Sei gare per debellare il vizietto degli approcci negativi
Premesso che il Torino ha una posizione in classifica dai più non ipotizzata a inizio stagione e che il suo campionato, anche se mancano ancora sei partite alla fine, è da considerarsi positivo, due difetti questo Torino li ha: ogni tanto sbaglia l’approccio alla partita e l’organico non è il migliore possibile. Il primo difetto è lampante e sotto gli occhi di tutti, basta pensare a gare come quella con il Catania, per fortuna dei granata terminata con la vittoria, o a quella con il Bologna, formazione un po’ più forte dei siciliani e quindi capace di portare a casa i tre punti. Ma ci sono anche altri esempi, come la partita d’andata con il Livorno e altre, ma è inutile infierire rinvangando brutti ricordi. L’approccio sbagliato è un difetto non trascurabile se si ambisce a traguardi che non siano il vivacchiare a metà classifica ed è imputabile sia ai giocatori sia all’allenatore, gli uni non scendono in campo con la giusta determinazione e l’altro non li ha motivati abbastanza o non si è accorto in settimana che più di un calciatore aveva la testa da tutt’altra parte e quindi sarebbe dovuto correre ai ripari per tempo, magari arrivando a tenere fuori chi non dava le necessarie garanzie, fosse anche stato un giocatore di primo piano, perché in ballo c’è il bene del Torino che deve essere sempre messo al primo posto.
Il secondo difetto è ben più difficile da debellare e riguarda le scelte di mercato effettuate dalla dirigenza e, più o meno, avvallate dall’allenatore e riguarda in parte anche la fortuna, come puntare su un portiere che per lungo tempo altrove è stato il secondo o il terzo, Padelli, e trasformarlo in titolare più che affidabile o la sfortuna, gli infortuni su tutti quelli di Larrondo. La fortuna o la sfortuna sono imprevedibili, più la seconda della prima, e di conseguenza non si può più di tanto contrastarle. Per quel che riguarda le scelte di mercato invece si può agire e non solo aumentando il budget per comprare e stipendiare i giocatori. Puntare sui giovani e su calciatori da rilanciare va benissimo, basta pensare ai vari Darmian, Maksimovic, Cerci e Immobile, tanto per citare qualche nome, così come è giusto immettere nell’organico giocatori che per esperienza e rendimento diano un apporto positivo come Moretti e Bovo. Però ci sono altri che dopo mesi non si è ancora capito se si può puntare su di loro per costruire il Torino di domani. Sia ben chiaro non si può parlare di bocciatura per Pasquale, Vesovic, Kurtic, Tachtsidis, El Kaddouri e Barreto, però pur tenendo conto che alcuni di loro sono stati condizionati da infortuni o acciacchi, Pasquale e Barreto, e per quel che riguarda Vesovic e anche Tachtsidis hanno avuto poco spazio e per giunta sono arrivati a gennaio, così come Kurtic, non si può neppure dire che faranno fare il salto di qualità al Torino e lo porteranno a lottare per l’Europa League. Quest’estate quindi le priorità di mercato saranno trovare un terzino sinistro, due centrocampisti titolari di qualità e un paio di riserva che garantiscano una certa qual affidabilità e un attaccante che abbia familiarità con il gol, dando per scontato che i pezzi pregiati, Immobile, Cerci e Darmian, rimangano tutti. Se malauguratamente non dovessero restare o anche solo uno di loro dovesse andare via allora ci sarà da ripensare la squadra per non dover affrontare una stagione tutta in salita e con obiettivi non superiori agli attuali, forse anche un pochino più modesti.
La prima delle ultime sei gare che il Torino dovrà affrontare è con il Genoa, avversario di tutto rispetto che non perdona se i granata dovessero approcciare alla partita con una certa qual indolenza. A complicare la situazione ci sarà la squalifica di Darmian, che già era stato dirottato sulla fascia sinistra per sopperire al doppio infortunio di Masiello e Pasquale. Dovrebbe quindi toccare a Vesovic l’opportunità di mettersi in mostra, anche perché molto probabilmente non sarà della partita anche Kurtic - che era uscito anzitempo con il Catania a causa di un trauma contusivo alla coscia destra e solo nella giornata di oggi si saprà, dopo gli accertamenti strumentali, di quale esatta entità è il problema - quindi è prevedibile che se il giocatore sloveno non dovesse farcela il suo posto se lo contenderanno Farnerud e Basha e se la scelta di Ventura cadesse sullo svedese sicuramente non potrebbe essere utilizzato sulla fascia sinistra come avvenne con l’Inter, anche in quell’occasione per sopperire a una situazione di emergenza dovuta a infortuni e squalifiche. E’ evidente che se Ventura non dovesse optare per Vesovic allora sarebbe più che legittimo chiedersi il perché e ipotizzare che non sia considerato pronto per dare l’apporto richiesto, questo però farebbe sorgere qualche altra domanda: perché a gennaio è stato preso e gli è stato fatto un contratto fino a giugno 2017? Va bene che si era svincolato dalla Stella Rossa e che non era costato un centesimo, però è possibile che dopo tre mesi non abbia ancora imparato gli schemi di Ventura? Il ragazzo ha trovato più difficoltà del previsto oppure la società è stata un po’ affrettata nell’ingaggiarlo sperando in un buon affare? Ecco che si tornerebbe al secondo difetto da debellare, per il primo devono pensarci Ventura e i giocatori già a partire da domenica pomeriggio, anzi meglio dalla ripresa degli allenamenti di oggi pomeriggio.