L’attacco del Torino è retto dal solo Belotti ed è evidente che non basta
Il Torino in attacco ha un’incongruenza di fondo: Mazzarri predilige giocare con il 3-5-2, ma ha calciatori più adatti a formare un tridente, con varie combinazioni, o persino un quartetto con due centrali e due esterni, ma non ha il resto della squadra, in particolare il centrocampo, che possa reggere tali assetti.
Quando Mazzarri è arrivato al Torino, 4 gennaio 2018, aveva a disposizione in attacco come giocatori titolari, tralasciando i giovani e le riserve, Belotti, Falque, Ljajic e Niang con gli ultimi due che pur avendo qualità importanti e superiori alla media, in special modo il serbo, per indole sono poco propesi al sacrificio in fase di interdizione e a tratti, anche temporalmente lunghi, si eclissano dal gioco. Quindi due punte centrali, Belotti e Niang, con quest’ultimo che può agire anche da esterno sia a destra sia sinistra, più Ljajic che è un trequartista e volendo anche lui può essere collocato a destra o a sinistra più sull’esterno e Falque che è un’ala destra, ma che può giocare anche a sinistra, fare il trequartista e adattarsi a seconda punta.
Nella stagione successiva sono stati mandati via Ljajic e Niang ed è arrivato Zaza e sono rimasti Belotti e Falque. Vale a dire due punte centrali, Belotti e Zaza, e un esterno fondamentalmente destro-terquartista, Falque.
Questa stagione a Belotti, Falque e Zaza è stato aggiunto Verdi, ala destra, ma anche sinistra e trequartista.
Non bisogna essere grandi esperti di calcio per capire che con un reparto offensivo formato in questi modi il 3-5-2 è poco praticabile a meno di non lasciare fuori uno o due giocatori che sono da considerarsi fra i titolari. Detto questo, per utilizzare moduli differenti bisogna che tutti i giocatori siano a disposizione e atleticamente in forma e che il resto della squadra regga un numero superiore di attaccanti. Con Belotti, Falque, Zaza e Verdi l’ideale sarebbe giocare con due punte centrali, Belotti e Zaza, e due esterni-trequartisti, Falque e Verdi. Ma c’è un’altissima probabilità che la squadra sia eccessivamente sbilanciata in avanti e c un centrocampo che manca di un uomo di comprovata qualità e una difesa che ha fatto passi indietro rispetto alla scorsa stagione è impensabile giocare con un tale assetto.
Oltretutto Falque è stato ed è infortunato, Zaza non ha mai veramente ingranato al fianco di Belotti ed è acciaccato e Verdi ha reso finora sotto le aspettative, per cui l’unico sul quale il Torino può veramente contare in attacco è Belotti. Mazzarri, quindi, tiene Zaza come riserva, fa giocare Verdi sperando che nel più breve tempo possibile arrivi a uno stato di forma che gli permetta di fare la differenza ed è impossibilitato a utilizzare Falque e di conseguenza gioca con una punta, Belotti, affiancandogliene alle volte per qualche spezzone un’altra, Zaza, e con Verdi trequartista-esterno al quale mette a supporto di solito un centrocampista con propensione offensiva, in alcune circostanze Lukic, in altre Meïté oppure Berenguer o Baselli sperando che i terzini Ansaldi, se non ha problemi fisici, o a seconda di chi gioca fra De Silvestri, Aina e Laxalt riforniscano di cross Belotti. A parte il quattro a zero rifilato nell’ultima gara giocata con il Brescia, ultimo in classifica, la squadra fatica a costruire azioni da gol e segna anche abbastanza poco in relazione all’obiettivo di migliorare il settimo posto dell’anno scorso, quando già non era una macchina che faceva gol a ripetizione.
Per migliorare la situazione (le 15 reti realizzate dal Torino collocano i granata al dodicesimo posto nella speciale graduatoria dei gol fatti che è in linea con l’undicesimo posto in coabitazione con l’Udinese in classifica) sembra esserci solo un’unica via d’uscita: superare l’incongruenza di fondo agendo in sede di mercato in modo da avere un attacco formato da calciatori che siano confacenti con l’idea di gioco di Mazzarri. In alternativa, a oggi pare però ben poco probabile, il mister rivoluziona la sua idea di gioco e rivede le gerarchie degli attaccanti a disposizione includendo anche chi finora è stato ai margini come Millico, Edera, Parigini e anche Berenguer, sempre che si possa fare con questa rosa ottenendo risultati positivi, o la società cambia allenatore, nella speranza di trovarne uno che sia capace d’inventarsi qualche cosa di differente e positivo.