Un brutto Toro perde il treno per la promozione diretta
Flavio Bacile
Ennesima delusione, ennesima partita da capire, obiettivo promozione diretta praticamente sfumato, questa volta senza scusanti, senza poter tirare in ballo sfiga, arbitro, o altro. Questo Toro diventa sempre più brutto, poche idee, poco gioco, poca forza, poco insomma. Dopo Lecce che doveva essere la partita della svolta, dove aspettavamo un Toro sostanzialmente diverso, dopo il pareggio interno contro il Piacenza, più per demerito dei granata incapaci di chiudere la partita contro un avversario che era apparso tecnicamente inferiore, che per i reali meriti del Piacenza, comunque bravo a crederci fino alla fine, ci si aspettava la partita perfetta, quella da incorniciare, quella che ti da, la benzina per chiudere il campionato ad ali spiegate. Purtroppo non è stato così, anzi, se, è mai possibile, questa partita ha acuito le difficoltà dell’undici di Colantuono, e lasciato seri dubbi sul proseguimento del campionato.
All’Olimpico fa un figurone il Cesena di Bisoli, squadra evidentemente costruita meglio del Toro, che gioca un calcio logico, di squadra, tutto corsa, pressing, raddoppi sistematici sul portatore di palla, con alcune buone individualità, messe comunque al servizio del gruppo, ed un allenatore giovane, che dimostra sulla panchina quanto di buono si diceva di lui quando era in campo.
Il Toro? Com’era successo a Lecce, e non solo, per i primi quarantacinque minuti praticamente impalpabile, bruttissimi, non un tiro in porta che sia uno, non una sola azione che si possa nominare come tale. Centrocampo sempre in difficoltà e costantemente in inferiorità numerica, gioco monocorde, palla a Gasbarroni o Leon in attesa che qualcosa succeda, e se questi non sono ispirati, solitamente non succede nulla, esterni difensivi che non spingono praticamente mai, con Rivalta che è un buon difensore, e D’Ambrosio, schierato a sinistra, che con tutta la buona volontà con il sinistro “crossa” evidentemente peggio che non con il destro, Pià e Bianchi costretti a giocare palloni lontani dalla porta e dall’area di rigore.
La ripresa si apre con una buona opportunità per Leon che s’invola in contropiede, sbagliando poi l’ultimo passaggio, ed il gol di Ogbonna su calcio d’angolo. Siamo al 47’, si pensa che la partita sia al punto di svolta, e non si sbaglia. La svolta c’è, ma è il Cesena a menare ritmo e partita, con il Toro che sembra sempre lì sul punto di cedere, senza riuscire mai a sfruttare le enormi praterie che si aprono davanti agli avanti granata. La cosa strabiliante non è tanto la facilità dei romagnoli nel giocare la palla, nel vincere i contrasti, nel proporsi sempre con più impeto in attacco, quasi alla garibaldina, ma le difficoltà del granata a gestire palloni apparentemente facili. E proprio da uno di questi palloni “sporchi”, nasce l’angolo che porta al pareggio del Cesena, al 77’ con Ceccarelli, che si trova inspiegabilmente solo a due passi da Sereni. Pareggio giusto, ci mancherebbe, anzi si comincia a temere il peggio.
Peggio che fortunatamente non arriva, il Cesena, che evidentemente aveva spinto troppo e che quasi ottanta minuti ha fatto la partita, si accontenta di un pareggio che alla fine può anche ottimi risvolti in chiave promozione diretta, il Toro non ha la forza di ribaltare nuovamente il risultato.
Fine di tutti i sogni?
Se il Toro è questo, evidentemente si.
Se dimostra di poter essere una squadra diversa, forse si può sperare ancora.
Certo che è difficile pensare che si possano vincere tutte le partite restanti, oggi più che mai.