I mali del Torino: l’incapacità di svoltare e la paura di osare
Con il Cagliari si è avuta l’ennesima conferma che il Torino quando ha l’occasione di fare un passo avanti sta fermo e alimenta il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato. I granata nella tredicesima giornata avrebbero potuto agguantare il sesto posto e non rimanere intrappolati a metà classifica se solo avessero battuto il Cagliari, avversario non facile da affrontare soprattutto a casa sua ma per quello che si è visto in campo non impossibile da superare, eppure non sono stati capaci di farlo. Le premesse c’erano tutte: due settimane di tempo per preparare la partita grazie alla sosta per gli impegni della Nazionale; quasi tutti i giocatori a disposizione mancavano, infatti, solo Rincon per squalifica e Ola Aina per infortunio; avversario con parecchi giocatori importanti ko per infortuni Castro, Padoin e Faragò; posticipo del lunedì, quindi, si sapevano tutti i risultati delle altre squadre.
Se non era questo il contesto ottimale veramente poco ci mancava, eppure il Torino nel primo tempo, pur non sbagliando l’approccio alla partita come era successo in modo clamoroso con Roma, Inter, Napoli e Parma, non è stato abbastanza determinato nel mettere in difficoltà l’avversario e solo nel secondo tempo ha provato con maggiore convinzione a vincere, soprattutto, quando in campo è stato mandato Zaza a formare con Falque e Belotti il tridente offensivo e a loro si è poi aggiunto anche Parigini, altro elemento che ha caratteristiche utili per dare propulsione alla manovra. A inizio campionato c’era l’esigenza di integrare Zaza, arrivato l’ultimo giorno di mercato e a ridosso della prima partita, quindi era impensabile utilizzarlo se non per qualche breve spezzone e come alternativa, tanto più che il giocatore non aveva una forma fisica ottimale. Con il passare delle settimane e degli allenamenti l’intesa con gli atri attaccanti e la forma fisica dell’ex Valencia sono migliorate, anche se non sempre il giocatore quando è stato utilizzato ha dato l’apporto che si sperava e la convivenza in campo in particolare con Belotti non era fruttifera. Però, pur tenendo in massima considerazione l’equilibrio della squadra, il Torino ha bisogno di essere più incisivo in attacco e serve di conseguenza che in campo ci siano più giocatori che possano alzare il baricentro e si rendano pericolosi dalle parti delle aree avversarie.
Osare utilizzando in contemporanea Falque, Belotti e Zaza e sacrificando inevitabilmente un centrocampista è una mossa che può dare alla squadra la spinta per svoltare e non rimanere al palo tutte le volte che c’è l’occasione di fare un passo in avanti. Sassuolo e Roma hanno un solo punto in più, il Parma due e il Milan quattro: la distanza dai posti che portano, indirettamente o direttamente, in Europa League è contenuta. Indubbiamente la concorrenza è ampia poiché include oltre alle succitate squadre anche Fiorentina e Atalanta che hanno gli stessi punti del Torino, la Sampdoria che ne ha due in meno e persino Cagliari e Genoa sotto di tre lunghezze potrebbero entrare in competizione, però i granata sono in pena corsa e devono fare di tutto non solo per rimanerci, ma anche per scalare posizioni. Il Torino per riuscirci deve guarire dai suoi mali superando l’incapacità di svoltare e debellando la paura di osare.