Quella brutta sensazione che la dimensione del Torino sia solo da provinciale

Le trattative di mercato alla luce dei risultati in campo sono specchio della reale dimensione del club.
28.06.2018 13:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Quella brutta sensazione che la dimensione del Torino sia solo da provinciale
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il calciomercato e le sue tempistiche dicono tante cose e si ha la sensazione che il Torino non riesca ad evolversi e a passare dalla dimensione di una provinciale a qualche cosa di più. Si badi bene la sensazione, un po’ come quando fa caldo e l’umidità fa percepire più gradi di quelli che in realtà ci sono, ma alle volte le sensazioni poi diventano certezze, soprattutto nel calcio, perché i risultati contano eccome e stabiliscono l’effettiva dimensione di un club.

Il Torino quando si tratta di allestire la squadra è sempre cauto nello spendere e di solito prima di prendere un nuovo giocatore ne cede un altro monetizzando il più possibile. Chi arriva spesso ha un tasso qualitativo non identico a chi parte, infatti, il più delle volte si punta su giocatori che o devono rilanciarsi oppure hanno potenzialità, ma non si sono ancora affermati. I conti prima di tutto, che sono importantissimi basta vedere quanto sta accadendo al Milan, ma nel calcio di oggi chi non investe cifre di un certo tipo non raggiunge obiettivi di un certo prestigio. Il Torino non considera prioritario il tempo delle trattative ed è per questo che le prolunga prendendo per sfinimento la controparte in modo da risparmiare o da guadagnare di più. Questa strategia paga in qualche occasione, ma in altre fa sfumare l’accordo con il risultato che si è perso tempo ad inseguire un giocatore che era considerato prima scelta e poi si è costretti a virare su altri che evidentemente prime scelte non erano con buona pace dell’allenatore di turno. Situazione analoga per quel che riguarda i giocatori in uscita, infatti, non sempre si riescono a cedere poiché la richiesta non è mai bassa e capita che alla fine chi era interessato decida che non se ne fa più nulla e così un calciatore che non era ritenuto confacente al gioco rimane ed anche in questo caso con buona pace dell’allenatore di turno che se lo ritrova ancora in rosa e non avrà di conseguenza un altro che vorrebbe. E’ indubbiamente positivo che si trattengano i migliori giocatori, ma vale veramente se si costruisce un progetto a medio-lungo termine intorno a loro e non solo per valorizzarli ancora in modo che nella stagione successiva la plusvalenza derivante dalla loro cessione sia superiore.   

I tifosi del Toro meriterebbero di più - lasciando stare i riferimenti al passato - perché anche a fronte di risultati sportivi senza infamia e senza lode continuano a sostenere la squadra, sono fra i più corretti in Italia non per nulla sono settimi nella speciale classifica del fair play e nella Coppa Disciplina addirittura quarti. Eppure si devono accontentare di una squadra che bazzica a metà classifica. Non si vuole assolutamente sminuire quanto fatto dalla dirigenza granata che ha portato il Torino dall’andare su è giù dalla serie A alla serie B a posizionarsi stabilmente nella massima divisione e non solo salvandosi nelle ultime giornate, ma provando, purtroppo senza riuscirci, a conquistare l’Europa League e conta relativamente che una volta il traguardo sia stato raggiunto perché è dipeso solo ed esclusivamente dai problemi economici avuti dal Parma e non dai meriti in campo.

Tornando al calciomercato, per puntare all’Europa si deve innalzare il tasso qualitativo della rosa e mettere l’allenatore nella condizione di avere a disposizione, possibilmente per l’inizio del ritiro, la maggior parte dei calciatori che sono adatti alla sua concezione di gioco e che ha richiesto senza troppe zavorre di chi non rientra nel progetto tecnico. Inseguire a lungo giocatori come Peres e Verissimo, manco fossero Sergi Roberto e Sergio Ramos, non è un bel segnale tanto più che non si hanno certezze che alla fine arrivino, magari diventeranno entrambi granata, ma poi faranno la differenza? Metterci settimane per prolungare il contratto a Sirigu, gli accordi sono stati trovati e manca solo l’ufficializzazione, non è proprio il massimo. Non cedere in tempi brevi giocatori come Acquah e Obi rallenta altre possibili operazioni di mercato e rischia di far perdere alcuni obiettivi per rinforzare la squadra. Questi cinque sono solo esempi, ma sono significativi. Ottimo il fair play finanziario che è da club di Champions League, ma questo sarebbe motivo di grande soddisfazione da parte di tifosi se portasse anche ad avere una squadra che va oltre la metà classifica, non per un Torino che allo stato dei fatti resta una provinciale che fa grandi sogni e si risveglia nel solito limbo.