Quei cori a Balotelli una vergogna nazionale

Abbiamo scelto questo bellissimo articolo di Gianni Mura per commentare quanto successo domenica all'OLimpico di Torino. Per riflettere tutti quanti
21.04.2009 09:20 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: www.repubblica.it
Quei cori a Balotelli una vergogna nazionale
TUTTOmercatoWEB.com

Gianni Mura

Tutto nel segno di Balotelli. Anche grazie a un suo gol si chiude il discorso al vertice del campionato, ma il tifo razzista contro di lui a Torino apre un nuovo capitolo. "Se fossi stato allo stadio avrei ritirato la squadra" ha detto Moratti. Nel pomeriggio di ieri le scuse di Cobolli Gigli. E intanto il calcio italiano si scopre brutto in campo, ottuso e violento intorno al campo, lontano dall'Europa. Non è una bella fotografia, ma fotografa la realtà. E sottovalutarla, far finta di nulla non conviene a nessuno.
Altre considerazioni.
1. Peccato che Moratti non fosse a Torino e quindi non potesse ritirare la squadra. Un segnale forte sarebbe servito. Così, si prende atto che l'arbitro, in sintonia col delegato all'ordine pubblico, può sospendere la partita per uno striscione razzista non rimosso, ma per cori razzisti no. Per un bengala , un petardo sì. Per cori razzisti no. L'arbitro può segnalare i cori nel suo referto. In genere scatta una multa (cifre ridicole, poco più d'un buffetto sulla guancia).

2. Il razzismo negli stadi non è un male solo nostro, è diffuso in Europa, e per l'Uefa e per Platini che la dirige questa è una battaglia da vincere. Occorre cambiare le regole al più presto e dare più armi agli arbitri (che palesano spesso improvvise sordità). Occorre inasprire le sanzioni, da quelle economiche (che si possono destinare a campagne d'educazione) a quelle sportive. Inasprire significa non aver paura di stangare: in caso di recidiva, passare dalla chiusura dello stadio alla partita persa alla penalizzazione in punti all'esclusione dalle coppe europee.

3. Balotelli farà 19 anni in agosto. Ha atteggiamenti da bullo, non rispetta nessuno (cosa che piace a Mourinho, ma dovrebbe preoccuparlo), deve imparare a muoversi da professionista e a non sprecare il suo talento. Siamo in tanti a sperare che chi gli è più vicino (la famiglia, qualche compagno di squadra anziano) gli faccia capire cose giuste, atteggiamenti più sereni. Balotelli ha la vocazione, può anche fare a meno della provocazione, sempre che non sia un atteggiamento spinto di legittima difesa. E comunque niente di tutto questo giustifica mezzo stadio a urlare di tutto a un ragazzo che ha, nella visione idiota degli urlatori, non una colpa ma due: ha la pelle nera ed è italiano, gioca in Nazionale Under 21 e presto, secondo molti osservatori, arriverà alla Nazionale maggiore. Le banane e il verso della scimmia in Inghilterra li portarono negli stadi i seguaci del National Front quando Viv Anderson e John Barnes, neri, indossarono la maglia della Nazionale.

4. Non esistono negri italiani, questo era uno degli slogan a Torino. La polizia indaga e qualcosa troverà, con tutte le telecamere a disposizione. Troverà (a disposizione anche su Facebook, in molti blog di tifosi) il solito ciarpame promosso a ideologia: qualche svastica, qualche ritratto di Hitler e di Mussolini, molto odio da rovesciare addosso al prossimo. Si porta nello stadio quello che si respira nelle città (non solo in periferia). Lo stadio dà un'eco più vasta, altro che picchiare il cingalese che vende fiori, e si rischia meno.

5. Chi prova a cambiare qualcosa (in meglio) dei riti da stadio, viene additato come un utopista, se non un coglione (parlo della Fiorentina). A me sarebbe piaciuto vedere un giocatore della Juve, uno, non pretendo tutti, fare un segno alle curve: adesso basta, piantatela. Sarà per la prossima volta, forse.