La ex sede granata: un altro luogo di culto
Il Toro non ha solo il Filadelfia, Superga, C. Re Umberto dove si schiantò la Farfalla Granata, ma anche altri luoghi simbolo come la palazzina di C. Vittorio, 77 quella per intenderci dell'era Pianelli, dove si visse la gioia sfrenata dell'ultimo scudetto, oppurre la presentazione di alcuni giocatori, tra cui Junior. Come dimenticarsi di quando si affacciò dal terrazzino a salutare i suoi nuovi tfosi?
Sabrina Gonzatto ha scritto un bellissimo e toccante ricordo di questo luogo, dove lei vi ha vissuto, per lavoro, un decennio. Venerdì mi ha fatto ancora una volta da cicerone per quelle stanze che hanno vissuta tanta storia granata.
Sono rimasta allibita quando Sabrina mi ha fatto vedere che arrivano ancora delle riviste di calcio, soprattutto che si occupano di settore giovanile, intestate al Torino Calcio. Già, come un cordone ombelicale che ancora lega quel Torino al mondo attuale, come se qualcuno ancora oggi non volesse rendersi conto che quella società è stata seppellita, ma continua a vivere in eterno nell'immaginario umano.
Sul terrazzino dove in estate si facevano feste, incontri o cene, si può osservare il grosso bandierone che Sabrina ha voluto tenere come omaggio al Torino, il vero abitante, quasi fantasma, della palazzina di C. Vittorio. Gli occhi dell'autrice di "Ma cos'era mai questo Toro?" luccicavano, perchè il suo è dolore vero, lasciare un luogo dove si è ancora vissuta un po' di storia granata, con mostre, la presentazione del club Orfeo Pianelli, dove la figlia Cristina si emozionò a tornare nel luogo che visse da ragazza. Porte, finestre, scaloni che si aprono all'immaginazione, come vedere uscire un giovane e smilzo Paolo Pulici, che intimidito si approcciava a diventare Pupigol.
Che ne sarà della Palazzina di C. Vittorio, 77? Pare sia in vendita e non si sa se è già stata ceduta a qualche società. Sarebbe bello pensare che qualcuno la acquisti e la regali al Torino, per farci la sede, la foresteria per i giovani, oppure ci piazzi il museo. Perchè chiunque vi entrerà dovrà sempre fare i conti con chi l'abitò. Da una porta ci sembra di scorgere Pianelli che, con il suo abito gessato, ci sorride bonario e poi in lontananza si sentono dei tacchetti di scarpe di calcio che, nella notte, scendono gli scaloni per andare a giocare una partita che non avrà mai un fischio finale.