Leggera sufficienza, determinazione e fame carenti, iniziano ad infastidire. Il pericolo vero giunge dalle maglie celesti: Cocco testa la reattività di Morello, tornato titolare dopo secoli. In casa Toro, il divieto di calciare dal limite dell’area, imposto da chissà quale santone, non viene salutato con estrema gioia: in fondo per gonfiare la rete è fondamentale calciare, cari ragazzi. E, a parte un sinistro oratoriale di Bianchi e un destro dilettantistico di Verdi, le emozioni fanno appello all’arbitro Nasca, personaggio fantasy, oggi in vena di protagonismo assai futile. Quantomeno, il fischietto pugliese si ricorda che le caviglie vanno salvaguardate, e caccia Girasole poco prima della fine del primo tempo. La Maratona si risveglia, il Toro no. Il copione solitamente a lieto fine, oggi viene cambiato. Fuori si urla e si impreca con una certa dimestichezza, ma in campo la sveglia non suona. Antenucci prova a scuotere la squadra dal torpore con un colpo da biliardo: il palo dice no. Nel ribaltamento di fronte, Foglio ridicolizza Vives, viene ineluttabilmente steso da Iori al limite area, e soprattutto ammutolisce la Maratona. Il cervello di Varese finisce in quell’istante la sua prima apparizione dell’anno. Ventura cambia le carte in tavola, ma il timore di un mezzo-flop casalingo si fa largo tra la gente. Le analogie con le precedenti sfide sono numerose. Questa volta, però, lo spettacolo è piuttosto amaro. La truppa attacca verso la Primavera, e la Maratona vorrebbe invadere il rettangolo verde per spingere quella maledetta sfera dentro la porta. Non si può confidare in Bianchi, smarrito e lontano dai suoi momenti migliori. Antenucci è poco cattivo nel calciare un ghiotto pallone ,che finisce sui guantoni di Offredi. Dunque si pongono le speranze su Ebagua, neoentrato. Programmato per carburare dopo almeno mezz’ora, l'ariete ex Casale stupisce tutti. Riesce a infiammare lo stadio dopo 5’, con una scena da film horror. L’atroce Nasca gli nega un calcio piazzato dal limite, e lui frigna fino a farsi espellere. Il gioco delle parti invoca una pioggia di fischi per l’uomo fosforescente, ma all’uscita dallo stadio, gli aggettivi da censura erano anche per l’attaccante italo-nigeriano. Oggi la trappola non ha funzionato. Cucinare gli avversari a fuoco lento, sta forse diventando un’arma a doppio taglio. La Maratona applaude a fine gara, il primato è salvo quanto poco saldo. Sabato arriva l’Ascoli: la riscossa immediata è un già un ordine.