Bongiorno, il bogianen giramondo dello schermo

09.09.2009 17:24 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: Luciano Borghesan per www.lastampa.it

Torinese onorario. Lo è nei fatti. Ma Mike (Michele) Bongiorno non l’ha avuta nonostante la proposta di Ernesto Ferrero nel novembre 2007.
«Lessi l’autobiografia - dice il direttore della Fiera del Libro _ e mi colpì il suo essere un vero “bogianen”, un combattente che non arretra davanti ai doveri, come ha dimostrato fino all’ultimo con straordinaria intelligenza. Mi ricorda il carattere, la tempra di altri due altri nostri fantastici personaggi: Giulio Einaudi e Mario Soldati, uomini che fino alla fine hanno guardato avanti. Bongiorno con la sua tv ha contribuito a una parte importante per l’unità d’Italia». L’approssimarsi dei 150 anni offrono sicuramente l’occasione per valorizzare il torinese che - come altri beni subalpini - i «poteri forti» del Paese hanno cercato di sottrarci.
Ci sono riusciti? Ogni volta che Torino ha chiamato Bongiorno ha risposto. E’ tornato volentieri per la sua Juve, per le celebrazioni istituzionali, ma lo ha fatto anche per i «concittadini» semplici, non raccomandati, l’ha fatto per amore di chi lo ha conosciuto e ha avuto bisogno. Sarà difficile trovare storie inedite per chi ha fatto della sua vita una trasmissione pubblica, pur se il giovane era riservato, composto, timido.

Studente del Rosmini, per un anno dell’Alfieri, abitante in piazza Solferino, poi in via Marenco, atleta di salto in lungo e in alto dove vinse anche il titolo del campionato provinciale. Fu al liceo che conobbe l’insegnante di religione (laico) Gianluigi Marianini. Per 40 anni entrambi si tennero il segreto, forse per timore che si sospettasse la combine quando, magari, era stata una selezione accurata del personaggio che avrebbe potuto bucare il video della prima «Lascia o Raddoppia?».

Saltando sulle piste di atletica del dopolavoro ferroviario e su quelle dell’allora stadio Mussolini (a fine Anni Trenta si chiamava così l’attuale Olimpico) conobbe Primo Nebiolo e soprattutto Luigi Cavallero (giornalista de La Stampa che poi, nel 1949, morì sull’aereo del Toro a Superga) il quale lo convinse a intraprendere il giornalismo. Colleghi lo ricordano galoppino, trombettiere, al telefono dettava i pezzi ai giornali affiliati, lui stesso disse di aver imparato così a parlare al microfono. Polisportivo: fu abile driver di trotto a Vinovo (dove visse anche la mamma, Enrica Carello, l’ultima di 12 figli dell’industriale torinese dei fanali per auto), bravo sub, alpinista e sciatore in Val Susa e in Val d’Aosta.

Gli piacevano le donne. A Torino lo ricordano per una bellissima bionda americana, forse conosciuta nella New York in cui era cresciuto finché la madre visse col marito di origine siciliana, l’avvocato e ufficiale aviatore Philip.
«Non mi corteggiò - dice Maria Teresa Ruta, la prima annunciatrice Rai-tv -, anzi lui non dava confidenza, con noi era molto professionale». La modella torinese nel 1954 presentò l’avvio di «Lascia o Raddoppia?»: «Lo feci al teatro di Milano. Per me era un mostro sacro, mi diede le frasi e volle che mi togliessi i tacchi per non essere dieci centimetri più alta di lui». Poi con Mike fece i programmi «1, 2 e 3» e «Fortunatissimo».

Intervallava tv a serate: Francesca (ex Teatro Stabile) e Ovidio Portonero (ex direttore Ricordi) giovanissimi nel 1953 si presentarono al «Biscottino d’oro» di Novara per un numero da rivista e li battezzò come duo: «Io sono Bongiorno e voi Bonasera». La Portonero invitò Mike nel 2005 per l’Università della terza età e lui: «pronti, vengo volentieri a parlare, ma niente moderatori, le domande le voglio dai miei coetanei». Bel gesto, come quello per Ruggero Radice «Raro», il maestro di ciclismo che gli insegnò... la notizia. Certo, ci sono i ricordi per la Juve, a fianco di Giampiero Boniperti, a La Stampa, ai Martedì culturali, c’è il Mike con i campioni, con chi conta, ma sempre allo stesso modo: «A me - ricorda Bruno Gambarotta - toccò sostituirlo in «Lascia o Raddoppia?» nel 1988 quando andò a Fininvest. Mi telefonò e mi pregò di non criticarlo, di non fare polemiche, a me che ero nessuno».
Il 14 settembre la Città lo ricorderà a Palazzo Civico.