Novellino: la tranquillità del condannato

17.03.2009 12:37 di  redazione TG   vedi letture
Novellino: la tranquillità del condannato
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di Paolo d'Abramo

Attenzione, non pensiate che WAN si senta già con le valigie in mano.

Sulla graticola sì, ma questo fa parte del mestiere. Il mister non è  in discussione ma è condannato ad esserlo, accade in modo periodico. E non immaginate neppure che questo pomeriggio, in conferenza stampa, possa dire qualcosa di diverso da quel che i giornalisti - accessori scomodi- sentono abitualmente. Il mister sa che - con buone probabilità - la partita di domenica è un bivio e la strada si biforca, da una parte si va verso due settimane di vita in comune, dall’altra la prospettiva è una notte da separati ed un’alba di divorzio, compresi i piatti che volano dalle mani dei familiari (i tifosi).

Tranquillità significa aver fatto con coscienza il proprio lavoro e non aver nulla da perdere, la compattezza dello spogliatoio, l’amore dei tifosi, la fiducia di Cairo e Foschi, queste sono doti consumate, praticamente lise e un po’ evolute come certi vini che da maturi si trasformano in spenti.

E la Doria è un brutto cliente, direi pessimo. Cassano e Pazzini fanno paura a difese titolate, figuriamoci a quella del Toro. Rimedi tattici, francamente non ce ne sono, esistono coperte sempre corte che possono permettere di nascondere le magagne ma escludono una gara all’arma bianca come vorrebbero gli innamorati granata, improbabile. Tranne che arrivi un forma violenta del virus che dal trainer, sicuramente infetto, si trasmetta a tutti, anche quelli meno recettivi, il “virus del tremendismo”. C’è chi continua a sperarci, per esempio chi scrive e vuole bene a WAN per la sua rabbia e la passione che ci mette, non per l’efficacia produttiva dell’”azienda Torino” - quella è una definizione che neanche i freddi manager dovrebbero collegare al Toro. “Non avere paura“, una scritta che dovrebbe comparire nelle camerette dei giocatori per tutta la settimana e poi vada come vada, si potrà sempre dire di averci provato, fino in fondo.