Capello: "In Italia comandano gli ultrà.."
Fabio Capello è stato invitato al terzo seminario di aggiornamento per giornalisti sportivi "Il calcio e chi lo racconta", organizzato dall' Unione Stampa Sportiva Italiana con la Federazione Italiana Gioco Calcio. Questo è un passo salienti del suo intervento.
"A Milano e Torino c'è più equilibrio. Nella capitale c'è un fenomeno mediatico unico come le radio private, basta che una dica 'contestiamo' e il pomeriggio ti ritrovi 5000 tifosi che vengono a contestare a Trigoria. Una volta la società mi impose di affrontarli, lo feci a malincuore perché non rientra nella mia mentalità. Se non altro a Madrid i picchi di ascolto delle radio sono tra mezzanotte e le due e io a quell'ora dormo già da un pezzo...". "Roma c'è troppa faciloneria, poca attenzione per il lavoro. E' lì che ho imparato che quando la concentrazione e l'attenzione vengono recepite come un obbligo, è meglio andarsene. Faccio un esempio: io da sempre esigo che al rientro negli spogliatoi dopo il primo tempo, per 4-5 minuti ci sia silenzio assoluto, nessuno dica niente. C'è la foga dell'agonismo, c'è lo stress, sto zitto anch'io per qualche minuto e mi serve per capire bene cosa dire e cosa fare". "Purtroppo in Italia comandano gli ultras e non c'è il coraggio di affrontarli, di far rispettare la legge. In Spagna e in Inghilterra gli stadi sono pieni perché ci vengono le famiglie, le donne, i bambini. Siamo indietro, molto indietro su questo tema". "In generale, comunque, in Italia la stampa sportiva è troppo campanilistica. Voi spesso sposate i confidenti e li sostenete a prescindere, fate squadra anche voi e volete vincere il campionato... Servirebbero reciprocamente maggiore rispetto e fiducia".