Terzo giorno di allenamenti a Sappada

L'allenamento con tanta tattica seguita dalla messa in pratica degli insegnamenti del mister. Alla fine della seduta mattutina Ventura si è soffermato a parlare con Bianchi, mentre terminata quella pomeridiana con Ogbonna. Petrachi arrivato a Sappad
18.07.2011 20:39 di  Elena Rossin   vedi letture
Terzo giorno di allenamenti a Sappada
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© foto di Federico De Luca

Prima delle nove sotto un celo plumbeo i giocatori del Torino erano già sul campo d’allenamento. La giornata iniziava con esercizi di riscaldamento e proseguiva con una partitella a campo ridotto alla quale non prendevano parte i portieri che si esercitavano con il loro preparatore e anche Ebagua, Pagano e Verdi si allenavano a parte. Terminata la partitella tutti si cimentavano nella corsa intorno al campo per una ventina di minuti. Finito di correre Ventura iniziava una lezione di tattica teorico-pratica, con i giocatori divisi in gruppetti che sperimentavano quanto spiegava l’allenatore che li elogiava o li correggeva a seconda se, quanto aveva appena insegnato, veniva messo in pratica più o meno correttamente.
Ventura, da uomo di carattere e gran professionista, mette alla base del lavoro l’impegno e pretende massima concentrazione da tutti i giocatori, se capita che, affaticati dall’intenso lavoro, non eseguono puntualmente gli insegnamenti l’allenatore subito li riprende, come è accaduto durante le prove sui calci d’angolo.
C’è da segnalare che terminato l’allenamento mattutino, alle undici e cinquanta, Ventura e Bianchi si sono soffermati a parlare da soli in mezzo al campo, mentre Ebagua continuava a correre intorno al terreno di gioco.

La seduta pomeridiana, caratterizzata prima dalla pioggia e poi finalmente dal sole che compariva a tratti sempre più lunghi fra le nuvole, è iniziata, alle sedici e trenta, con il torello nel piccolo campo adiacente a quello principale. Da segnalare che nel frattempo è arrivato il direttore sportivo Petrachi, che subito si è accomodato in panchina per seguire l’allenamento tra una telefonata e l’altra. Dopo una mezz’ora corsa intorno al campo e poi esercizi con e senza palla, mentre i tre portieri si allenavano con il loro preparatore ed Ebagua provava a calciare seguito dal collaboratore del mister. Alle diciassette e venti i giocatori di dividevano in due gruppi: uno provava i movimenti in fase difensiva, l’altro in quella offensiva con Ventura, al centro del campo, che li osservava e impartiva spiegazioni. Il gruppo che provava la fase offensiva era seguito anche dal preparatore dei portieri e comprendeva D’Ambrosio (poi Darmian), Vives (Basha), Iori (Suciu), Rubin (Zavagno), Stevanovic (Oduamadi), Antenucci (Ebagua), Bianchi, Sgrigna (Guberti), mentre in porta si alternavano i tre portieri. Passati una cinquantina di minuti una breve partitella a campo ridotto con i giocatori che si alternavano. Alle diciotto e trentacinque lezione di tattica teorico-pratica di undici contro sei, sempre con i giocatori che si alternavano, e Ventura che passava lungo tempo a spiegare i movimenti prima di farli eseguire. Alle diciannove tutti sotto la doccia, per ultimo Ogbonna che rimaneva a parlare con il mister.