Toro e Juve unite contro la Sla
Non ha mai giocato a calcio, ma è stato colpito dalla peste dei calciatori: la Sla. Ma Michele Riva, 49 anni, non ha smesso di lottare, e dal letto d’ospedale dove è paralizzato, lancia un appello al mondo del calcio affinchè si mobiliti per raccogliere fondi per la ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica.
Il suo sogno è quello di organizzare all’Olimpico un derby benefico tra le due squadre cittadine, la Juve e il Toro, di cui è tifoso sfegatato. Per lanciare l’iniziativa, ha scelto le pagine di CronacaQui e il sito internet del nostro giornale, dove potete ascoltare il toccante messaggio che ci ha letto grazie ad un sofisticato comunicatore vocale. «A Torino l’ultimo derby della solidarietà si è svolto nel 1994 – ha detto -. 14 anni sono troppi ed è giusto organizzare nuovamente una sfida benefica per una causa così importante. Vorrei tanto che Juventus e Torino organizzassero questo derby della solidarietà per dare una mano agli oltre 5mila e 500 malati di Sla e alle loro famiglie». Poi Michele si è rivolto ai tifosi delle due società. «Gli unici che possono convincere i club ad organizzare questo derby – ha spiegato -. Scrivete in tanti alle dirigenze delle due società e vedrete che la vostra richiesta verrà ascoltata».
Oltre a Michele, l’idea di organizzare un derby di beneficenza per raccogliere fondi contro la Sla è portata avanti da altri 8 malati torinesi di sclerosi laterale amiotrofica e ha già ottenuto l’importante patrocinio della fondazione Vialli&Mauro, dell’Aisla di Asti e il sostegno di giornalisti di fama nazionale come Mario Sconcerti. L’incubo che da 8 anni tormenta la vita di Michele è lo stesso che vivono ogni giorno gli altri malati di Sla. I primi sintomi della malattia si sono manifestati nel 2000.
Un formicolio alla mano sinistra che inizialmente sembrava una sciocchezza si è rivelato l’inizio del lungo calvario. Un sofferenza che ha fatto dire a Michele che «È proprio vero che in certi casi ci va più coraggio a vivere che a morire». Ma Michele ha sempre trovato la forza per andare avanti e con il solo movimento degli occhi ha scritto in prima persona, grazie ad un sofisticato computer, il libro “Il ramarro verde”.
In quelle pagine, Michele ripercorre la sua vita dall’infanzia alla diagnosi a soli 41 anni della malattia. «È un invito ai lettori a non mollare mai». Un invito che l’autore rivolge anche alla ricerca scientifica. «Non è stato fatto tutto il possibile per sconfiggere la Sla – ha aggiunto -. Mi auguro che ora che il calcio ha smesso di fare lo struzzo si trovino i fondi per aiutare la ricerca a battere questo terribile male chi mi sta distruggendo. Juve e Toro, non abbandonatemi».
an.mag.