OMBRE sullo Zenit, ma non ci sono prove
Ombre dalla Spagna, ma nessuna prova, sulla coppa Uefa conquistata l'estate scorsa dallo Zenit di Pietroburgo: i quotidiani El Pais e Abc riferiscono oggi che il giudice spagnolo Baltasar Garzon ha informato le autorità giudiziarie tedesche di telefonate sospette intercettate nelle quali esponenti della mafia russa si sono vantati di avere comprato la semifinale Zenit-Bayern, vinta dai russi per 4-0.
Nelle telefonate - registrate dalla polizia spagnola nel quadro di una inchiesta sul riciclaggio di danaro sporco da parte della mafia russa che ha portato in giugno al loro arresto a Palma de Maiorca - tre boss del clan mafioso Tambobskaya fra cui il padrino Ghennadi Petrof si sono vantati di avere comprato la partita, secondo El Pais, per «50 milioni» (non è precisata la valuta). Abc parla di fra 20 e 40 milioni di euro. Nella semifinale di andata in Germania lo Zenit aveva pareggiato 1-1 con la squadra tedesca, grande favorita del torneo. Spacconate, forse anche imbevute di vodka, o qualcosa d'altro?
Secondo i giornali spagnoli il giudice Garzon non ha raccolto prove di un possibile inquinamento della partita. Ma d'altronde il molto mediatico magistrato di Madrid era interessato soprattutto a ottenere materiale per arrestare Petrof ed i suoi uomini per attività criminali sul suolo spagnolo, dove ormai molti boss della mafia russa risiedono e da dove dirigono i loro affari.
Secondo Abc, considerando il fatto che buona parte degli uomini del clan Tambovskaya sono di San Pietroburgo dove ha sede anche il Zenit, la Guardia Civil spagnola ha tentato comunque di ottenere più elementi per verificare se fosse stata solo una fanfaronata o qualcosa di più serio, ma senza risultati probanti.