Longo e la rivoluzione di cambiare testa alla squadra per ottenere il gioco
Creare azioni da gol per segnare: concetto lapalissiano, ma che manca al Torino. Ed è su questo che deve agire Longo e per ottenere risultato deve prima smantellare l’idea di gioco che c’era con Mazzarri, che in soldoni era far giocare male gli avversari distruggendone il gioco per poi puntare sulle ripartenze e sperare di concretare le azioni create trasformandole in gol. Visione che qualche frutto lo ha dato soprattutto con le squadre cosiddette forti, ma che anche nei momenti migliori dello scorso campionato, nel girone di ritorno, non sempre pagava con le medio-piccole e appena i granata erano e sono stati meno in forma o concentrati ha fatto subire loro inattese sconfitte che in questa stagione hanno finito per essere il leitmotiv che ha portato il Torino nell’attuale situazione a cinque punti dalla terz’ultima in classifica.
Longo da due partite è alla guida del Torino, ma sradicare la mentalità che da due anni vigeva non è cosa facile, anzi, trattasi di impresa bella e buona. Sedici giorni, Longo il primo allenamento lo ha diretto il 4 di questo mese sul far della sera, sono un tempo risicato e, infatti, sono maturate prima le sconfitta con la Sampdoria e poi quella con il Milan, dove almeno la squadra ha mostrato di avere una tenuta atletica un po’ superiore a quella che si era vista con i blucerchiati e in precedenza e, soprattutto, ha limitato i gol subiti a uno solo, che rispetto alla imbarcate delle ultime gare è già tanta roba.
Ora, però, serve incrementare il numero di occasioni da gol e le reti ed è per questo che la squadra deve iniziare ad avere un gioco propositivo. Longo lo ha già detto e ridetto e, infatti chiede agli uomini di fascia di spingere e fare più cross e anche a chi è in mezzo al campo di verticalizzare di più in modo che gli attaccanti siano messi nella condizione di ricevere palloni da scaraventare in porta possibilmente inquadrandone lo specchio. Potrà sembrare un modo un po’semplice di giocare a calcio, ma trattasi dell’abc. Con quattordici partite prima della fine del campionato dove saranno affrontare, in rigorosa sequenza casa e trasferta, Parma, Napoli, Udinese, Cagliari, Lazio, Juventus, Brescia, Inter, Genoa, Fiorentina, Verona, Spal, Roma e Bologna di passi falsi con le medio-piccole non se ne possono fare e in ogni partita c’è da racimolare più punti possibili.
Questo Torino non è squadra che abbia giocatori abituati a lottare per non retrocedere e dovessero essere coinvolti direttamente in questa situazione, al momento c’è ancora un piccolo margine, non è detto che sappiano destreggiarsi tanto più che hanno ampiamente dimostrato di avere una grande fragilità caratteriale. Non si tratta di creare un clima allarmistico, ma la classifica e il calendario non possono essere ignorati. Longo sa che cosa vuole dire lottare per non retrocedere e, infatti, sta cercando che la squadra non si trovi con l’acqua alla gola, ma tocca ai giocatori dargli una mano, poi se a fine stagione ci sarà da togliersi qualche sassolino dalle scarpe è giusto che venga fatto, però, sicuramente nessuno potrà avere da ridire con Longo perché è arrivato quando la situazione era già diventata difficile. I giocatori sono professionisti e agiscano di conseguenza, cambiare mentalità in modo da effettuare un gioco più propositivo si può, ma bisogna volerlo fare.