Il Torino vede l’Europa, ma per arrivarci le occasioni non vanno sprecate
La partita di ieri con la Lazio è emblematica e fotografa appieno il valore del Torino: una squadra che per essere competitiva deve sfruttare appieno le occasioni che crea. Il potenziale, quindi, c’è, però, non è stato ancora del tutto trasformato in atto concreto. I biancocelesti sono una squadra più forte di quella granata e, infatti, hanno come obiettivo un posto in Champions e in classifica sono quarti con cinque punti in più, ma nel confronto diretto non sono riusciti ad avere la meglio, anzi, è stato il Torino nel complesso della partita ad andare più vicino alla vittoria. La squadra di Mazzarri sul finire del primo tempo era passata in vantaggio su calcio di rigore finché si vuole con Belotti, ma aveva anche confezionato in precedenza un’occasione nitida quando De Silvestri aveva colpito la traversa all’incrocio dei pali occasione che indubbiamente era stata pareggiata dal tiro di Immobile respinto da Sirigu. Però, poi nella ripresa il Torino ha avuto altre tre possibilità di segnare, mentre la Lazio oltre alla rete del pareggio di buone occasioni ne ha avute due. De Silvestri, senza essere contrastato e con Stakosha fuori dai giochi, mandava alle stelle un pallone che era facilissimo insaccare, ancora su deviazione dell’esterno granata quasi sulla linea Luiz Felipe toglieva le castagne dal fuoco e, infine, sempre Lorenzo, su traversone di Falque, con un colpo di testa centrava il palo. Il gol dei padroni di casa, che alla fine sarebbe valso il pareggio, è stato siglato da Milinkovic-Savic con un gran tiro di destro indirizzato nel sette e imparabile per Sirigu e poi Djidji prima in scivolata respingeva un tiro di Immobile e poi vicino alla linea di porta dopo un batti e ribatti in area negava la rete a Luis Alberto.
Il Torino è stato anche sfortunato, ma è innegabile che avrebbe potuto e dovuto segnare almeno un altro gol e con due punti in più sarebbe al settimo posto insieme alla Sampdoria. Il rammarico c’è ed è grande perché non è la prima volta che per errori propri i granata gettano alle ortiche una vittoria. Recentemente era successo con il Sassuolo e un po’ di tempo fa con il Bologna, bel altri quattro punti che sommati ai due di ieri fanno sei e che avrebbero consentito al Torino di terminare il girone d’andata al quarto posto in solitario davanti alla Lazio di un punto, sfruttando le sue sole forze e al netto degli errori arbitrali e degli addetti al Var. Alla lunga non essere concreti pesa eccome sul risultato di una stagione e pesa non meno dei torti subiti perché attiene a ciò che dipende solo ed esclusivamente da se stessi.
Mazzarri ha ragione quando afferma come ha fatto ieri al termine della partita, ma lo aveva già più volte detto anche in passato, che: “Purtroppo continuiamo a sprecare. Sbagliamo occasioni incredibili”. La croce non va gettata a De Silvestri perché, ad esempio, con la Lazio anche Meïté ne ha combinate due belle grosse. Si è fatto espellere nel finale dopo che i biancocelesti erano rimasti a loro volta in dieci, per il cartellino rosso a Marusic, e poco prima quando non aveva sfruttato un ottimo contropiede in quattro contro due. Sempre l’allenatore granata è ben consapevole dei difetti dei suoi: “Siamo un po’ autolesionisti, forse perché giovani e inesperti. Sbagliamo troppe volte l’ultimo passaggio e non raccogliamo quanto meritiamo. Fino alla trequarti per meccanismi e mole di gioco sono contento, ma se non si migliora in qualità là davanti …”. Ha poi proseguito facendo un bilancio della prima metà del campionato: “Sul piano del gioco e della crescita non posso dire niente e sono contento perché finora abbiamo sbagliato solo due partite quella con il Napoli e quella con il Parma. Con le grandi ce la siamo giocata a viso aperto e la classifica è corta e può succedere di tutto”. E ha concluso indicando la strada per il futuro: “Abbiamo fatto progressi e sono convinto che nel girone di ritorno ci prenderemo tutto quello che abbiamo lasciato per strada e che ci hanno tolto. Il Toro più bello lo vedremo nell’anno che verrà”. Appunto, speriamo che sia così.