ESCLUSIVA TG – Gino Latino: “Ormai per il Toro non provo più nessun dolore perché sono anni che rimaniamo sempre nel limbo del nulla”

Gino Latino è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Latino è un dj, producer che si divide fra l’Italia e Londra, voce storica del Torino calcio, attualmente speaker di Radio Grp e grande tifoso granata. Con lui abbiamo parlato del calciomercato che da domani riapre i battenti e di cosa pensa della società granata.
Cosa le suscita il Torino?
“Nessun dolore che è un po’ il concentrato di quello che provo, ma vale non solo per me, ma anche per tanti altri tifosi. Dico Nessun dolore rifacendomi alla canzone di Lucio Battisti che ci rappresenta in toto. Ormai siamo arrivati a provare nessun dolore noi che se anche solo pareggiavamo era un disastro e la settimana successiva eravamo arrabbiati e non parlavamo con nessuno e pesino in famiglia si litigava un po’ con tutti. Siamo arrivati al punto di essere apatici persino chi per il Toro perdeva il sonno, l’appetito e le relazioni sociali. Oggi se il Toro perde non mi fa più ne caldo né freddo e persino se vince non è più una cosa di vita o di morte come lo era in passato. Si è pero tutto e non siamo riusciti neppure tramandarlo i nostri figli. Mio figlio ha 22 anni e l’unica soddisfazione che si è tolto è da bambino di aver vinto un derby quello con i gol di Darmian e Quagliarella del 2015, era la prima volta che lo portavo alla stadio. E in campo internazionale la magra consolazione della vittoria al San Mamés contro l’Athletic Bilbao in Europa League. Io ho avuto la fortuna di vedere il Toro vincere lo scudetto perché allo stadio da bambino mi portava mio zio. E poi ho visto vincere il derby del 3 a 2 e la Coppa Italia, la Mitropa Cup e giocare la finale di Coppa Uefa ad Amsterdam, Per me il Toro era il sabato a tifare per la Primavera e la domenica per la prima squadra. Attualmente però siamo riusciti a diventare di totale indifferenza pure per la Juventus, che oggi ha come antagonista principale l’Inter. Da anni ormai rimaniamo sempre nel limbo del nulla.
Nel Torino di oggi penso e sento a pelle che non ci sia la volontà di costruire le fondamenta sulle quali far poggiare un progetto futuro e così diventa difficile avere giocatori di qualità. In passato abbiamo avuto la possibilità di essere competitivi negli gli anni successivi, mi riferisco alle annate di Cerci, Immobile & company. Sarebbe bastato rinforzare quella squadra in tutti i settori senza vendere nessuno e negli anni successivi saremmo stati ai vertici al 100%. Se facciamo l’elenco dei giocatori di qualità che abbiamo ceduto possiamo paragonarci al Palermo di Zamparini, anzi magari perché Zamparini ha avuto dei veri top player, Cavani e Pastore per fare due nomi, però vendendo e cedendo non ha mai fatto fare il salto di qualità alla squadra.
Penso che ad oggi prima bisognerebbe ricompattare la tifoseria. I tifosi devono svegliarsi e non fare fiaccolate andando a Superga, non sto assolutamente dicendo che non bisogna commemorare il Grande Torino e i caduti a Superga che nessuno mi fraintenda o distorca le mie prole, ma anche l’aereo del Manchester United è caduto, ma dopo quella tragedia è diventato una delle squadre più forti al mondo. Non servono le processioni a Superga, ma onorare il passato e lottare per il futuro, sono convinto che anche i giocatori del Grande Torino vorrebbero questo. I 20.000 che il 4 maggio hanno marciato per le vie di Torino contro Cairo dove erano il 6 giugno quando c’era La Partita della Leggenda al Filadelfia fatta per raccogliere fondi e spostare il Museo del Toro da Grugliasco al Fila? Il Museo non dovrebbe essere un valore aggiunto per la società? Tutte le squadre al mondo hanno il loro Museo vicino o dentro lo stadio. E invece il nostro è distante chilometri ed è a Grugliasco. Per il Torino Fc di Cairo il Museo non è un valore aggiunto per niente. Non dovrebbero essere i tifosi a raccogliere fondi per portare il Museo al Fila è la società che dovrebbe sentirlo come un dovere morale. E’ tutto incomprensibile. Da veri masochisti!”.
Questo è un periodo di transizione perché è finito il campionato e non è ancora iniziata la nuova stagione e tra l'altro il Torino ha anche cambiato allenatore. Ma è anche un periodo di speranze, forse illusioni. Lei come sta vivendo questo periodo?
“Malissimo e lo vivo così tutti gli anni perché non c'è il minimo sentore di un cambiamento. Capisco questo dai rifiuti di venire al Torino dei calciatori che preferiscono andare altrove e perché si parla solo di calciatori che vengo perché sono in cerca di riscatto poiché non sono andati bene e non hanno una squadra migliore dove restare o andare. Ma mi chiedo se sia mai possibile che tutti i giocatori sfigati che non hanno avuto successo, persino in squadre meno blasonate del Toro, cerchino poi il riscatto da noi per rilanciarsi.
Noi per poter avere un minimo di speranza dobbiamo fare una squadra competitiva, ma il problema è che è difficilissimo fare una squadra competitiva se non c’è un progetto. Il nostro progetto è partire tutti gli anni per salvarci, ma questo è il progetto che hanno le squadre che arrivano dalla Serie B non quello di una squadra che è in A da tempo. Ai giocatori i dirigenti non dicono di venire da noi perché si vuole arrivare in Europa League quest'anno e poi dopo puntare alla Champions o comunque alle prime 4-5 posizioni. I giocatori di peso ovviamente devi spendere per prenderli e qui subentrano altre problematiche perché non li prendi con i prestiti con diritto di riscatto, che poi non eserciti mai.
La questione di fondo è che bisogna ricompattare la tifoseria e avere un progetto che però non c'è da anni quindi i giocatori vengono e si parcheggiano al Toro. Il tifoso del Toro attualmente deve accontentarsi di avere una squadra in Serie A e andare allo stadio a mangiare la salamella, bere la birretta e vedere i campioni delle altre squadre perché i campioni la tua squadra non li avrà mai.
Se ci fosse un progetto il 29 giugno chi deve fare mercato avrebbe tirato fuori nomi grossi e avrebbe detto qua cambiamo tutto perché da quest'anno il progetto è arrivare come primo obiettivo in Europa League e il prossimo anno cercare di puntare alla Champions o comunque alle prime 5 posizioni. Ma non sarà mai così”.
Magari come primo passo il Torino potrebbe puntare alla Conference League.
“No, dopo vent’anni devi puntare direttamente all’Europa League. Come dicevo, l'anno in cui avevamo Cerci e Immobile c'era una squadra veramente competitiva, non per niente siamo arrivati comunque in ottime posizioni ed era allora che dovevi tenere tutti senza vendere nessuno e rinforzare ogni settore con 1-2 giocatori e così nella stagione successiva saremmo stati competitivi per arrivare nelle prime 5 posizioni e invece tutti gli anni la squadra viene smembrata. A gennaio è stato preso Casadei perché già era in programma di vendere Ricci, invece che prendere Casadei e tenere anche Ricci. Questo è il problema del Toro e di chi lo gestisce attualmente.
Bisogna ricompattare la tifoseria e puoi farlo solo con una società che ha un progetto. Progetto che parte da un allenatore che va tenuto per anni e poi rinforzare la squadra rendendola competitiva. E invece il giochino del Torino FC gestito da Urbano Cairo è solo quello di stare in A. Se un presidente tiene alla propria squadra, la segue nella partita decisiva dove con la vittoria si va in Europa League e non va invece al Giro d'Italia. Non vedo in lui amore per la squadra che è solo un giocattolino.
Chi ha letto la biografia del presidente Cairo sa che sta cercando di fare il percorso che a suo tempo fece Berlusconi: essere nella pubblicità, nell'editoria, avere una squadra di calcio. Ma la differenza è che Berlusconi ha reso grande il Milan, mentre lui fa solo galleggiare il Toro. Una cosa che devo riconoscere a Cairo è che è riuscito a dare un pacco alla Juve cedendogli Ogbonna. E non ha dato pacchi solo alla Juve, tanti complimenti. Per il resto compra i giocatori per rivenderli e fare plusvalenze.
In più di un'intervista Cairo ha detto che quando è arrivato lui al Torino non ha trovato neanche i palloni. Quando è arrivato lui io c'ero, ero lo speaker, e ho lavorato nel suo Torino nelle prime sette partite e poi ho dato le dimissioni non perché mi trovassi malissimo bensì perché non era più il Toro di prima. Si percepiva già che si stava passando da una gestione familiare a una solo più commerciale, che da un lato ci stava perché nel calcio moderno è così, ma mancava l’anima, lo spirito Toro. Trovo giusto che chi prende un'attività metta i propri uomini però c'erano dei ruoli che non andavano toccati perché ricoperti, prima del fallimento di Cimminelli, da persone che sapevano come muoversi nel mondo del calcio ed erano un capitale umano importante che lui non ha voluto tenere ed è stato completamente smantellato. Nel colloquio che ebbi con Cairo avevo grande entusiasmo per il suo arrivo, ero veramente contento poiché pensavo che con lui ci sarebbe stata una svolta epocale per il Toro, ma in realtà, come sanno tutti, dopo le prime partite pian piano è scemato tutto”.
Senza voler portare via il lavoro a Stefano Venneri, ma lei tornerebbe a fare lo speaker al Grande Torino?
“Me lo hanno chiesto anche alcuni tifosi e rispondo nello stesso modo: sì. Ma lo farei come intendo io. Mi spiego, vorrei che anche al Toro ci fosse un intrattenimento, un’animazione per i tifosi come c’è all’Inter, alla Juventus, al Milan. Su questo ho le idee molto chiare. Quando ero al Toro pensai di fare come accadeva in Germania, loro furono i primi, e alla Roma: far urlare alla Curva il nome dei giocatori alla lettura delle formazioni. Il Torino di allora non vedeva la cosa di buon occhio, ma io di mia iniziativa cominciai a urlare i nomi dei giocatori e la società non la prese per niente bene, però poi capirono che la cosa funzionava e piaceva ai tifosi e così mi diedero ufficialmente l’okay”.
Tanti tifosi come lei sono delusi proprio perché non ritrovano nel Torino i valori granata.
“Ed è proprio per questo che il tifoso si è disinnamorato: il distacco è dovuto indubbiamente alla gestione. Mi ricordo che il giorno dell’inaugurazione del nuovo Filadelfia i tifosi non sono potuti andare sul prato perché altrimenti l’erba si rovinava, dico non si poteva trovare un modo per proteggerla con una sorta di copertura? Ma come si può pensare che un bambino che arriva con il papà o con il nonno non possa andare il giorno dell’inaugurazione, dopo che quel mitico stadio era stato distrutto, sul campo del Fila e respirare l'aria del Toro? Se non tramandi questo amore che hai per il Toro ai tuoi figli o ai tuoi nipoti, come fai a portare avanti una tifoseria che segua la società nel corso degli anni? I ragazzini sono disinnamorati, secondo me, perché lo sono i loro genitori e i loro nonni. Questo alla lunga non porterà nulla di buono. E' inutile che vai a protestare poiché non ti piace come è gestita la società se poi riempi lo stadio perché si vendono biglietti a prezzo scontato, molto meglio sarebbe lasciare lo stadio vuoto così fai davvero vedere che non ti va bene questa gestione. In realtà vincerà sempre la società fino a quando lo stadio sarà quasi pieno. Mi chiedo che senso abbia avuto, dopo la Marcia dei 20000, andare allo stadio l’ultima di campionato contro la Roma quando si sapeva che il Torino avrebbe perso.
Salto un po’ di palo in frasca, perché, e lo dico con tutto il rispetto, Ribéry è andato alla Salernitana e non è venuto al Toro che ha una storia leggendaria? Oppure perché quando si è avuta la possibilità non si è preso Balotelli, avrà un suo carattere però magari da noi, se ben coinvolto, avrebbe potuto fare bene. C’è stato persino un periodo che si parlava di Ibrahimovic al Toro. Anche solo con il merchandising delle magliette di certi giocatori top se ne sarebbero vendute centinaia e centinaia. Vogliamo parlare di Milinkovic-Savic, adesso forse andrà a fare la riserva di Meret al Napoli, ma per quanto ha fatto rimpiangere Padelli? Su Facebook sono stato accusato di non capire niente di portieri quando mi auguravo che venisse Sportiello”.
Da quello che dice e da come s’infervora è evidente che ha il Toro nel cuore.
“Sai cosa farei? E’ una follia che ho detto anche a Rampanti, un casting per trovare i giocatori fra i tifosi del Toro, fra quelli che hanno dai 17 ai 25-28 anni. Si presenterebbero in 10-20 mila da tutta Europa, noi abbiamo tifosi ovunque. Magari sono ragazzi che lavorano in fabbrica e nel tempo libero giocano in Promozione o in Eccellenza, ma ci metterebbero l’anima e il cuore e allenati tutti i giorni farebbero bene e non come tanti professionisti che in campo passeggiano, e ne abbiamo visti.
Apro una parentesi, a La Partita della Leggenda Rolando Bianchi a 42 anni con l’attuale rosa del Torino potrebbe ancora fare la differenza e non solo lui anche altri ex calciatori di quella sera.
Tornando alla mia folle idea, Rampanti mi ha detto che su 10000 provini se ne potrebbero trovare due. E va bene, ma per 4-5 mila euro giocherebbero in Serie A leccandosi le dita perché prima lavoravano per 1200 euro. La società risparmierebbe tanti soldi e avrebbe giocatori che davvero ci tengono al Toro perché sono tifosi”.
Quali aspettative ha sul nuovo allenatore Baroni?
“Secondo me, non ha fatto benissimo alla Lazio e lì aveva giocatori migliori di quelli che ci sono nel Toro. Quindi aspettative su Baroni non ne ho, ma spero che possa lavorare tranquillamente con il capitale umano che gli darà Cairo. Per quanto possa chiedere giocatori è da vedere se poi glieli prendono. Ogni allenatore che arriva al Toro è un'incognita e non è facile per lui lavorare.
Ho letto che l'intelligenza artificiale in base alle statistiche fornite, tenendo conto dei risultati del Torino negli ultimi vent’anni e sulla scorta del valore della rosa attuale ha stabilito che vinceremo la Champions League nel 2052. Siamo nel 2025 quindi pensa quanto tempo manca ancora per arrivare a un Toro a certi livelli. Non so se sarà ancora il Toro di Cairo o sarà il Toro comperato da qualcun altro”.
Ma lei cosa spera per il Toro?
“Il percorso del Manchester City che era la squadra sfigata di Manchester dove dominava solo lo United, un po' come qui ha sempre dominato la Juventus. Ma al City poi sono arrivati gli Arabi e la squadra da sfigata è diventata quello che è adesso. Aspettiamo gli Arabi, ma penso che nel breve periodo AL Torino purtroppo non cambierà nulla”.
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