La Stampa, ufficiale: Cairo vende
"Chi vuole comprare deve avere qualcosa più di me in tutti i campi: più ricco, più capace, più organizzato e più tifoso, anche se esserlo troppo può diventare un problema. Meglio se piemontese, e se è torinese meglio ancora, visto che mi è stato rinfacciato di aver tolto torinesità al Toro". Sono le parole di Urbano Cairo a Massimo Gramellini, in una lunga e sentita intervista che oggi campeggia su La Stampa. "Non voglio rimanere in paradiso a dispetto dei santi. Lo dico a malincuore, a grande grande malincuore: ho deciso di mettere in vendita il Toro", continua il presidente granata, sottolineando la felicità che sicuramente provocherà nei cuori di gran parte della tifoseria. E' la prima volta che Cairo parla di vendita, nonostante i rumors degli ultimi mesi che lo volevano sempre più lontano dal club di Via Arcivescovado. Guacci è stato da subito associato al possibile acquisto, ma Cairo ci tiene anche a dire che nessuno si è fatto ancora avanti, soprattutto lui, che ha deciso di candidarsi solo tramite i giornali. A chi lo accusa di avere preso il Torino a costo zero, risponde: "al netto dei ricavi, fra aumenti di capitale e ripianamenti successivi, ho messo nel sistema Toro circa 30 milioni di euro di tasca mia. 30 milioni veri. C'è gente che non li vede in tutta la vita. Sa quanti appartamenti mi potevo comprare con 30 milioni? Almeno cento. Potevo farmi la barca, l'aereo personale. Invece li ho usati per il Toro, e ci ho messo anche un mare di tempo, sottraendolo ai figli. Mi sono fatto il mazzo. Ma sono felice di essermelo fatto". Non lascia debiti, solo crediti ci tiene a ribadire.
L'hanno accusato di non avere mai avuto un progetto e lui precisa che: "Ce l'avevo eccome. Naturalmente non è che avevo capito subito tutto. Ci ho messo 5 anni prima di fare un giornale di successo. E la famiglia Pozzo è stata 5 anni in B prima di trovare la formula giusta per l'Udinese. Tu arrivi nel calcio, non conosci, vuoi bruciare le tappe. Pensi possa essere giusto prendere giocatori già affermati. Lo capisci dopo che hai sbagliato. Adesso c'è Petrachi, che stimo molto, non perché ha speso poco, ma perché va in giro a scovare talenti. Però ci ho messo del tempo per trovare uno come lui. Non dimentichi che, quando sono arrivato io, al Toro non esisteva più nulla". Spazio poi alla fine ad un briciolo di tristezza con un ringraziamento ai tifosi che hanno creduto in lui e nel suo lavoro e alla malinconia, con i ricordi più belli che il Cairo porterà sempre con sè. "Non dimenticherò mai la partita d'esordio contro l'AlbinoLeffe, il giro di campo coi miei bambini. E poi lo spareggio contro il Mantova e un po' anche le due salvezze. Mi dispiace per il 70% dei tifosi che, secondo il sondaggio da me commissionato, mi vuole ancora bene. Ma io desidero che anche l'altro 30% sia felice".