Surraco: "Voglio la A e fare più gol dell'anno scorso"
Juan Ignacio Surraco, guarito dalla varicella, finalmente ha potuto farsi conoscere. Ragazzo solare che emana simpatia al primo impatto e dallo sguardo sveglio tendente al guascone, a fine allenamento si è presentato in conferenza stampa accompagnato dal direttore Gianluca Petrachi e dal responsabile della comunicazione Alberto Barile. Petrachi si è detto contento dell’arrivo del giocatore, giunto a Torino in prestito con diritto di riscatto, e poi ha voluto fare una premessa rivelando un retroscena sulla scelta dell’esterno: “Questa estate quando abbiamo fatto l’elenco degli esterni che servivano al Torino Surraco era fin da allora presente, ma il giocatore la scorsa stagione aveva avuto un problema al ginocchio, così abbiamo atteso per capire se lo aveva superato. Infatti con un piccolo intervento chirurgico il malanno è rientrato e ha potuto disputare la preparazione con l’Udinese giocando anche patite amichevoli. Dopo esserci accertati della sua guarigione gli ho parlato e ho riscontato la sua volontà di venire al Torino e così è stato”.
La parola è subito passata a Surraco che ha detto: “Mi sono rimesso dalla varicella, ma sto ancora svolgendo allenamenti separati dal resto della squadra perché ho preso molte medicine e sono indebolito, per questo ho bisogno di effettuare un lavoro specifico per mettermi a pari con i compagni. Molto probabilmente, se tutto continuerà come negli ultimi giorni, mi unirò al resto del gruppo a partire da mercoledì”. L’esterno uruguaiano ha confermato che giocare nel Torino era un suo desiderio, aggiungendo che: “Zavagno e Pagano al telefono mi parlavano del Torino e mi facevano venire ancora più voglia di venire qui”. Sui compagni e su mister Ventura il giocatore ha detto: “Vedendo l’organico del Toro penso che con Sampdoria e Padova siamo fra i più forti. Non conosco Ventura, ma mi hanno raccontato e ho anche potuto vedere i filmati del modo che ha di far giocare e mi piace molto. Il 4-2-4 è l’ideale per me che sono un esterno più offensivo che difensivo, questo modo di giocare non costringe di continuo a correre indietro. Quando sono arrivato in Italia ero abituato a giocare con il 4-3-3 e ho dovuto adattarmi al 4-4-2 che privilegia la fase difensiva. Mentre le squadre di Ventura sono fra le poche in Italia che giocano in modo molto più offensivo e per me che ho la caratteristica di saltare l’uomo è positivo e dovrebbe agevolarmi. Al Torino siamo parecchi esterni e ci sono ragazzi giovani che in queste prime partite hanno dimostrato di saper fare bene. La concorrenza non mi spaventa, anzi è uno stimolo ad aumentare l’impegno”.
Poi parlando di se stesso ha rivelato: “Non mi ispiro a nessun calciatore in particolare, però per caratteristiche tecniche assomiglio a Bengoechea, trequartista del Penarol, però lui sapeva battere molto bene le punizioni, mentre io le calcio qualche volta, ma sotto questo profilo non sono un gran che. Nella vita sono un ragazzo normale e tranquillo, qualche anno fa ero più impulsivo ed esuberante, però con il tempo ho imparato ad esserlo meno. Ho scelto la maglia con il numero trentatré, perché era disponibile visto che in passato ho avuto il tre. L’allenatore al quale devo di più è Salvioni perché mi ha insegnato tante cose, io e lui caratterialmente ci assomigliamo poiché non parliamo sempre e solo di calcio. Lo scorso anno ho giocato poco a causa dell’infortunio, ma è stata la stagione nella quale ho segnato di più e il mio obiettivo al Torino è di approdare finalmente in serie A, dove non ho mai giocato, e di fare più gol dell’anno scorso”.