Non il Torino ma il Toro di Bilbao ci vuole nella sfida con il Napoli
E’ il sogno di tutti i tifosi vedere sempre e solo in campo il Toro che ha espugnato il San Mamés, la Catedral dell’Athletic Bilbao. Una squadra determinata, che obiettivamente durante l’arco della partita incontra qualche difficoltà, ma che sa superarla con il cuore e con la testa, anche se di fronte ha un avversario forte ed esperto, però con qualche limite anche lui. Il Toro appunto e non il Torino che non riusciva ad andare oltre al pareggio con l’Atalanta (0-0), veniva sconfitto dal Sassuolo (0-1), riusciva a pareggiare con il Palermo (2-2), pareggiava con l’Empoli (0-0) e si accontentava del pareggio con il Chievo (0-0), tutto questo avveniva fra il due novembre e il sei gennaio scorsi, non anni fa.
Una squadra che nell’undici iniziale nei paesi baschi ha schierato sette giocatori italiani (Padelli, Moretti, Darmian, Vives, Gazzi, Molinaro e Quagliarella) su undici, solo quattro stranieri (Maksimovic, Glik, El Kaddouri e Maxi Lopez) che a fine partita sarebbero saliti a sei con gli ingressi di Martinez e Farnerud, senza però cambiare il computo totale degli italiani sul terreno di gioco poiché chi è subentrato ha sostituito Maxi Lopez ed El Kaddouri. Nulla contro chi non è italiano, però trattandosi di una squadra italiana dovrebbe essere la norma se la formazione annovera un maggior numero di giocatori italiani.
Soprattutto una squadra che è scesa in campo con i suoi giocatori più esperti, Padelli, Moretti, Vives, Gazzi, Farnerud, Molinaro, Quagliarella e Maxi Lopez, affiancati da altri più giovani che si sono già affermati e che hanno ulteriori margini di crescita, Darmian e Glik, e altri ancora che hanno raggiunto un discreto grado di conoscenze e capacità di gestirsi in campo e di gestire la partita, Maksimovic, El Kaddouri e Martinez, ma che devono in termini di continuità e di precisione migliorare ancora. In particolare El Kaddouri che ha più esperienza degli altri due compagni e deve capire che le sue doti non vanno utilizzate solo per mettersi in mostra, ma che sono una risorsa per lui e la squadra, quindi vanno costantemente messe al servizio del gruppo. Il Torino ha un organico numericamente abbastanza ristretto e con qualche lacuna qualitativa, quindi può e deve compensare con un utilizzo costante dei giocatori più esperti capaci di farsi carico della squadra e trascinarla come hanno fatto al San Mamés trasformando il Torino in Toro.
Se domani sera al cospetto del Napoli ci sarà il Toro si potrà vedere una partita di un certo tipo. Certo la squadra di Benitez giovedì ha potuto effettuare tanto turnover e arriva alla partita decisamente più tonica, poiché forte del quattro a zero della partita disputata in Turchia ha speso molte meno energie mentali e fisiche rispetto al Torino, che aveva la sola vittoria come risultato utile e ha dovuto sudarsela per tutta la gara con l’Athletic Bilbao senza potersi mai risparmiare. Però i granata hanno dalla loro l’entusiasmo per il passaggio del turno in Europa League e la consapevolezza che se giocano da Toro possono dire la loro. Fare tesoro della gara di Bilbao e non pensare che il dodici marzo dovranno affrontare a San Pietroburgo lo Zenit, mancano undici giorni e prima ci sono i confronti con il Napoli e l’Udinese, la coppa è importante, ma non lo è di meno il campionato. Gli attuali 33 punti e il nono posto in coabitazione con Milan e Palermo permette alla squadra di Ventura di tenere nel mirino il quinto (utile per disputare l’Europa League anche la prossima stagione) oggi occupato dalla Fiorentina che ha sei punti in più, in mezzo ci sono Inter (35), Sampdoria e Genoa (36) e appunto la Fiorentina (39) che devono essere scavalcate, oggettivamente non è un’impresa facile, però il Toro può crederci e provarci iniziando dalla gara con il Napoli.