Ventura: "Squadra e tifosi insieme per costruire il sogno granata"
La conferenza stampa che precede la gara con la Reggina è cominciata con inevitabili domande su Scommessopoli, alle quali mister Ventura ha risposto senza ovviamente entrare nel merito della questione che è ancora al vaglio degli inquirenti. “Una profonda tristezza, niente di più sulla vicenda relativa alle scommesse sulle partite. Ho vissuto a Bari un anno e tre quarti e ho avuto delle esperienze straordinarie che adesso, relativamente a quello che sto leggendo sui giornali, le annacquano un po’ e sinceramente al di là di questo, che è un discorso personale, c’è una profonda tristezza e non ho null’altro da dire. Non sapevo che era stato fatto anche il nome di Guberti, aspettiamo la fine e poi si vedrà, non entro nel merito di quello che dichiara Andrea Masiello perché non è di mia competenza, ma di quella di chi indaga. A chi mi chiede cosa ho provato dopo la gara pareggiata tre a tre a Udine dal Bari (unica partita, allo stato attuale delle indiscrezioni che circolano, all’esame degli inquirenti nella quale Ventura era allenatore del Bari, tutte le altre riguardano il periodo posteriore alle dimissioni del tecnico genovese, ndr) dico grande soddisfazione perché avevamo pareggiato al novantaquattresimo e dopo trenta secondi l’arbitro ha fischiato la fine, per giunta il gol era arrivato su un’azione dove il mio giocatore si era catapultato fra tre avversari mandando la palla in rete, quel pareggio andava a completare un campionato straordinario ed era da sei-sette partite che facevamo risultati importanti. Ho dei grandi dubbi che quella gara potesse essere alterata, se parliamo del fatto che potesse esserci la volontà di alterarla potrebbe anche essere ipotizzabile, ma sul risultato falsato, ripeto, ho dei dubbi perché è difficile alterare una gara con un gol che arriva pochi secondi prima che l’arbitro fischi la fine, dopo aver fatto benissimo nel primo tempo e per giunta con la dinamica con la quale è avvenuto il gol”.
Passando all’attualità relativa al Torino e al campo Ventura ha detto: “Queste ultime settimane hanno evidenziato quello che già sappiamo ovvero che la squadra se vuole può, ma appena abbassa la guardia paga, mentre invece quando c’è di solito raccoglie quanto seminato. D'altronde questo è quello che ci ha accompagnati dall’inizio del campionato. Se avessimo perso le cinque gare con le squadre che stanno nei primi posti della classifica poteva anche starci, ma le sconfitte sono arrivate con formazioni che erano nella parte bassa della graduatoria e quindi si poteva fare meglio. Però tutto questo rientra nell’ottica del campionato, i risultati incidono su tutti: ad esempio il Sassuolo con l’AlbinoLeffe perdeva due a zero a venti minuti dal termine e i lombardi hanno anche sbagliato il rigore che li poteva portare sul tre a zero e poi alla fine gli emiliani hanno vinto tre a due; nella gara successiva con l’Empoli hanno fatto gol nell’unica occasione che hanno avuto per tirare verso la porta avversaria, ecco in queste due partite il Sassuolo ha ottenuto sei punti, ma poteva anche accadere che ne ottenesse solo uno a dir tanto e se così fosse stato ora sarebbe fuori dai giochi per la A diretta. Il calcio è fatto di questi episodi, spesso si dimentica l’andamento delle gare e si ricorda solo il risultato e la classifica. Credo che al Torino si abbia l’onestà e l’umiltà di riconoscere che in partite come quella con Modena o Verona si poteva fare meglio, ma è anche un dato di fatto che siamo ai vertici della classifica dalla prima giornata di campionato e quindi qualche cosa di buono lo avremo fatto anche noi”.
“Questa settimana non ho avuto nessuna sensazione in merito all’approccio che si potrà avere domani, ho cercato di fare l’allenatore e di far lavorare la squadra al meglio, nonostante acciacchi vari di alcuni giocatori. Le riflessioni fatte dopo la partita di Empoli sono quelle che comporta il mio lavoro: ho dovuto cercare di capire perché dopo la vittoria con il Gubbio la settimana successiva abbiamo pagato un po’ di mollezza mentale o un po’ di sufficienza, e ne abbiamo analizzato i pro e i contro. Se facciamo un’analisi asettica e settoriale dico che non bisogna mai dimenticare da dove siamo partiti e quali problematiche c’erano, quindi è difficile fare una comparazione con le stagioni passate, al massimo si può farla dal punto di vista tecnico anche se la partenza, le situazioni e l’ambiente erano e sono differenti, tenendo presente ciò credo che questo gruppo abbia fatto qualche cosa di importante, è chiaro che ora non c’è molto da dire perché ci sono cinquantadue giorni nei quali concettualmente c’è da fare una full immersion, sapendo che ci sono tutte partite difficili in generale ed alcune particolare. Noi possiamo arrivare al traguardo se non avremo cali di tensione e se il pubblico, straordinario fino ad oggi, continuerà a prenderci per mano come ha sempre fatto ed in particolare nei momenti di difficoltà”.
“Non so dire che partita sarà quella di domani dal punto di vista tattico perché la Reggina con il Livorno ha giocato con il 4-3-3, con il Brescia con il 3-5-2 e in altre partite ultimamente con il 3-4-3 e il 4-4-2, quattro partite e quattro moduli diversi, quindi non ho la più pallida idea di come si schiererà contro di noi ed è evidente che sono in imbarazzo nel dare qualunque spiegazione su che tipo di gara posso aspettarmi e nel fare la formazione. Non credo che la Reggina si arroccherà in difesa perché ha bisogno di vincere per provare ad accedere ai playoff, il pareggio lascerebbe il tempo che trova. E’ scontato che il nostro atteggiamento cambierà se giocheranno a cinque o a tre in mezzo al campo. Di conseguenza chi giocherà dipenderà molto da come la Reggina si schiererà”.
“Squadra che vince non si cambia, squadra che perde si cambia: sono solo parole. Bianchi è uno dei convocati e farà quello che ha sempre fatto, cioè i gol, non è vero che sia imbronciato e che non sia contento. Lo dico con il sorriso sulle labbra: all’inizio c’erano lamentele perché non c’era una squadra, ma poi si critica come la squadra è stata formata; c’erano lamentele perché mancava il gruppo, poi si fa di tutto attraverso le voci che circolano perché il gruppo si sfaldi. E’ tutto molto bizzarro. Bianchi per il Torino è un giocatore importante e ci si aspetta da lui quello che ha sempre fatto, i gol, soprattutto quelli che permettono di raggiungere l’obiettivo finale. Nello spogliatoio qualcuno ha visto diatribe e guerre civili, nonostante le dichiarazioni in senso contrario dei giocatori, che nessuno ha estorto loro, e nonostante questo si vuole far passare che ci siano risse nello spogliatoio o malumori vari. Abbiamo fatto un buon lavoro e c’è un gruppo positivo, abbiamo fatto tanto per avere un gruppo e una squadra e se poi qualcuno non la vuole allora non bisognava chiederla all’inizio. Anche il fatto che Bianchi giochi più in casa che fuori è una casualità, perché è lo stesso discorso che vale per altri giocatori come Iori o Stevanovic, a costo di pagare qualche volta pegno, sono stati fatti riposare perché si cerca di coinvolgere tutti e di far tirare il fiato per motivi fisici o psicologici in modo che il giocatore possa staccare o avere meno responsabilità. Il gruppo si forma attraverso la partecipazione di tutti che non è solo partecipazione fisica, ma anche psicologica, poi è chiaro che Meggiorini vede meno la porta, ma è più portato a un discorso di movimento, non andiamo a cercare quello che non c’è”.
“In linea di massima se gioca Bonazzoli potrebbe toccare a Glik, così come stiamo valutando Stevanovic se sta bene psicologicamente può fare bene coma ha già dimostrato di saper fare. Surraco è in crescita continua, poi può capitare che faccia una gara meno bene come quella di Empoli. Il filo conduttore all’interno dello spogliatoio è la coerenza e la serietà, e noi stiamo andando avanti in questo senso. All’andata avevo detto in anticipo che per il tipo di gioco D’Ambrosio poteva essere più adatto a giocare con la Reggina rispetto a Darmian, dopo l’infortunio di Matteo Danilo aveva ripreso a giocare e aveva fatto anche bene ed era in crescita esponenziale, poi a Malta durante un riscaldamento sotto il diluvio si è fatto male, purtroppo per lui e forse anche per noi, se non fosse successo ciò avrebbe continuato a giocare perché era in ottima condizione fisica e mentale ancora di più, questo lo ha un po’ condizionato. Oggi Darmian sta bene e quindi gioca lui, ma se vedessi Matteo in fase calante non avrei nessun problema a far giocare D’Ambrosio, però adesso a chi sta bene cerco di dare un minimo di continuità, però rimango dell’idea che D’Ambrosio sia uno di quei giocatori che è cresciuto più di tutti rispetto al giorno in cui siamo partiti e sono sicuro che farà benissimo l’anno prossimo”.
“Pensavamo che fossero importanti gare come quella con il Pescara e il Verona, ora lo si dice per le gare con la Reggina e il Sassuolo, ma se avessimo vinto con i veneti e poi avessimo perso a Castellamare e pareggiato con il Gubbio saremmo stati punto e a capo e non sarebbe cambiato nulla. Questo per dire che purtroppo in serie B non si possono fare programmi, in serie A si sa con certezza assoluta che lo scudetto lo vince il Milan o la Juventus e che due, quasi tre squadre sono retrocesse; in B non c’è ancora una squadra che sia già retrocessa e nessuna che abbia già vinto il campionato, con certezza assoluta. Se si calcola che l’anno scorso Atalanta e Siena hanno stra-dominato il campionato, perché il Novara verso la fine ha avuto un crollo, e avevano tre-quattro-cinque punti in meno di noi quest’anno, noi abbiamo cinque punti in più e non stra-dominiamo niente. Se ci fosse la stessa media dello scorso campionato saremmo quasi in A, ecco perché in B non si hanno mai certezze, anche quando si fa come noi un campionato decisamente sopra le aspettative. Non posso dire che c’è una quota che garantisce la A, perché quando qualche tempo fa mi era stato chiesto ho detto ottanta punti, poiché mediamente c’erano squadre che avevano vinto con settantotto e altre con ottantadue quindi ho detto facendo una media quella cifra, poi però oggi si dice che quello che avevo detto era una sciocchezza e quindi non posso fare previsioni”.
“Nello spogliatoio dei tre punti della gara con il Padova non se ne parla, perché il messaggio che passa è che se si vuole andare in A bisogna essere concentrati partita per partita e giocare con determinazione e sana rabbia. La decisione del giudice sportivo non ci deve riguardare, non ne ho parlato prima e non ne parlo adesso. Il Torino non è stanco, se per stanco s’intende un problema fisico e dirò di più la settimana scorsa sono stati fatti dei test e c’è stato un incremento del 65 per cento della forza e della capacità aerobica, quindi le risposte sono non buone, ma addirittura straordinarie. Se s’intende un problema mentale è da nove mesi che si è sul pezzo e ai vertici della classifica, soprattutto in una piazza come Torino dove c’è pressione. In quest’ultimo periodo ho cercato di capire dove bisogna ancora lavorare, incentivare, smussare. Sul piano della personalità abbiamo fatto passi enormi, però si devono ancora fare passi ulteriori. Se la squadra all’inizio era un diesel, se vince poco in trasferta, se siamo il quarto attacco del campionato sono tutte critiche negative, se però la squadra è prima vuol dire che tutto sommato, ma poco poco qualche cosa di positivo è stato fatto, soprattutto, e torno al discorso di poco fa, tenendo presente da dove questi ragazzi sono partiti e delle problematiche di natura psicologica che c’erano e l’ambiente che c’era che è completamente diverso da quello che c’è oggi ed è diverso per i messaggi che questa squadra ha mandato. Io sono orgoglioso dei giocatori, dell’ambiente e dei tifosi, perché hanno dimostrato maturità, intelligenza e amore verso il granata e verso la squadra. Io mi sento personalmente e a nome della squadra debitore verso i tifosi. Piano piano sta nascendo, quello che a volte sembra che qualcuno non voglia, un tutt’uno: una squadra che cerca di rappresentare una tifoseria e una tifoseria che strada facendo, spero, che diventi orgogliosa della squadra che li rappresenta. Si sta costruendo insieme quello che era il sogno granata di quando siamo partiti”.