Scopriamo il lavoro di Mihajlovic attraverso il suo tattico De Leo

Di Mihajlovic si sanno molte cose guardando con attenzione le partite disputate dalle squadre da lui allenate, ma tanto di più si può capire dai post di uno dei suo collaboratori qual è Emilio De Leo.
15.06.2016 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
Scopriamo il lavoro di Mihajlovic attraverso il suo tattico De Leo
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Andando sulla pagina Facebook di Coach Emilio De Leo, collaboratore tecnico di Sinisa Mihajlovic o per meglio dire il tattico, si trovano dei post molto interessanti che possono far capire il concetto del gioco, la metodologia di lavoro di Mihajlovic e l’importanza dei componenti del suo staff. Mihajlovic e i suoi collaboratori costituiscono un gruppo coeso dove ognuno ha compiti ben precisi e tutti concorrono alla riuscita del lavoro che poi si palesa in settimana durante gli allenamenti e soprattutto in campo durante le partite.

Emilio De Leo ha trentotto anni ed è un allenatore, ha iniziato a lavorare nei settori giovanili di Cavese (vincendo lo scudetto allievi di C nel 2006/07) e Nocerina. In seguito è entrato in contatto con Salsano, suo conterraneo di Cava de’ Tirreni, quando Fausto era nello staff del Manchester City e così ha iniziato una collaborazione con Mancini, compilava relazioni sugli avversari. Nella stagione 2010-11 ha maturato altra esperienza con la squadra ceca del Banik Ostrava e nel maggio 2012 quando Mihajlovic è diventato Ct della Serbia l’ha voluto al suo fianco. Le idee di De Leo prendono spunto dalla “periodizzazione tattica”, l’innovativa metodologia nata in Portogallo e diffusa da Mourinho.

Voglia di vincere, concentrazione, rispetto dei principi di gioco, accorgimenti tattici, giovani, lavoro in settimana, gli studi sui moduli di gioco e in generale sull’idea di calcio da proporre, uno specifico modulo 4-2-3-1 e l’importanza d’interpretarlo, l’identità tattica sottolineata da Daniele Adani, cambi tattici nel corso di una partita, la “periodizzazione tattica”, la “confusione organizzata” e gli schemi su palla inattiva e in particolare le punizioni sono gli argomenti focalizzati dai post di Emilio De Leo quando con Mihajlovic era alla Sampdoria e al Milan.   

Il post datato 4 febbraio 2014 fa capire la voglia di vincere: “… per raggiungere qualunque risultato dobbiamo saper mantenere la concentrazione mentale sull’obiettivo a dispetto di qualunque cosa.
Ed il nostro obiettivo si chiama “rispetto dei principi di gioco
Se si naviga in barca a vela, il vento e le onde possono costringerci a manovrare in continuazione per mantenere la giusta rotta. Potremmo essere costretti a cambiare molte volte direzione, a rallentare o anche a fermarci, se il vento è calmo. In ogni momento, però, tutti i nostri atti e tutti i nostri pensieri sono focalizzati sul nostro obiettivo, che è la destinazione, il porto che dobbiamo raggiungere. Allo stesso modo nel corso della gara non dobbiamo mai perdere di vista il nostro “porto”, il nostro obiettivo, ed il nostro obiettivo, ripeto, si chiama “rispetto dei principi di gioco”.  
Essere focalizzati significa avere sempre presente “dove siamo” rispetto al nostro obiettivo e non permettere alle distrazioni, alle emozioni ed alle eccessive motivazioni di portarci con la mente altrove …”

Un altro post del 17 gennaio 2014 riporta al sito paestuminrete.it con fonte Giuseppe Iannacco e si riferisce ad un intervento di De Leo a Samp Tv . Il tattico in quell’occasione ha parlato degli accorgimenti tattici che sono stato apportati e del tipo di lavoro che si svolge in settimana: “La Sampdoria ha tanti giovani, e per noi è positivo perché siamo esigenti da un punto di vista tattico: i giovani sono più ricettivi", continua il tattico blucerchiato. La squadra sembra proprio aver cambiato tendenza da un punto di vista del gioco: ha un’anima, un’identità. E ovunque giochi riesce ad imporre il proprio gioco.
Ma qual è, più precisamente, il lavoro svolto da Mihajlovic e il suo staff nel corso della settimana? “Abbiamo tanti elementi da mettere insieme, con i quali possiamo produrre una serie di video. In particolare i filmati riguardano l’avversario, la partita appena disputata e prepariamo anche un qualcosa a livello motivazionale prima delle partite. Per esempio oggi abbiamo mostrato la fase di non possesso della Juve e sul campo ci siamo allenati in questo senso”.
Se con la precedente gestione i ragazzi in campo sembravano confusi e disorientati, con l’arrivo del tecnico serbo il gruppo ha maggior convinzione, anche da un punto di vista strettamente tattico: “Abbiamo una serie di principi, di elementi prioritari sui quali insistere. Cerchiamo di lavorare sul nostro sistema di gioco, soprattutto. Battiamo spesso sulle cose che non vanno bene, senza farci deconcentrare o ingannare dai risultati. Certe cose vanno migliorate indipendentemente da essi”.
Non solo. La squadra, per esempio, deve avere il baricentro più alto e provare a rischiare: “Sono state fissate alcune priorità tattiche. Mettere i giocatori nella giusta posizione è stato il punto di partenza. Poi vogliamo che il baricentro della squadra in campo sia più alto, e che il pressing sia molto alto. Il mister ha voluto dare tanta autostima al gruppo, facendogli ritrovare certezze che erano state un po’ perse”.
Passando ad un discorso più “personale”, De Leo racconta i propri studi sui moduli di gioco e in generale sull´idea di calcio da proporre: “Ho studiato tanti allenatori negli ultimi anni. Mi ha affascinato molto il 4-2-3-1 del Bayern Monaco. Per esempio questo modulo lo usava Mario Somma alla Cavese e mi piaceva, mi incuriosiva. Spalletti poi faceva interpretare con imprevedibilità ed efficacia questo sistema di gioco”.
Il 4-2-3-1 è proprio il modulo che sta facendo fare alla Samp grandi cose, anche se non bisogna dimenticare che è importante l’interpretazione di esso: “I reparti devono rispettare le giuste distanze. I trequartisti danno sicuramente equilibrio quando si deve ripiegare e, inoltre, devono sostenere la manovra offensiva. In particolare Manolo Gabbiadini interpreta in maniera perfetta questo aspetto: sostiene l’attacco e ripiega come quarto di centrocampo quando bisogna difendere”.
Infine, la chiosa finale sull’obiettivo di questa Samp: “Il limite dobbiamo fissarlo noi. Un passo per volta e poi vedremo”.

Un altro post si riferisce a un articolo di Matteo Calcagni del 20 febbraio 2016 su milannews.it. Daniele Adani, intervenuto a Sky Sport, ha parlato dell’identità tattica del Milan: “Gli esperimenti ci sono stati, Sinisa è partito con un sistema con determinati uomini, ha lanciato Niang, ha virato sul 4-3-3 per chiudere sul 4-4-2. Il 4-4-2 attuale del Milan è veramente impressionante dal punto di vista tattico, del sacrificio, dei tempi di gioco, della compattezza. Non è neanche così lineare. Kucka e Bertolacci arrivano, gli esterni che lavorano fino ai terzini e ripartono, le punte che si mettono in verticale e alternano il lavoro di sotto-punta e prima punta. C’è tanto, quindi sarà difficile cambiarlo, per migliorarlo molto si deve passare dal lavoro delle due punte che devono fare meglio rispetto alle ultime partite”.

E ancora un post del 24 marzo 2015 sui cambi tattici nel corso di una partita, un articolo del quotidiano “Il Secolo XIX” con titolo “Il “modulo-Sinisa”: De Leo in panchina e Baldi in tribuna”
La scenetta i tifosi sampdoriani ormai la conoscono bene: Mihajlovic che si avvicina alla panchina addizionale (quella posta a fianco della tradizionale) e si consulta con De Leo. Il tattico del suo staff. I due gesticolano, si spiegano e poi spesso ne segue un’indicazione tattica del mister. A volte il passaggio dal 4-3-3 al 4-3-1-2 o viceversa. Domenica contro l’Inter il confronto si è ripetuto quattro o cinque volte. Un’altra dimostrazione della particolarità del tecnico sampdoriano, perché è difficile, soprattutto in Italia, vedere un allenatore chiedere il parere di un suo collaboratore davanti a tutti, senza farsi problemi di “ego”.
Mihajlovic ha saputo unire alle sue innegabili doti da allenatore anche il fiuto nella scelta dei collaboratori. Tutti preparatissimi, tutti fondamentali per i successi di questa Samp. Per la tattica, oltre a De Leo citazione d’obbligo per Sakic (che ieri a Roma ha partecipato con Palombo e il segretario Ienca alla riunione con gli arbitri), fidatissimo secondo e navigato uomo di campo (nel Torino il suo posto è stato preso da Attilio Lombardo, ndr), Baldi e Lamberti. Il primo è entrato nello staff l’estate scorsa, dopo esperienze con Gautieri al Lanciano e a Varese. Campano anche lui, ma di Nocera Inferiore, è arrivato alla Samp proprio grazie a De Leo, che conosce dai tempi delle giovanili della Cavese. Il giorno della partita Baldi è il primo dello staff a entrare in campo per il riscaldamento, è l’uomo che posiziona i cinesini che serviranno a Bovenzi per gli esercizi di attivazione muscolare. Al fischio d’inizio però Baldi è mimetizzato tra il pubblico. Al Ferraris si siede di solito in tribuna laterale, in trasferta dove trova una postazione favorevole. Ha il compito di osservare le partite dall’alto, da dove certi dettagli tattici si vedono meglio. E nell’intervallo scende negli spogliatoi per riferire a Mihajlovic. Quanto a Lamberti, anche lui di Cava de’ Tirreni, il suo è un compito tecnologico. Il giorno della gara è in tribuna, dove sistema una serie di telecamerine per immagazzinare nel computer una quantità enorme di dati sulla prestazione, che serviranno poi a De Leo e a Bovenzi per continuare a migliorare.

Un ulteriore post che si prende in considerazione per dare una panoramica su Mihajlovic e il suo staff è del 22 marzo 2015 e si tratta di un articolo su ilcalciomagazine.it intitolato “Contro la Samp parte la rincorsa dei nerazzurri all’ultimo posto valido per l’Europa”
La “periodizzazione tattica” è una nuova metodologia di allenamento proposta da Vitor Frade, professore dell’Università di Oporto e direttore del dipartimento di metedologia del Porto FC. In Europa sta prendendo piede (De Leo la studiò al City), mentre in Italia lo staff di Mihajlovic è uno dei primi a praticarla. La “periodizzazione tattica” permette di assimilare un modo di giocare nei suoi macroprincipi, principi e sottoprincipi. Gli allenamenti e la loro organizzazione sono subordinati in funzione del sistema di gioco deciso, perché sollecitando la tattica si allenano anche tutte le altre componenti: non esistono quindi esercizi solo tecnici o fisici, ma ognuno racchiude tattica, psicologia, fisicità, tecnica ed è finalizzato all’apprendimento del modello di gioco scelto.
Per esempio, se un terzino ha il tempismo di sovrapposizione di cui si ha bisogno, gioca lui piuttosto che un altro con valori cardiaci e metabolici superiori. Ecco perché è indispensabile studiare e rivedere più volte gli allenamenti: infatti, tramite delle telecamere al Ferraris e al centro sportivo “Mugnaini”, De Leo analizza prestazioni e movimenti dei giocatori e stila rapporti dettagliati in base ai dati ottenuti, quali l’altezza delle palle recuperate o la zona di campo dove si è mosso più frequentemente un calciatore. Le esercitazioni, che riproducono situazioni della partita, sono complesse, per richiedere la maggior attenzione possibile e si ripetono fin quando non vengono assimilate.
Tutto questo non significa che la Samp non ami la circolazione di palla o trascuri l’estro degli effettivi. Ogni cosa è studiata tatticamente, per creare superiorità numerica. Uno dei sottoprincipi dei blucerchiati è infatti l’imprevedibilità, che però si può esprimere solo in determinate zone del campo e il risultato è un incremento notevole delle prestazioni dei calciatori: a farli emergere, è il contesto in cui sono inseriti, modellato per esaltare le loro qualità.
Quali sono i principi – e quindi l’idea di gioco – della Samp? Primo, recuperata la palla, bisogna giocarla semplicemente e sfruttare l’ampiezza del campo. Secondo, se si perde la palla, si cerca subito di riconquistarla, muovendosi in avanti e mai ripiegando. Questi principi si ritrovano in ogni esercitazione e questo lavoro coinvolge tutti i giocatori. La fase di possesso cerca sempre la verticalizzazione immediata: infatti la Samp tiene poco il pallone e passa più tempo nella propria metà campo, piuttosto che in quella avversaria.
L’azione comincia con i difensori, chiamati a giocare il pallone e, talvolta, verticalizzare, senza lanci lunghi o appoggi semplici verso il compagno più vicino. Chi imposta l’azione è quasi sempre il mediano, che riceve palla dai difensori, mentre le mezzali si allargano a triangolo, per sfruttare l’ampiezza del terreno di gioco, aiutati dai terzini. Ciò non favorisce la gestione della palla, ma questo stile di gioco non è finalizzato al predominio del campo con fraseggi corti. Spesso, i centrocampisti si scambiano la posizione e si smarcano andando incontro, allargandosi sulla fascia o alzandosi tra le linee. Se il mediano è pressato o non ha linee di passaggio sicure, uno dei due interni si abbassa in aiuto (il cosiddetto “secondo playmaker”, che tanto piace a Montella). Non è un caso che solo contro la Fiorentina Mihajlović si sia adattato ai viola, con un 5-3-2 che non ha modificato atteggiamento e meccanismi.
Quando si perde palla, gli attaccanti pressano, il centrocampo accorcia fin nella trequarti offensiva e la difesa resta alta. Il risultato è una squadra compatta e aggressiva con tutti gli effettivi”.

L’ultimo post si riferisce a un articolo di Gabriele Anello su Sampnews24.com del 4 ottobre 2014 intitolato “De Leo e gli schemi su punizione: “Tutto calcolato, anche nel derby”
“C’è chi scherza e dice che pian piano ruberà il lavoro a Mihajlovic: “Lui lavora sempre più da manager, delega molto e mi dà libertà nelle strategie. Poi è ovvio, io non ho il suo carisma e lui ha un feeling particolare con la squadra. Tra l’altro non sono solo, ci sono anche Renato Baldi e Davide Lamberti, che si occupa delle videoanalisi sugli avversari”. Il botto della Samp è il risultato in classifica e i tanti gol su calcio piazzato. I blucerchiati hanno segnato l’83% delle reti da palla inattiva: «Cerchiamo di essere creativi. Facendo così, magari alla fine segni con un normalissimo cross, ma secondo noi è fondamentale destabilizzare l’avversario”.
Confusione organizzata. C’è chi parla esclusivamente di fortuna per il gol nel derby di Gabbiadini: “Partiamo da un principio, Manolo ha un gran sinistro e va sfruttato. Ma non è tutto. La finta che ha fatto Palombo non è fine a se stessa, serve a creare una sorta di “confusione organizzata” che poi va sfruttata dai giocatori in area, che hanno precisi movimenti da fare. L’eventualità che il pallone finisca in porta senza che nessuno lo tocchi è calcolata”. Quindi è una sorta di “confusione organizzata”: «(sorride) Nel dettaglio non posso andare, sono cose che ripeteremo in futuro... diciamo che giochiamo anche sulla regola del fuorigioco attivo e passivo, ma che se avessimo fatto i movimenti giusti al millesimo non saremmo neanche finiti in fuorigioco passivo”.
Successo. Spesso gli schemi portano applausi, ma quando non vanno portano qualche fischio: “Qui serve personalità, il mister ci ha lavorato fin dal suo arrivo la scorsa stagione. Bisogna andare avanti senza paura dei mugugni. L’anno passato sfruttavamo spesso Da Costa, che è molto bravo a far ripartire l’azione con i piedi. Qualche rischio lo correvamo e la gente non gradiva, ma alla fine siamo stati premiati. Resta il fatto, poi, che sulle punizioni dal limite abbiamo le nostre varianti, ma se uno dei nostri se la sente naturalmente è libero di calciare in porta. Anche perché Mihajlovic sull’argomento ha molto da insegnare”. Ferrero ha già detto che bisogna pensare a qualcosa per il derby di ritorno...: “(ride) Ci inventeremo qualcosa di nuovo”.