Petrachi: “Facciamo chiarezza sul mercato: plusvalenze e giocatori adatti a Mihajlovic”
Il direttore sportivo del Torino, Gianluca Petrachi, intervenuto alla presentazione di Valdifiori, Rossettini, De Silvestri e Castan ha parlato delle strategie e delle operazioni, concluse o sfumate in entrata e in uscita, della sessione di mercato da poco conclusa spiegando tutti i retroscena.
Valdifiori.
“Buongiorno a tutti, iniziamo da Mirko Valdifiori visto che è stata la trattativa più lunga, più che una trattativa è stata una telenovela, ma fortunatamente è andata a buon fine e siamo contenti di aver preso Mirko. Lo volevamo già lo scorso anno quando l’allenatore era Giampiero Ventura e poi per svariate situazione non è successo, però, siamo felicissimi che sia arrivato quest’anno e mi auguro che questo sia l’inizio di una lunga permanenza al Toro perché di un giocatore con le sue caratteristiche ne avevamo proprio bisogno”.
Rossettini.
“Abbiamo deciso di prendere Rossettini già a metà percorso del mercato perché l’idea di dover rinunciare a Glik e poi in corsa di sapere di non aver più Maksimovic ci ha costretti a intervenire sul reparto difensivo. Anche per quel che riguarda Rossettini volevamo prenderlo già qualche anno fa quando andò poi al Cagliari e per ragioni di mercato e di accordi che qualche volta non si trovano fra le società non se ne fece nulla. E’ un giocatore che conosco bene, è molto duttile e conosce bene la linea difensiva, è molto intelligente. Quando ho parlato di lui a Mihajlovic abbiamo scelto il suo profilo perché ci dava affidamento e, soprattutto, essendo italiano ci poteva dare immediatamente sostanza non dovendosi adattare al campionato italiano. Siamo contenti. Nell’ultimo periodo non aveva sempre giocato, quindi, deve trovare la miglior condizione, però, io sono convinto che in questo Toro ci potrà essere utile”.
De Silvestri.
“Mi viene da sorridere perché De Silvestri è stato il primissimo giocatore che Mihajlovic mi ha chiesto in questa campagna acquisti. E’ un giocatore che sul quale il mister conta moltissimo e di cui si fida tanto. Subito abbiamo provato a prenderlo, però come a volte capita, le distanze con la Sampdoria erano molto lunghe e così abbiamo aspettato un po’ di tempo consapevoli del fatto che il ragazzo volesse venire da noi, quindi, al di là dell’impegno che dava alla Sampdoria essendone il capitano aveva voglia di cambiare, di fare un’esperienza diversa e, soprattutto, di riabbracciare Mihajlovic con il quale ha un ottimo rapporto. Alla fine sono contento perché quando abbiamo saputo che Peres voleva andare via a tutti i costi De Silvestri è stato il nostro primo obiettivo e così abbiamo cercato di coordinarci con la Sampdoria riuscendo a prenderlo. Sono convinto che per lo spirito, per la predilezione e, soprattutto, per la professionalità il Toro rappresenti molto De Silvestri per il suo modo di essere e per lo stare in campo. Mi auguro che anche lui possa fare un lungo percorso con noi”.
Castan.
“Faccio una premessa, sono contentissimo che sia arrivato Leandro e, come ho raccontato a lui, è un giocatore che io conosco da tantissimo tempo, quando ancora militava nel Grêmio Barueri in Brasile, e volevo portarlo in Italia già quando ero il direttore sportivo del Pisa e, purtroppo, perdemmo i play-off per la serie A e così non mi sono potuto permettere un calciatore extracomunitario. Allora le mie attenzioni erano per questo giovanissimo difensore centrale che avevo visto in Brasile, lui e Ferandinho erano due ragazzi che mi colpirono in maniera particolare. Credo che sia un giocatore importante, ma, soprattutto, un ragazzo splendido e penso che lui abbia tantissima voglia di mettersi in discussione perché lasciare un ambiente come quello della Roma per ripartire significa che il giocatore ha veramente le capacità morali per mettersi in discussione. Ritengo che Castan venendo al Torino sia arrivato nel posto giusto al momento giusto e penso che ci sia un mister che riesce a valorizzare moltissimo anche l’aspetto caratteriale e morale di un giocatore. Sono convinto che per le sue caratteristiche Leandro potrà fare bene con noi perché è uno che esce dal campo con la maglia sudata e ci mette l’anima e lo spirito e credo che i giocatori come lui possano far crescere il Torino come squadra. Mi auguro che Castan possa fare una bellissima stagione con noi e abbiamo un accordo con la Roma che se ci troveremo bene, come spero, potremo eventualmente riscattarlo a fine stagione. C’è la volontà di prolungare il rapporto perché la mia speranza è di rivedere il Castan che tutti hanno ammirato in Italia nel Toro”.
Quando a Castan è stata fatta la domanda “Quest’estate prima di approdare al Torino era andato alla Sampdoria, ma la società granata l’aveva già cercato prima. Che cosa è successo esattamente?” è intervenuto Petrachi e ha risposto lui.
“Non è dipeso da lui, quando trattavamo Ljajic e Iago Falque con la Roma dissi loro che volevo prendere anche Castan solo che poi l’estenuante trattativa per gli altri due giocatori ha portato a farci concentrare su loro due e Sabatini mi aveva chiesto la cortesia di aspettare un attimo per Castan perché voleva parlare con Leandro, che non sapeva ancora se rimanere oppure no alla Roma. Il collega mi ha chiesto di temporeggiare poiché doveva spiegare al giocatore che avrebbe dovuto fare un’esperienza diversa, ma allo stesso tempo voleva rinnovargli il contratto in quanto crede molto in lui. Nel frattempo, in questo periodo di attesa, si è inserita la Samp e il buon Maksimovic ci aveva detto che sarebbe rimasto e di conseguenza abbiamo ulteriormente temporeggiato poiché non avevamo la spasmodica necessità di cercare un altro centrale per di più mancino. In seguito le cose sono cambiate e quando Castan è andato alla Samp sono rimasto in contatto con il suo agente e gli dissi che se andava tutto bene era un conto, ma se il giocatore avesse avuto anche una minima difficoltà lo avrei preso velocemente in quanto era un nostro obiettivo. Come è noto, alla fine, seppur con un po’ di ritardo, è arrivato da noi”.
Che voto si dà per questo mercato?
“Non amo darmi dei voti e non è mio costume farlo. Preferisco lavorare intanto poi i risultati li dà il campo che dirà se è stata fatta una buona campagna acquisti e cessioni. Sicuramente abbiamo fatto delle ottime plusvalenze. Negli ultimi anni, da quando ci sono io, il Torino fa plusvalenze e credo che sia legittimo che sia ricordato perché prima il Torino navigava in una posizione bruttissima in serie B e credo che perdesse 14-15 milioni a stagione, quindi, se dopo tutti questi anni, siamo vicini al settimo, è cambiato qualche cosa forse, e dico forse, il direttore sportivo un piccolo merito ce l’ha”.
Il Milan ha veramente chiesto al Torino Baselli?
“Per la verità, non c’è stata da parte del Milan una richiesta per Baselli, ma un intermediario mi ha chiesto se si poteva ragionare su uno scambio con Kucka. Io, come è mio solito fare, mi sono confrontato con l’allenatore e, premesso che lui non mi ha mai chiesto Kucka, mi ha detto che non pensava minimamente di fare questo scambio tecnico. Ripeto, sono stato contattato da un intermediario e non dal direttore Galliani”.
Tachtsidis è arrivato e poco dopo è stato dato in prestito al Cagliari, può spiegare il perché?
“A un certo punto cercavamo un metodista e avevamo l’idea di prendere Valdifiori come priorità, ma siccome la trattativa è stata veramente una telenovela e ci siamo resi contro che forse era meglio non unire la sua venuta con la partenza di Maksimovic, mentre il Napoli faceva leva sul nostro interesse per Mirko e si è instaurato un tira e molla, così noi abbiamo mollato un po’ la presa su Valdifiori. Io mi consulto sempre con il presidente e con l’allenatore quando si deve scegliere un giocatore. Però ci serviva il metodista e in questo ruolo non ci sono poi così tanti giocatori e in più Mihajlovic voleva un giocatore italiano o che comunque conoscesse il nostro campionato e avesse capacità d’apprendimento immediato. A me piaceva molto Bruno Henrique, che è andato al Palermo, e ho fatto vedere allo staff tecnico e allo stesso allenatore suoi video, però, per me quest’anno è stata un’annata particolare e non ho potuto fare il mio solito viaggio in Sud America, e siccome preferisco vedere dal vivo i giocatori prima di far spendere denari al presidente e non avendo visto di persona Bruno Henrique non mi sono preso totalmente la responsabilità di far spendere 3,5-3,6 milioni per lui, anche se lo ritengo un ottimo giocatore. Così si è pensato di fare una scelta diversa e puntare su Tachtsidis, per di più Mihajlovic aveva sentito Zeman che aveva parlato benissimo del giocatore greco, così lo abbiamo preso per cautelarci poiché rientrava nelle caratteristiche e nella tipologia di giocatore che cercavamo. Alle sua spalle ci sarebbe stato il giovane Lukic e avremmo valutato la posizione di Vives. Tutti sanno quanto diamo legati a Vives e che non è mai stato un fenomeno, sicuramente non è un fuoriclasse e non lo sarà mai, ma credo che abbia rappresentato moltissimo lo spirito di questa squadra e c’era la voglia e la volontà, come lui ci ha chiesto, di fargli terminare la carriera nel Toro. Ad un certo punto, però, quando abbiamo capito che l’operazione Valdifiori si poteva fare io e Mihajlovic non ce la siamo sentita di tenere Tachtsidis a fare l’alternativa a Valdifiori, poiché la prima scelta era Mirko e così, d’accordo con il giocatore, abbiamo convenuto che per lui era meglio andare a giocare altrove e l’abbiamo dato in prestito al Cagliari per fargli seguire un percorso diverso ed essendo un ‘91 sicuramente farà bene e, secondo me, con lui potremmo fare un’ottima plusvalenza”.
Rispetto al mercato della scorsa estate quest’anno sono arrivati più giocatori “pronti subito” e di maggiore esperienza, questo è un cambio di rotta nella vostra programmazione magari finalizzato al salto di qualità della squadra?
“Mah, diciamo che quando si cambia la conduzione tecnica bisogna tenere conto delle esigenze dell’allenatore e Mihajlovic ci aveva chiesto qualche certezza in più. Ci ha detto che a lui le scommesse piacciono, la testimonianza è Donnarumma, però, per alzare un filino l’asticella si doveva prendere qualche giocatore che desse certezze e sicurezze e poi alle spalle si mettono giovani validi che lavorando in un certo modo saranno quelli, che in un prossimo futuro, creeranno plusvalenze. Dovendo pensare di disputare un campionato che alla fine veda migliorata la posizione in classifica dello scorso anno è spiegato il cambiamento che è stato figlio della volontà ben precisa dell’allenatore, non trascurando quella che è la nostra filosofia e credo che i Gustafson, i Lukic, lo stesso Boyè sono giovani, secondo me, con prospettive importantissime senza scordare che in rosa abbiamo giocatori giovani come Martinez, Baselli e Benassi e la squadra rimane bene assemblata con un giusto mix, come diceva prima De Silvestri, di giocatori d’esperienza e di ragazzi interessanti”.
Può fare chiarezza sulla vicenda Maksimovic?
“Certo, raccontare la verità è utile e i tifosi possono capire dinamiche che alle volte non conoscono. Noi non abbiamo mai trattenuto nessun giocatore con la forza e quando qualcuno ci ha chiesto di essere ceduto l’abbiamo sempre accontentato. Credo che sia sempre controproducente tenere giocatori contro la loro volontà. Quando alla fine della scorsa stagione Glik mi ha detto che aveva passato anni meravigliosi al Torino, però, che oramai aveva fatto il suo tempo qui ed era giusto che andasse via facendo altre scelte gli ho risposto che il suo discorso gli faceva onore e che avremmo trovato il modo e la maniera per essere contenti anche noi della sua cessione e che poteva stare tranquillo che lo avremmo accontentato. Lo stesso dicasi per Peres, che ci aveva chiesto in tutte le lingue anche in brasiliano di andare via perché voleva provare a spiccare il volo e fare qualche cosa di diverso e credo che sia legittimo per un giocatore provare a cimentarsi con la Champions. Ma a differenza del buon Maksimovic Peres era un po’ irritato e pensava che non avremmo mantenuto la parola data, così si è preso qualche giorno in più di vacanza, infatti, raggiunse il ritiro una settimana dopo i compagni, ma fu una cosa concordata e Mihajlovic gli disse che la società era consenziente alla sua cessione e per quanto lo riguardava conveniva che tornasse, si allenasse, si mettesse a disposizione della squadra, facesse il professionista e poi poteva stare tranquillo che lui gli avrebbe dato la possibilità di andare via e che nessuno lo avrebbe trattenuto con la forza. Peres è tornato, si è confrontato con l’allenatore, abbiamo parlato con lui e, come tutti avete visto non è successo nulla se non accontentarlo. In riferimento a Maksimovic, mi dispiace perché lo reputo un bravi ragazzo, le cose sono andare al contrario. Lui mi aveva chiesto di andare via a tutti i costi, però, con l’arrivo di Mihajlovic l’allenatore mi ha detto che avrebbe provato a trattenerlo perché Nikola come giocatore gli piaceva tantissimo e secondo lui ci avrebbe dato una mano e con lui avrebbe potuto fare il salto di qualità che non aveva fatto la stagione precedente anche a causa dell’infortunio. Al mister abbiamo detto che non era facile poiché Nikola aveva espresso la volontà di andare via, ma lui voleva parlagli di persona nella loro lingua per spiegargli bene le cose e vedere che cosa accadeva. A un certo punto dal confronto con l’allenatore è emerso che se ci fosse stato un adeguamento del contratto il ragazzo sarebbe rimasto molto volentieri al Torino, perché la cosa importante era quella di essere messo nella condizione di essere uno dei o il giocatore più importante della rosa, vista la valutazione economica del suo cartellino che ne faceva il Torino. Allora ci siamo prodigati con il suo agente per prolungargli il contratto e sono partite le trattative per trovare un’intesa, ma nel momento in cui le cose sembravano in dirittura d’arrivo e Mihajlovic aveva la certezza che il ragazzo sarebbe rimasto, le carte in tavola sono state cambiate. Non so se sia stato consigliato da qualcuno, io ho avuto la fortuna di aver scelto Nikola e di averlo portato in Italia e so che valore aveva questo ragazzo, però, evidentemente non è stato consigliato al meglio e forse gli è stato detto che comportandosi in un certo modo poteva raggiungere il suo obiettivo, così dall’oggi al domani non si è più presentato agli allenamenti. Ovviamente il Torino si è cautelato e ha portato avanti il procedimento di tutela in Federazione. Come in tutte le cose bisogna sempre usare il buon senso e credo che alla fine il Torino deve essere contento di aver venduto il giocatore, secondo me, a un’ottima cifra e di aver preso un giocatore come Valdifiori sul quale puntavamo dalla scorsa stagione. Per quel che mi riguarda Maksimovic ha avuto una caduta di stile nei confronti dei suoi ex tifosi, forse, sarebbe dovuto andare via diversamente e con la gratitudine della gente che in questi anni lo aveva apprezzato, ammirato e stimato. Io non lo giudico ma dico che c’è rammarico perché anche lui, come Glik e Peres, poteva andarsene in un altro modo e magari senza tutte queste polemiche”.
La maggior parte dei soldi delle cessioni di Peres e Maksimovic arriveranno il prossimo anno, i prestiti onerosi con diritto di riscatto sono stati una richiesta di Roma e Napoli quanto gradita anche dal Torino?
“Il Torino in questi anni, al di là dell’aspetto tecnico, a detta del Sole XXIV Ore e di altre testate giornalistiche importanti, che analizzano i costi e i ricavi delle società, ha un bilancio sanissimo e, come ho ribadito, fa plusvalenze. Quindi dare giocatori in prestito con l’obbligo di riscatto non era nei nostri interessi, ma le altre società, che possono avere qualche difficoltà economica, alle volte preferiscono fare certi tipi di operazioni in virtù del fatto che prende il giocatore oggi e lo paga il prossimo anno. Non è la nostra strategia, ma una richiesta delle altre società”.
Il capitano del Torino finora è stato Vives, ma con l’arrivo di Valdifiori forse non sarà sempre in campo. A chi sarà data la fascia da capitano?
“Il capitano è una gerarchia che sceglie più l’allenatore della società. Certamente rappresenta la squadra, lo spogliatoio e in campo c’è bisogno che sia presente. Non so se il mister stia pensando di dare la fascia a qualcun altro, però, pur essendo una cosa importante credo che sarà valutata in corso d’opera”.
Pensava che avrebbe dovuto rivoluzionare così tanto la squadra con il cambio dell’allenatore?
“Quando abbiamo scelto Mihajlovic abbiamo puntato su una filosofia diversa di fare calcio, nel senso che Sinisa ha un modo di far giocare la squadra differente da Ventura. Sono modi sostanzialmente diversi, uno ci ha portato risultati e l’altro ci auguriamo che ce ne porti anche di migliori. Ero consapevole che avrei dovuto cambiare molto perché l’allenatore da subito mi aveva detto che voleva affidarsi al 4-3-3, ma se fosse rimasto Immobile magari si saprebbe potuto optare per il 4-3-1-2. Ma anche Coro ha voluto percorrere una strada diversa per cui siamo andati avanti come un treno con il 4-3-3. Più passa il tempo e più capisco la mentalità e l’atteggiamento del tecnico, che stimo molto e ho voluto insieme al presidente e di conseguenza avendo scelto Mihajlovic lo devo mettere nella condizione di usare le proprie armi perché se si scende in campo e non di hanno i calciatori che rappresentano il proprio modo di essere è evidente che io sto facendo male il mio lavoro. Ero assolutamente consapevole che avrei dovuto cambiare molto la squadra”.
Per quel che riguarda Simunovic, aveva superato le visite mediche ed è mancato solo l’accordo fra voi e il Celtic per il suo arrivo in granata?
“Anche relativamente a questo caso è giusto fare chiarezza. Parliamo di un ragazzo straordinario e bravissimo e che avrei voluto fortissimamente portare al Toro poiché era un calciatore che seguivo da diversi anni. Purtroppo lo scorso anno Simunovic, non per sua non curanza, ma perché non gli era stato riscontrato un problema al menisco ha aggravato un problema che aveva alla cartilagine. Tutti sappiamo che la cartilagine per un calciatore è molto importante e si può non guarire dalla lesione della cartilagine. Detto questo, il ragazzo aveva fatto un percorso di sei mesi nei quali si era allenato e nell’ultimo periodo si era totalmente aggregato alla squadra. Eravamo andati a vederlo allenare e gli avevamo parlato e c’era la voglia e la volontà di prenderlo perché, secondo me, è d’importante prospettiva. Al Celtic avevamo dato la disponibilità a comprarlo dopo le visite mediche se fossero andate bene. Fatte le visite mediche ha detto bene Simunovic di averle superate poiché non si sono manifestate problematiche importanti, però, il nostro staff medico lo ha reputato un acquisto molto a rischio. Se è vero che atleti con la lesione alla cartilagine fanno triathlon, è altrettanto vero che altri smettono di giocare a calcio. Quest’ultimo sicuramente non sarà il caso di Simunovic perché ha un fisico straordinario e non aveva centimetri di differenza o scompensi tali fra un gamba e l’altra da far pensare che avrebbe potuto avere gravi sofferenze, ma la situazione m’induceva a essere molto accorto. A quel punto ho chiamato il direttore del Celtic e gli ho chiesto se era possibile prendere il giocatore in prestito e alla prima presenza libera lo avrei riscattato. Presenza libera significa che bastava che andasse in campo anche solo per un minuto e io lo avrei riscattato alla cifra di 4 milioni. Il Celtic non ha voluto sentire ragioni e ha risposto che se eravamo interessati al giocatore avremmo dovuto prenderlo subito a titolo definitivo. Mi dispiace perché il ragazzo era molto mortificato e ribadisco che non è un giocatore infortunato e tanto meno non è vero che non abbia superato le visite mediche, ma se lo staff medico mi avesse detto di stare tranquillo io per averlo avrei speso 4 milioni. Da direttore sportivo mi posso prendere delle responsabilità e, per capirci, se per me fosse stato anche più forte di Maksimovic avrei parlato al presidente per il benestare sull’acquisto però, se subentrano altri fattori che non sono tecnici devo affidarmi ai consigli dei nostri professionisti medici”.
In questa “rivoluzionaria” e impegnativa sessione di mercato è mancato l’acquisto di un ultimo elemento, magari in difesa?
“Il discorso è che prendere tanto per farlo un giocatore non ha senso. Con un difensore centrale da dieci milioni, per dire una cifra, avrei dato lustro e tutti avrebbero pensato che se il Torino avesse speso tanti soldi per un giocatore voleva dire che era un fenomeno. Ma di difensori centrali di spessore non ce ne sono tanti e i nomi che girano sono sempre gli stessi, basta vedere la fatica che fanno le grandi squadre a reperirli, pensiamo al Chelsea che ha provato a prendere Koulibaly. Non capita che sfugga un giocatore che sostanzialmente rappresentava un talento e che basta il dio denaro per comprarlo. Mi sono esposto e ho detto che si è agito insieme all’allenatore, tutto ciò che è stato fatto è avvenuto di comune accordo, e magari se a gennaio ci rendiamo conto che il difensore centrale rimane un apriorità si potrebbe fare in tal senso un investimento nel mercato invernale. Il buon Vida, nome che tutti voi giornalisti avete reclamizzato, era effettivamente un obiettivo del Torino e avevamo messo sul piatto nove milioni di euro per comprarlo perché era un giocatore che sostanzialmente ci interessava e, soprattutto, era il prototipo di calciatore che Mihajlovic avrebbe voluto. Ma Vida non ce l’hanno dato, non è stata una questione di prezzo, avevamo anche aumentato l’offerta, ma la Dinamo Kiev aveva venduto l’altro centrale, Dragovic a venti milioni di euro se non ricordo male, e non voleva privasi più anche di Vida e lo ha dichiarato incedibile. Se serve posso far spendere otto-nove milioni di euro al presidente e dare al giocatore un ingaggio altissimo, sarebbe stato uno dei più pagati della rosa, ma se l’altra società non lo cede non posso per far piacere a qualcuno virare su un altro calciatore che è non produce plusvalenza ed è un calciatore normale e che presenta mille incognite. Avrei voluto dare Vida a Mihajlovic, ma bisogna anche considerare che abbiamo una batteria di difensori importante ai quali bisogna dare tempo per conoscersi. Sono convinto che abbiamo preso ottimi giocatori. Se si può dire credi che la ciliegina sulla torta sia stato il portiere Hart, nessun ci credeva, ma in grande silenzio e con molta astuzia ho portato a termine questa operazione”.
Si parlava di altri profili di portieri per il Torino, ma con Hart ha colto al volo un’occasione o ci stava già lavorano?
“Come dissi prima della partita con il Milan, l’allenatore mi aveva chiesto un portiere ed era stata una delle prime richieste che mi aveva fatto. Avevamo due-tre nomi sui quali lavorare. A un certo punto abbiamo provato a prendere Viviano e abbiamo fatto un’offerta alla Sampdoria, ma la società ha ritenuto incedibile il giocatore e gli ha rinnovato il contratto. Anche in questo caso allora abbiamo fatto delle valutazioni se prendere un portiere che magari non ci avrebbe dato sufficienti garanzie e poteva essere una scommessa oppure andare avanti con Padelli che stava facendo molto bene. Quando ero in contatto con Claudio Vigorelli, l’agente di Viviano, a un certo punto mi ha detto che ci poteva essere un’opportunità e che era amico dell’agente di Hart, il portiere del Manchester City, e sembrava che ci fossero fra il giocatore e l’allenatore dei problemini e forse si poteva pensare di prendere il portiere. A quel punto mi si è accasa una lampadina e ho detto che l’avrei preso solo a una condizione: che il nome del giocatore non fosse uscito perché non sarei stato competitivo con altre realtà. Ho chiesto di parlare con Hart per capire se era disponibile a venire in Italia, ho parlato anche con il suo agente e ad un certo punto ho avvisato Mihajlovic di questa grande opportunità e si è avviata la trattativa. C’erano anche il Suderland e altre due squadre inglesi che lo volevano e così ho chiesto categoricamente ad Hart che cosa volesse fare e lui mi ha risposto che voleva venire al Toro per fare un’esperienza in Italia e che non gli interessava rimanere in Inghilterra poiché voleva fare una scelta di dita diversa. E’ intervenuto Mihajlovic attraverso Attilio Lombardo, che ha chiamato direttamente il giocatore facendogli capire che per noi poteva veramente essere una priorità, però, gli ha chiesto anche con quale umiltà si sarebbe affacciato al nostro campionato perché doveva capire che non sarebbe venuto a fare il turista, ma il portiere pronto ad affrontare la nostra realtà calcistica che è molto difficile. Il ragazzo da subito ci ha fatto un’ottima impressione ed è stato anche irremovibile quando nelle ultime ore era rimbalzata la notizia che lo potessimo prendere e altre società hanno provato ad inserirsi. Credo che la bontà dell’operazione fatta con questa modalità e sostanzialmente facendoci pagare quasi il settanta per cento dell’ingaggio dal City e mantenendo i nostri canoni e i nostri budget e, soprattutto, un certo tipo di rilevo ci ha permesso di portare al Torino un portiere e mi auguro che in campo dimostri il valore del campione che è e che ha fatto vedere”.
Hart è in prestito secco e a fine stagione potrebbe andare via, però.
“Mah, i prestito secco è anche figlio del fatto che non c’era neanche tanto tempo per imbastire una trattativa. Credo che quando le cose funzionano e vanno bene il buon senso prevale e quando un giocatore si trova bene e ci sono le condizioni per pensare che si possa andare avanti noi non precludiamo nulla e non chiudiamo la strada a nessuno. Se le cose dovessero andare come ci auguriamo si può riprendere la trattativa da dove era partita. Il Manchester City è un club che storicamente ha molti denari, ma trattenere un calciatore per forza … magari Hart si trova bene da noi e si può considerare un’offerta che possa far continuare quest’avventura. Personalmente non mi spaventa l’idea che sia arrivato in prestito secco perché quando c’è la volontà del giocatore fa sempre la differenza”.