Torino, l'obiettivo è tornare da Piacenza con i tre punti
Flavio Bacile
Tre punti per tornare a vivere, per spazzare via nuvole e nuvoloni che si stanno addensando sul cielo di Torino, non si può fare altrimenti, il rischio di precipitare in un baratro questa volta è vivo e presente. Contestazione o meno, a questo ritmo il Toro la serie A se la sogna, lo dice la matematica, 1,36 punti a partita la media delle ultime 11 gare, con una fragilità interna che oggi come oggi spaventa.
Allora più salutare, per ora, giocarsi le proprie carte in trasferta, con una meglio due prestazioni veramente convincenti, risultato e gioco, per dire addio a quella discontinuità che sembra essere il primo marchio di fabbrica di questo Toro. Buone, ottime prestazioni, seguite da tonfi clamorosi, contro squadre, badate bene, che nulla di più hanno fatto che giocare la loro onesta partita, senza esaltarsi o esaltare il pubblico presente. Forse è la cosa che più ci fa male, aver perso più per demeriti nostri che per meriti altrui.
Domenica contro il Lecce, il Toro ha mostrato tutte le sue facce, quelle che lo hanno accompagnato dall’inizio dell’anno. Primo tempo dignitoso, non esaltante, e sotto le reali possibilità della squadra di Colantuono (e non è la prima volta), con i giallorossi capaci di passare in vantaggio al primo tiro in porta, secondo tempo all’arma bianca, in trincea si potrebbe dire, senza poi correre rischi reali (una piacevole conferma), con il pubblico che dagli spalti quasi soffia sulla palla per mandarla dentro. Pareggio prima, gol “vittoria” al 92’ sempre di Bianchi. Poi la faccia che ormai non ti aspetti più. Una disattenzione grave, come la ha giustamente definita DDM, a partita vinta aggiungo io. Risultato, Lecce due tiri due gol, Toro le mani nei capelli, con il termometro che sale ben oltre i normali valori fisiologici.
Ad oggi, le terapie possono essere tante, il rimedio rimane unico, la vittoria. Colantuono può essere più sereno guardando alla prestazione offerta contro i salentini, forse si, forse no, di fatto, buttare via punti per strada non è mai salutare, salvo poi che non si abbia la forza di riprenderli subito, ed il Toro questa forza deve dimostrarla tutta. A Piacenza, Ficcadenti o Castori, per i granata non cambia più di tanto, il campionato chiama, e per fortuna non si è ancora manifestato “il Bari” della passata stagione, tutti a guardare bene viaggiano sottoritmo. Ma il Toro no, non può proprio permetterselo. Per se stesso, per il proprio blasone e per la propria tifoseria. Lo sa bene Foschi, che in settimana ha affibbiato un 5.5 al campionato dei granata, lo sa anche meglio Colantuono, l’unico non ancora toccato dalla contestazione, segno che gli si riconosce il suo lavoro. E proprio al tecnico romano spetta l’ultima parola, questo Toro deve cambiare marcia, lo so è una banalità, ma Colantuono può farci sapere se è solo una questione di testa o di uomini.
L’ottimismo non mi manca a volte fa a pugni con le sensazioni, aldilà delle defezioni in difesa di domani, la squadra c’è e prima o poi verrà fuori. C’è Piacenza Torino, “l’umore è buono”, almeno quello della squadra. Quello dei tifosi aspetta per manifestarsi.