Il mercato del Toro non decolla e tra nove giorni inizia ufficialmente la nuova stagione
Belotti va o Belotti resta? L’interrogativo dovrebbe essere ormai anacronistico, clausola permettendo. Perché nelle dichiarazioni di ieri, il Presidente Cairo ha ribadito per l’ennesima volta la sua ferma intenzione di non privarsi del Gallo, a meno di un team straniero in grado di assolvere al pagamento cash della clausola rescissoria che taglierebbe fuori il Presidente da ogni decisione.
Bene, tenere il bomber più amato dai tifosi dai tempi di Pulici è sicuramente una base importante. Il resto del mercato però è inspiegabilmente bloccato, come attendesse fresche iniezioni di denaro dalla cessione più remunerativa. E così, nonostante il Presidente Cairo sia passato all’incasso dai suoi esimi colleghi Pallotta e De Laurentis, la rosa è praticamente la stessa dello scorso anno. Quella che è arrivata nona in campionato, ben lontana dall’Europa che aleggia spesso quando si parla di Toro. A nove giorni dall’esordio ufficiale in Coppa Italia e a un paio di settimane dall’inizio del nuovo campionato, il DS Petrachi ha portato a casa solo il doveroso sostituto di Joe Hart, finito al West Ham senza nemmeno provare a trattenerlo e un giocatore retrocesso con l’Osasuna la scorsa stagione, sconosciuto ai più. Se Sirigu si spera possa tornare ai tempi in cui conquistò la maglia della Nazionale, per così degnamente sostituire il portiere dell’Inghilterra, per Berenguer ci sono tante belle speranze e poco più. Lo spagnolo è giovane e pare talentuoso, ma non sposta gli equilibri al momento e, anzi, è tutta da verificare la sua adattabilità al campionato italiano.
Gli acquisti arriveranno ha ripetuto anche ieri il Presidente. Bisogna vedere quali saranno però. Perché Cairo parla di “Alternative ai giocatori che abbiamo in rosa”, ma con delle semplici alternative l’asticella non si alza. Inutile indorare la pillola: la formazione attuale, non è da Europa League. Anche Mihajlovic lo sa. Infatti ha chiesto quattro rinforzi, lo ha fatto pubblicamente e sempre pubblicamente il suo datore di lavoro li ha ridotti a tre. E tre siano, sia mai che nell’abbondanza qualche possibile plusvalenza non trovi il campo con la continuità necessaria a rivalutarlo e rivenderlo come sempre fatto negli ultimi anni dalla società di via dell’Arcivescovado. Ma che almeno questi tre arrivino senza i soliti sfinenti tira e molla.
Il periodo di cui sopra ha almeno due buoni motivi per essere preso in considerazione: primo perché con il campionato alle porte sarebbe ora di consegnare i giocatori all’allenatore, in modo che possa lavorarci almeno per l’ultima parte del ritiro e non buttarli nella mischia alla seconda giornata di campionato, con un allenamento o due al massimo svolti con i compagni. Secondo e non meno importante, perché i fondi per andare a prendersi i giocatori necessari al progetto non mancano. Almeno quest’anno, tutti sanno che sono arrivati parecchi cash e che andrebbero per buona parte reinvestiti senza lesinare in nome di bilanci che possono essere coperti da altre entrate (vedi diritti Tv, abbonamenti, merchandising, cessioni minori di calciatori). Invece il Presidente continua a snocciolare ad ogni intervista le spese sostenute per riscattare Iago Falque (a gennaio) e per gli acquisti (prima della fine della scorsa stagione) di Lyanco e Milinkovic Savic, ma non ricorda mai che il 30 giugno di quest’anno qualcosa come 30 milioni di euro e spiccioli, residui dell’obbligo di riscatto per i passati acquisti di Bruno Peres e Maksimovic, sono entrati nelle casse della sua società. Questo è inspiegabile, come lo è non riuscire per una volta, con un tesoretto simile a disposizione, andare a prendersi un giocatore desiderato dall’allenatore, senza il terrore di pagarlo 1 centesimo in più di quanto ipotizzato.
Nella speranza che gli innesti arrivino presto e siano più che delle “alternative”, dove tra le righe si può chiaramente leggere “riserve”, si dovrebbe riporre in un cassetto la parola Europa. Per evitare di illudere i tifosi che per questa maglia hanno già sofferto abbastanza.